Il Corriere della Pera
La storia è molto semplice: c’è un super comitato vicino a Obama che commissiona uno spot contro Romney. In questo spot c’è un signore, Joe Soptic, che – testuale – spiega: «Quando Mitt Romney e la Bain Capital chiusero lo stabilimento dove lavoravo, io persi l’assicurazione contro le malattie. Qualche giorno più tardi, mia moglie si ammalò e mori dopo due settimane. È sconvolgente ciò che Mitt Romney e i suoi partner fecero contro di noi».
“Mitt Romney l’assassino” è proprio una brutta storia. Peccato che sia assolutamente falsa. E per dimostrarlo non serve essere esperti di economia aziendale, basta aver capito un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario: lo scorrere del tempo.
Andiamo con ordine: la Bain Capital acquista l’azienda in cui lavora il buon Joe nel 1993. Sei anni dopo quello che adesso è il candidato repubblicano alla Casa Bianca molla tutto e se va a Salt Lake City per fare il commissario delle Olimpiadi invernali. Due anni dopo, nel 2001, con Romney impegnato a fare altro e ormai fuori dai giochi, la Bain Capital decide di chiudere lo stabilimento dove lavora Joe Soptic lasciando a casa, come lui, un bel po’ di dipendenti. La moglie vive una condizione un po’ più facile, avendo una solida occupazione in un’altra azienda e, correlata ad essa, un’assicurazione sanitaria.
Nel 2002 la moglie di Joe rimane vittima di un incidente e si vede costretta ad abbandonare il proprio posto di lavoro. Passa qualche anno e nel 2006 (sette anni dopo l’addio di Mitt Romney a Bain Capital e più di 5 anni dopo la chiusura dello stabilimento dove lavorava Joe) la signora si ammala di cancro e – questa rimane l’unica verità dello spot – muore 20 giorni più tardi. Una storia tragica, come molte altre in America e nel mondo, ma nemmeno il più feroce oppositore del Gop potrebbe ipotizzare una seppur vaga responsabilità di Mitt Romney. Ovviamente lo spot è montato in modo tale da tralasciare tutti questi particolari e far passare una sola equazione che parte con Mitt Romney, passa per Bain Capital e si chiude con la morte della signora. Senza soluzione di continuità.
Barack Obama e il suo staff capiscono da subito di averla fatta fuori dal vaso. «Non siamo assolutamente coinvolti nello spot incriminato e non conosciamo la storia di quella famiglia» si sono affrettati a spiegare quelli del Team Obama. Falso pure questo particolare, perché qualche mese prima Joe Soptic aveva raccontato una storia molto simile durante un evento organizzato dalla campagna di Obama e tutto dedicato alla difesa dell’Obamacare.
Come ha spiegato stamattina Christian Rocca i giornali italiani scelgono scientemente di oscurare questa storia « per non rovinare l’immagine farlocca e viziata dal pregiudizio» che i media tricolori hanno dato sin qui del Presidente degli Stati Uniti.
Poi un sussulto di orgoglio arriva dal principale quotidiano italiano. Quello dei moderati, degli editoriali chic e dei ragionamenti fighi. In homepage Corriere.it presenta la notizia con un sibillino «Dopo l’idraulico, Joe metallurgico pro Obama». E ancora: «Ex operaio accusa il repubblicano Romney per la morte di sua moglie». L’attacco del pezzo è da tregenda: «Joe il metallurgico, ferito negli affetti, inguaia Mitt Romney e dà un prezioso aiuto alla campagna elettorale di Obama». L’esatto contrario di quel che sta accadendo e che invece è spiegato benissimo da Glauco Maggi su Libero. Solo a fine pezzo, Francesco Tortora prova a ristabilire un po’ di verità: «Nel racconto di Joe il metallurgico – scrive – ci sono troppe anomalie e inesattezze» .
L’anomalia più grande, purtroppo, resta la scandalosa disinformazione che è capace di fare la stampa italiana quando si occupa di cose americane.