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Capita

Che così, prendi una moleskine qualsiasi e una penna qualsiasi e ti metti a scrivere come se niente fosse. Come se non ci fosse mai stato un pc, un blog, un social network tra te e la comunicazione. Così, uno contro uno, tu e il foglio bianco. E vinci tu, almeno ogni tanto, almeno in quei giorni in cui qualcuno ti ha detto che scrivi bene. E non volevi nient’altro che sentirglielo dire. Perchè alla fine, ogni tanto, è bello anche smetterla di fare i seri, di scrivere di politica, di Cameron, di Conservatori, di Laburisti, di Inghilterra e Regno Unito. Che le regine sono tante, e uno deve riconoscerle. E le occasioni nella vita sono poche, e uno deve prenderle al volo.  Fare le valigie quando è il momento giusto, non un attimo prima nè un attimo dopo: questa è la sfida, la cifra di una vittoria o di una sconfitta. Quindi ho scritto, come non succedeva da tempo e di cose di cui non capitava da un sacco. Ho lasciato nella borsa la penna blu, il mouse rosa e tutti i temi soliti. Lì vicino al pc. E ho scritto su una banalissima moleskine, seduto su una banalissima panchina. E la somma di due cose banali, non è per forza una banalità. Che a Udine fa freddo, sia dentro che fuori, quando ti metti a scrivere appoggiato a una panchina, sollevato dal mondo quel tanto che basta per sentirti un po’ in bilico. E’ tutto così naturale e poetico che verrebbe voglia di dipingerci su un quadretto stile impressionista, tanto per cogliere l’attimo adesso che si può. E scusate se ho usato questo blog, abituato a far da lavagnetta per appunti ben più importanti. E scusate anche per questo dialogo interiore, un misto assurdo tra Virgina Woolf e Paolo Villaggio. Ma è che ogni tanto mi viene. E poi è anche che stasera il Liverpool ha perso e che i Conservatori sono solo a +5.

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