Il centrodestra può ripartire solo da Milano
Tutte le forze politiche ricevono da queste elezioni amministrative indicazioni e ammonimenti
CENTRODESTRA – E’ piuttosto evidente che il centrodestra torna ad essere competitivo quando 1) è unito, 2) è alternativo a Renzi e alla sinistra, 3) si presenta con il volto di uno come Parisi e non con quello del duo Salvini-Meloni…
L’analisi dell'”esperimento” romano per il centrodestra è piuttosto facile e sta tutta in un tweet di Francesco Storace (che sosteneva Marchini): “Siamo andati così male che almeno non abbiamo sulla coscienza il mancato ballottaggio di Giorgia Meloni”.
Già, perché se si tratta della mozione degli affetti e del “celodurismo” di destra, può anche commuovere il 20% della Meloni “da sola”, ma la realtà è che la prova di forza per la leadership nel centrodestra è persa malamente. Malamente perché la Meloni arriva terza staccata da Giachetti e senza nemmeno poter recriminare sul boicottaggio da parte di Berlusconi: è troppo distante da Giachetti (4 punti percentuali, 24,8 a 20,7) e troppo pochi (anzi forse nulli) i voti spostati da Berlusconi su Marchini, che ha preso più o meno quanto prese nel 2013 da solo. I suoi voti non sarebbero andati comunque alla Meloni, nemmeno se Berlusconi non lo avesse sostenuto. Diverso il discorso se Marchini avesse preso il 14-16%, o se il distacco della Meloni da Giachetti fosse stato intorno all’1%, allora sì Giorgia avrebbe potuto prendersela con Berlusconi.
La verità è che Salvini e Meloni hanno fatto carte false per giocare su Roma la propria prova di forza, per dimostrare la loro leadership nel centrodestra, e hanno preso la legnata. Questo non vuol dire che Berlusconi e Forza Italia se la passino bene, ma la controprova l’abbiamo a Milano. La lezione per il centrodestra è che con il profilo Salvini-Meloni fai il duro ma arrivi terzo. Per provare a vincere il profilo giusto è quello di Parisi. Il problema per Salvini è che in città che hanno ovviamente problemi anche grandi, come Milano, ma tutto sommato funzionicchiano, funzionano candidati moderati (più dell’80% degli elettori milanesi appoggia le proposte di Sala e Parisi), mentre in città allo sbando, dove c’è il caos, come a Roma, lo spazio della protesta lo occupa agevolmente il M5S. Per riassumerla con un tweet, scegliamo quello di Marco Taradash: “Un centrodestra di governo può rinascere solo dal centro(destra). Da Milano insomma, non da Roma”. Uniti, in alternativa a Renzi e alla sinistra, ma con il volto di Parisi, non di Salvini-Meloni.
ROMA E MILANO – Ma la differenza tra Roma e Milano non è solo il profilo dei candidati… E’ anche, e soprattutto, drammaticamente il profilo degli elettori… A Roma manca la borghesia, manca un ceto produttivo. La maggior parte delle famiglie dipende da uno stipendio pubblico, che sia statale o comunale, di un’amministrazione o di una partecipata. E anche le imprese, edilizie e non, dipendono dalla spesa pubblica improduttiva, centrale o comunale. Tanto che tutti i candidati hanno coccolato i 60 mila dipendenti tra comunali e municipalizzate (180 mila voti con i rispettivi famigliari?).
Ciò ovviamente non impedisce ai romani di lamentarsi delle cose che non vanno, ma la maggior parte di loro è parte del problema.
E i romani vogliono un Marino al cubo. Le motivazioni per cui elessero Marino nel 2013 sono le stesse per cui oggi votano Virginia Raggi. Attribuiscono al voto per una figura lontana dai partiti tradizionali e autoproclamatasi onesta, incorruttibile (che però non sia un ricco signore borghese e belloccio), un valore palingenetico. Credibilità? Competenze? Curriculum? Proposte? Se ne fregano… Nessuno forse se lo ricorda, ma già votando Marino i romani avevano votato contro l’establishment del Pd. Marino si candidò in polemica con il Pd, promettendo indipendenza dai vertici, ostentando la sua lontananza dal partito e la sua provenienza dalla “società civile”, la sua “moralità”. L’allora leadership del Pd, bersaniana, aveva appoggiato David Sassoli e i renziani Paolo Gentiloni. Gli elettori di sinistra scelsero Marino alle primarie e i romani lo incoronarono col 60%. Solo dopo pochi mesi questo 60% era scomparso. Non riuscivi più a trovarne uno che avesse votato per Marino… Da questo punto di vista, cioè le motivazioni di voto dei romani, la Raggi è un Marino al cubo e sì, può far peggio dei partiti. Ma statene certi, del 60% con cui verrà eletta sindaco dopo pochi mesi non si troverà nessuno.
