Aspettative

Nei commenti a un suo post, Francesco Costa sostiene (citando i numeri riportati dal Los Angeles Times) che i dati del fundraising di Obama nel quarto quadrimestre del 2011 sono “belli belli come i precedenti”. E si tratta di numeri ottimi, per carità. Ma, come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli.

Intanto bisognerebbe far notare al LAT come la somma tra “42” (i milioni di dollari raccolti da “Obama for America”) e “24” (quelli raccolti dal Democratic National Committee) è “66” e non “68” come scritto dal quotidiano liberal californiano. Poi, siamo sicuri che la somma raccolta dal DNC sia del tutto ascrivibile allo sforzo per la rielezione del presidente? Non sarà, come pensa il sottoscritto, che una parte di questo denaro debba essere necessariamente utilizzato per le elezioni di Camera e Senato?

E ancora: né Costa né il LAT scrivono che il dato del quarto quadrimestre è inferiore a quello del terzo. Proprio come il dato totale del 2011 – quasi 250 milioni di dollari – è inferiore (e non di pochissimo) a quello ottenuto nel 2003 da George W. Bush (l’ultimo incumbent a correre per la Casa Bianca), che aveva raccolto 273 milioni.

Infine, perfino i mezzi d’informazione non vicini (anzi, di più) alla destra americana spiegano come i 250 milioni raccolti da Obama nel 2011 rendano praticamente irraggiungibile il traguardo complessivo del “miliardo di dollari” sbandierato da molti esponenti del Team O all’inizio della campagna elettorale (e adesso bollato come “bullshit” dal campaign manager Jim Messina).

E’, ancora una volta, una questione di aspettative. Come fa notare Glenn Thrush su The Politico, gli uomini di Obama – che nel 2004 erano stati abilissimi nella “gestione delle aspettative” (“masters at managing expectations”) a danno di Hillary Clinton – sembrano oggi destinati a ripetere i gravi errori commessi a suo tempo dai loro avversari. Ma non vi illudete: questo sul Los Angeles Times non lo leggerete mai. Figuriamoci su Il Post.

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