La rotta di Romney per la Casa Bianca Ott27

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La rotta di Romney per la Casa Bianca

NEW YORK – Per la nostra notte nella Grande Mela, Andrea ha scelto l’Hotel Pennsylvania. Non è una scelta casuale. Attendendo l’arrivo di Cristina, infatti, dormiamo in un posto che sta esattamente davanti al Madison Square Garden e che porta un nome particolarmente evocativo. Pennsylvania Avenue è il nome della via che collega Casa Bianca e Campidoglio e la Pennsylvania è certamente il più improbabile degli swing states. Nessuno, nemmeno i più ottimisti tra i sostenitori di Romney ritengono possibile una vittoria lì. John McCain e suoi advisors ritennero a più riprese il Keystone State contendibile e, considerato che la condizione generale dei repubblicani è notevolmente migliorata, non si comprende perché non rischiare l’azzardo.

Vista da qui, la strada per Mitt Romney è strettissima ma il candidato mormone ha già dimostrato in almeno un paio di occasioni di essere capace di numeri importanti quando il mood appare negativo.

Il surge nei sondaggi c’è stato ma potrebbe non bastare. Per finire alla Casa Bianca, Romney deve vincere Colorado, Ohio, Florida, North Carolina e Virginia. Se non vince l’Ohio,il colpaccio diventa possibile solo portando a casa Wisconsin, Iowa e/o New Hampshire.

Difficile, ma non impossibile. 

In Florida Romney è dato in leggero vantaggio e lì si potrà scatenare la dirompente forza di Marco Rubio. Alcuni lasciano intendere che il vero sforzo della campagna repubblicana avverà nell’ultima settimana, con Rubio scatenato nel Sunshine State a fare da supporto al duo Romney-Ryan e il ticket repubblicano concentrato negli altri swing states. La North Carolina si sta mettendo bene ma attenzione alle sorprese: anche McCain la dava per certa e poi abbiamo visto come è finita. Qui le truppe obamiane sembrano aver mollato per concentrarsi sulla Virginia, mentre Romney può contare sul traino della sfida per il governatore dello stato dove il candidato repubblicano dovrebbe avere un vantaggio molto solido. 

Già, la Virginia. Stato chiave e complicatissimo. Quattro anni fa è stata la nostra base (stavamo a Woodbridge, Prince William County) e proprio qui Romney si gioca gran parte delle sue chances. Se perde in Virginia non discutiamo nemmeno del resto. La zona a nord sembra esere la più complessa, mentre il sud (dove si concentreranno gli esuli della North Carolina) dovrebbe spingere i repubblicani verso la vittoria. Tutto sta a vedere se i numeri che arriveranno da alcune contee vicine a Washington (Prince William, Fairfax e Loudon) saranno almeno in linea con il 2008 (dovrebbero essere migliori): alla campagna di Romney fare il suo più a sud e rendere incolmabile il distacco con i democratici. 

Di Ohio è meglio non parlare perché meriterebbe un libro intero, non un singolo post. I democratici sono convinti che l’early voting possa premiare così tanto Obama da garantirgli un margine sufficiente. I repubblicani pensano l’opposto e puntano su di una sostanziale tenuta oggi per scatenare il finimondo negli ultimi tre giorni e garantirsi il colpo di reni decisivo.

New Hampshire, Iowa e Wisconsin sono invece il sintomo del buon lavoro fatto sin qui dalla campagna repubblicana. I numeri del 2008 non lascerebbero presagire nulla di buono eppure sono in buona parte stati in bilico. New Hampshire e Iowa potrebbero essere bersagli facili per Romney in caso di swing consistente nel voto nazionale (con un +2 nel voto popolare li porterebbe certamente a casa entrambi), mentre sono battleground puri in situazione di parità. Diversa la situazione in Wisconsin, casa di Paul Ryan e diventato stato in bilico grazie alla carica del vicepresidente. 

Scelta rischiosa, questa, ma potrebbe diventare un azzardo vincente. Se, invece, Romney perdesse in Ohio di poco e non vincesse il Wisconsin e uno tra Iowa e New Hampshire in molti inizieranno a dire che il vicepresidente giusto sarebbe stato Rob Portman. 

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