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Convention Time

Tempo di convention anche in Inghilterra. Il Labour Party ha da poco concluso la sua, i Conservatori inizieranno la loro Domenica. Il tutto culminerà con il discorso di David Cameron alle 14.30 di Mercoledì. L’anno scorso, di questi tempi, stavamo discutendo di come invertire la rotta: Gordon Brown viveva una honeymoon incomprensibile con l’elettorato e l’elettore medio sembrava preferire questo signore scozzese un pò banalotto al più estroso David Cameron. Una lunga, ideale, attraversata nel deserto per spiegare ad amici e nemici che era ancora Cameron l’uomo giusto al posto giusto e che sarebbe stato un errore pensare ad una leadership alternativa al giovane eatoniano. Gordon Brown era così in salute che cullava l’idea di poter indire le elezioni anticipate per ritornarsene a Downing Street con il vento in poppa e, finalmente, l’investitura popolare. In un discorso lunghissimo e appassionato, Cameron ha raccontato perchè il Regno Unito aveva bisogno di un governo conservatore e ha chiuso esortando Brown a sfidarlo: “call the election, we will fight”. Se dovessimo indicare un punto di svolta, senza dubbio, sarebbe quello. Oggi, più o meno un anno dopo, la situazione è completamente diversa. L’ultimo sondaggio IPSOS/Mori assegna ai Conservatori il 52% dei consensi, cifra forse azzardata ma che rende bene la proporzione del cambiamento. Brown, alla convention laburista, ha pronunciato un discorso in linea con il personaggio: efficace quando cerca di non strafare, un tantino professorale, comunque deludente. Una cosa è fare l’ombra (a volte scomoda) di Tony Blair, altro è guidare e dettare l’agenda. Brown ha dimostrato di non essere capace nè di guidare un governo nè tantomeno di condurre il suo partito con efficacia. Cameron risponderà ad alcuni attacchi che arrivano da sinistra ma l’impressione è che si siano tutti rassegnati: quello di mercoledì prossimo sarà il discorso del futuro premier del Regno Unito.

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