IL M5S – Il successo a Roma del M5S è indiscutibile, così come del ballottaggio a Torino. Eppure, anche per il Movimento dal voto arriva alcuni warning. Innanzitutto, continua a non far presa sull’astensionismo. L’astensione in crescita, quasi la metà nelle grandi città, indica che la maggior parte degli elettori schifati dai partiti tradizionali preferisce restare a casa piuttosto che votare M5S. E con bassa affluenza, le percentuali, ovviamente, crescono. Inoltre, il M5S riesce a inserirsi alla grande nel vuoto delle forze politiche tradizionali e nelle situazioni allo sbando come Roma, intercettando il voto di protesta, ma non è ancora in grado di giocarsi la partita in situazioni “normali”, tra proposte di governo credibili.
RENZI – Non che sia andata bene al Pd renziano, ma le analisi che sentiamo/leggiamo e sentiremo/leggeremo nei prossimi giorni sono esageratamente negative. Il voto delle amministrative è sempre più “local” e sempre meno test nazionale. Dipende sempre più dalle realtà locali e dai candidati sindaci. Ed è giusto che sia così. E non esistono più da un pezzo le roccaforti. Ormai, se hai governato male una città, o semplicemente la gente si è stancata, puoi perdere. Anche a Torino e Bologna. Detto questo, il Pd è in vantaggio a Torino e Bologna, se la gioca a Milano ed incredibilmente è al ballottaggio a Roma dove la situazione era davvero disperata (dove va reso merito a Giachetti). Aspetterei, insomma, prima di parlare di avviso di sfratto a Renzi. Prima, dovranno farsi avanti alternative credibili a livello nazionale: con Salvini da una parte e Di Battista dall’altra può ancora dormire sonni tranquilli.
I “RADICALI” – Sono arrivati 1 a Roma e Milano. Decidano loro se grazie all’effetto morte di Pannella, a cui hanno fatto ampiamente ricorso sia Magi e Bonino a Roma che Cappato a Milano, o nonostante quell’onda emotiva. Se l’effetto Pannella ha contato, a questo si deve il superamento della “soglia psicologica” dell’1%, altrimenti sarebbero rimasti sotto. Se viceversa non ha contato, allora evidentemente gli elettori hanno saputo ben distinguere tra Pannella e i suoi epigoni…
Analisi molto discutibile
La verità è che il berlusconi ha regalato al renzi il ballottaggio di giachetti e invece di appoggiare marchini, facendo quei stravolgimenti verso bertolaso, avrebbe dovuto essere con meloni, salvini.
Assurdità stare insieme a un mix da fini, casini, alemanno, e altri solo per obiettivi innaturali e anche per gelosie, ripicche individuali tra ex fratelli, ma ora coltelli.
E poi per quanto riguarda parisi non può essere lui quella figura carismatica per creare un nuovo CD.
Puo vivacchiare a milano ma non è in grado di uscirne al di fuori.
Mi è bastato quel poco che ho visto in tv, figura senza mordente, per niente con carisma, classico burocrate uscito dai collegi sindacali della sinistra.
E poi salvini almeno esprime tante cose che sentono le persone ,non rappresenta la faccia aggressiva, truce anzi chi ha killerato il cd è stato proprio il creatore.
Aveva tanto potere, non ha saputo gestirlo e gestirsi e veramente poteva forse migliorare l’Italia.
E da chi si è fatto stoppare, da napolitano e altri suoi colleghi.
Peccato e ora si vuole dire che è questo il centro destra?
Volevo informarvi che in commercio si possono trovare dei bellissimi pallottolieri, che possono tornarvi utili.
Innanzitutto uno di questi potreste regalarlo a Storace, così da permettergli di contare meglio i voti delle comunali, prima di dire str….te.
Ma forse ha dimenticato di contare assieme a quelli di Forza Italia anche quelli ottenuti dalla sua Destra perchè è ancora scioccato dal fatto che Casapound ha avuto il doppio dei suoi voti.
Ma chiunque voglia prendersi la briga di controllare vedrà che con i voti di Berlusconi e Storace la Meloni sarebbe andata al ballottaggio al posto di Giachetti.
