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Contrordine compagni!

Nel 1994 abbiamo vinto le elezioni. E abbiamo governato un po’, tra alti e bassi. Nel 1996 abbiamo perso, e siamo stati all’opposizione. Poi nel 2001 abbiamo vinto di nuovo e abbiamo governato secondo me benino, secondo altri maluccio. Nel 2006 gli elettori erano d’accordo con i secondi, e hanno preferito Romano Prodi. Così stiamo stati all’opposizione fino al 2008, anno in cui siamo ritornati all’opposizione. No, non è un refuso. Ormai il centrodestra non governa più e le parole di Giulio Tremonti oggi sanciscono la fine del sogno liberale di guidare questo paese. Ci avevano avvisato, amici più o meno vicini alla nostra parte politica, che questo era un governo fin troppo di centrosinistra anche per palati non raffinati come i nostri. Oggi Tremonti annuncia urbi et orbi che crede nel posto fisso e che rifugge la peste terribile chiamata “mobilità, variabilità del posto di lavoro”. Va bene, accettiamo anche questo, come una sorta di atto di chiarezza per dire a tutti che quel sogno, noi, l’abbiamo riposto nel cassetto e abbiamo pure buttato via la chiave. Il centrodestra scriva nel prossimo programma elettorale che accetta, perché lo considera un valore, un paese in cui i figli degli avvocati fanno gli avvocati, quelli degli imprenditori gli imprenditori e in cui ci sono categorie iper-protette e categorie lasciate completamente allo sbaraglio. Con un sistema di ammortizzazione sociale tra i più iniqui al mondo e un modello che preferisce garantire a pochi un posto di lavoro, piuttosto che a tutti una possibilità. Basta Marco Biagi, basta revisione dell’art. 18, basta mobilità sociale. La prossima volta ditelo subito: tra la sinistra vera e quella dell’ultima ora, almeno, sceglieremo l’originale.

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