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Il volto oscuro dell’ambientalismo

Con un breve saggio che prende spunto dall’ultimo libro del francese Laurent Larcher sul “volto oscuro dell’ambientalismo”, parte con il numero in edicola oggi la collaborazione dell’ottimo Marco Respinti con Liberal quotidiano. Per dargli il benvenuto, pubblichiamo uno stralcio del suo articolo.

(…) sulle “ecoballe” esiste oramai anche in italiano una buona bibliografia specifica. Eppure il nodo autentico della vicenda ancora non è questo. Per ciò appare assolutamente indispensabile la lettura de “Il volto oscuro dell’ecologia. Che cosa nasconde la più grande ideologia del XXI secolo?”, il libro di Laurent Larcher, appena edito in versione italiana dalla torinese Lindau. (…) Un giornalista di altro profilo, certamente engagà©, ma altrettanto certamente non descrivibile come un “reazionario oscurantista”, che ha il coraggio di chiamare le cose con il nome che hanno: per esempio “ideologia” l’ecologismo, anzi l’ideologia maggiore che stia funestando questo primo decennio di millennio nuovo. Perchà©? Perchà© ad avviso di Larcher, ed egli lo dimostra con raffinatezza e precisione nel libro, il “pensiero verde” è attualmente la punta più avanzata e acuminata del sentimento antiumano: anzi, un pensiero radicalmente anticristiano poichà© antiumano e antiumano giacchà© anticristiano, cosଠcorroborando l’idea che la cultura cristiana sia latrice dell’unico, vero umanesimo possibile e riconquistando l’idea “umanista” alla tradizione cristiana.

Quello del giornalista francese, insomma, non è un libro in più nel novero di quanti si peritano, opportunamente, di smontare a norma di scienza vera le illazioni ecologiste; è un libro molto diverso, persino più importante di altri scritti sul tema proprio perchà© si spinge alla radice del pensiero verde. Questa sua “contro-bibbia” dell’ambientalismo coglie infatti in castagna le premesse filosofiche su cui la grande bugia verde è stata costruita nel tempo, ravvisandoci un coacervo eterogeneo di teorie smozzicate e d’idee peregrine mescolate in un calderone talvolta contraddittorio e caotico, ma solo apparentemente inconcludente. Dottrine, pensieri e parole che riguardano la teoria del “pianeta vivente” Gaia, il mito di un “paradiso perduto” di foggia solo materiale e materialistica, l’idea del “buon selvaggio”, l’animalismo più radicale e persino le fantasie su Atlantide si rincorrono e si abbracciano dentro il pentolone dell’ecologismo profondo, cercando di emarginare l’essere umano dal panorama di una natura presupposta pura e incontaminata. (…) Se l’uomo è un virus, infatti, anzi l’unico solo virus davvero nocivo a una natura altrimenti bastevole a se stessa e autoconservativa, ogni azione umana è in quanto tale intrinsecamente errata e dannosa. Ecco qua come l’ideologismo del “mito verde” persegue la propria battaglia radicale contro l’uomo in forma debolista, rinunciando cioè alla verità  delle cose sulla natura e sull’uomo, e introducendo un catechismo di superstizioni desunto dall’ampio catalogo delle contro-verità  illuministiche, progressistiche e neopagane. Contro l’uomo creatura, quindi, e contro il suo Creatore, in una versione ammodernata della vecchia hybris giacobina, comunista e nazionalsocialista.

Diversi lo sono solo in apparenza i padri di questo pensiero irriducibilmente contrario all’uomo, pensatori che si rifiutano di riconoscerne il ruolo di steward di una natura che, in realtà , senza la continua azione trasformatrice proprio dell’uomo in breve soccomberebbe a se stessa. Dal fondatore dell'”ecosofia”, il norvegese Arne Naess (1912-2009), al teorico di Gaia James Lovelock, dal padre del neopaganesimo contemporaneo “di destra” Alain De Benoist” al padrino del neopaganesimo sessantottino di sinistra Daniel Cohn-Bendit, dal teologo tedesco della disubbidienza Eugen Drewermann al grande profeta dell’ambientalismo odierno, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore: in ognuno di costoro decisivo è il disprezzo verso l’uomo e le sue realtà , l’odio per le sue intraprese e la sua libertà  responsabile, il ribrezzo nei confronti della sua dimensione creaturale e la sua signoria graziosa sul mondo animale, vegetale e minerale (…).

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