Morale della favola: fate attenzione quando scrivete… le bugie hanno le gambe corte, più corte di quelle della Serracchiani.
Sei pagato da Silvio per parlare così? Analisi sul centrodestra ridicola. La Meloni senza Marchini non sarebbe andata al ballottaggio?? Ma davvero credi che la politica si riduca alla somma delle percentuali? Poi dimentichi Trieste e tanti comuni di media dimensione dove il centrodestra è molto competitivo pur avendo seguito l asse meloni-salvini. Berlusconi ha perso, forza Italia non esiste più. Il caso di Milano è eccezionale è la sua roccaforte. Solo lì tiene. Dovrebbe semplicemente confluire nel progetto delle nuova destra accontentandosi di quello che in fondo gli è sempre importato davvero: pararsi il culo. Oppure può fare di nuovo la puttana di Renzi.
Analisi molto discutibile.
Marchini non ha preso l’11% da solo,ma col 4,2% di Forza Italia,
l’1,3% di AP e lo 0,6% di Storace.
Se questi fossero stati con il CDX la Meloni avrebbe preso sul
24-25% e se la sarebbe giocata.
Il dubbio è giusto averlo sul 4,7% della lista Marchini vera e propria.
Ognuno valuta le elezioni come vuole, lo fanno i politici e lo fanno anche i blogger. Il blogger in questione tifa per un centrodestra moderato e sostiene che tutti gli italiani lo vogliano e l’abbiano dimostrato in queste elezioni.
In realtà i candidati del centrodestra moderato sono andati malissimo ovunque, hanno fatto peggio della destra “lepenista” di Salvini e Meloni. E’ stato così a Torino, dove Napoli (Forza Italia) è stato quasi doppiato da Morano (Fdi-Lega) e il terzo candidato di centrodestra, Roberto Rosso, proponeva contenuti più simili a quelli di Lega-Fdi che a quelli di Forza Italia.
E’ stato così a Roma, dove Meloni ha preso molto più di Marchini.
Proprio l’analisi su Roma è sbagliatissima.
E qui peccate sulla matematica.
O forse superficialmente non avete visto i dati.
Tra Meloni e Giachetti ci sono stati 55.000 voti di differenza. Forza Italia ne ha presi 49.000, Storace 7.000. Guarda caso, la somma dei voti di Forza Italia e Storace è ciò che serviva alla Meloni per superare Giachetti.
Quindi sì, il centrodestra unito, con la Meloni leader, sarebbe andato al ballottaggio a Roma.
L’articolo ha negato l’evidenza, sarebbe bastato controllare i risultati.
Senza contare un’altra cosa: Marchini ha sofferto l’appoggio di Berlusconi. E’ vero, ha guadagnato i voti di Forza Italia e Storace, ma ne ha persi tanti personali. Ha perso soprattutto i voti degli elettori di sinistra o antiberlusconiani, che l’avrebbero votato fosse rimasto un candidato civico.
Anche in questo caso ci sono numeri che lo dimostrano: La lista Alfio Marchini Sindaco, cioè la civica collegata al candidato, ha preso 76.000 voti nel 2013 e soltanto 55.000 nel 2016.
Alfio Marchini come candidato sindaco ha preso in totale 114.000 voti nel 2013 e 141.000 nel 2016.
Insomma, ha guadagnato solo 27.000 voti dal 2013 al 2016, nonostante Forza Italia e Storace gliene abbiano portati 56.000.
Mancano all’appello 21.000 voti alla civica e quasi 30.000 voti al candidato sindaco.
E’ un segnale che verosimilmente Marchini ha perso voti a causa dell’appoggio di Forza Italia.
Dove sono andati questi voti? Molto probabilmente a Giachetti e al Pd.
Quindi, l’operazione Marchini-Berlusconi ha fatto perdere 56.000 voti alla Meloni e ne ha fatti guadagnare qualche decina di migliaia a Giachetti.
Quindi, di cosa stiamo parlando?
L’analisi sull’astensione non l’azzeccate neanche voi: è dovuta alla deideologicizzazione della politica. Quanto ai mali della politica partitica, ci puó aiutare soltanto una nuova iniezione di maggioritario, per questo spero che, pur con i loro difetti, l’italicum rimanga e la riforma costituzionale passi. E do colpe a tutto il cdx per il maledetto porcellum del 2006, concedo solo un’attenuante a Bossi che il porcellum non lo voleva e fu costretto a votarlo dagli alleati.