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Di fango, pedinamenti e vite private

Il pedinamento mediatico di una persona, l’intrusione nella sua vita privata, la morbosa attenzione ai suoi atteggiamenti quotidiani, innocenti e inconsapevoli, rappresenta sempre e comunque un’azione barbara ed ingiustificabile. Se il pedinato è un giudice che ha appena emesso una sentenza contro l’azienda per cui svolgi il pedinamento da sbattere in prime time, sa tanto di ritorsione. E questa è un’aggravante, non una giustificazione. Tutto questo, però, lo posso dire io e lo possono dire  quegli italiani che non si sono lanciati come avvoltoi sulle foto private di Silvio Berlusconi a Villa Certosa. E lo possono sostenere a testa alta quei giornalisti che non hanno indagato, cercato, frugato tra le lenzuola di Palazzo Grazioli per trasformare i criticabili atteggiamenti privati di un uomo in un caso politico. Tutti gli altri farebbero bene a tacere. E ad accettare il fatto che, una volta portata la guerra nel fango, ci possa essere qualcun’altro capace di combattere.

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