Gun Control: Obama userà l’Onu
Dopo quasi un decennio di negoziati, l’Arms Trade Treaty (Att) è stato approvato a maggioranza assoluta dall’Assemblea Generale dell’Onu: su 193 Stati, 154 hanno votato a favore, 23 si sono astenuti (fra cui Russia, Cina, Cuba e Venezuela) e solo 3 (Corea del Nord, Iran e Siria) hanno votato contro.
Si tratta del primo trattato che tenta di regolamentare su scala globale il mercato di tutte le armi convenzionali, dalle portaerei alle semplici pistole, vietandone l’esportazione ai Paesi e ai gruppi non statuali che possano usarle per violare i diritti umani. Un primo tentativo di far passare il trattato era abortito nel 2012. La settimana scorsa era venuta a mancare l’unanimità necessaria ad approvarlo per consenso, a causa dell’opposizione di Corea del Nord, Iran e Siria (gli stessi Stati che si sono opposti ieri, al Palazzo di Vetro). Dopo l’approvazione maggioritaria, in Occidente ne escono vincenti soprattutto le associazioni per i diritti umani che più di altre si sono battute per l’approvazione del Trattato, come Amnesty International e Oxfam.
Invece, negli Usa, ne esce con le ossa rotte soprattutto la National Rifle Association. Nonostante le rassicurazioni del segretario di Stato John Kerry, la National Rifle Association teme ancora l’ingerenza delle Nazioni Unite nella legislazione americana. Secondo Kerry, il nuovo Trattato «protegge i diritti sovrani degli Stati a regolare il loro commercio di armi». Perché: “Niente, nel testo di questo Trattato, può infrangere i diritti dei cittadini americani protetti dalle nostre leggi e dalla nostra Costituzione, compreso il Secondo Emendamento”, cioè la libertà di portare armi, un diritto individuale garantito sin dal 1791.
Secondo la Nra, però, il male si celerebbe nei dettagli. In particolar modo in quella vaga definizione di “utilizzatore finale”, nel testo dell’Att, quale soggetto da controllare e censire in appositi registri nazionali. Quelli della Nra hanno mangiato la foglia e ritengono che per “utilizzatore finale” si intendano tutti i cittadini americani proprietari di armi. Perché collegano l’entusiasmo di Obama all’Onu con la sua campagna domestica per imporre maggiori controlli sulle armi individuali. Proprio a proposito della registrazione, Obama sta battendo insistentemente il tasto del “40%” dei cittadini americani che possederebbero armi senza aver prima passato i controlli necessari.
Quella cifra, passata al vaglio dagli esperti della Nra, andrebbe fortemente ridimensionata. Perché include tutti coloro che hanno ricevuto armi in dono, in eredità, o le hanno acquistate prima che, nel 1994, entrasse in vigore l’attuale Legge Brady (che impone più controlli) limitandosi a firmare un’autocertificazione. La percentuale di americani che attualmente possiede un’arma senza aver passato i controlli è, secondo le stime dell’economista John Lott, non superiore al 10%. Quattro volte meno rispetto alla stima di Obama. In queste condizioni, ulteriori controlli (come un registro nazionale) significherebbero solo un primo passo per la restrizione del diritto a portare armi. Cosa che, per altro, viene candidamente ammessa sia dall’amministrazione che dalla maggioranza democratica al Senato.
Ad esempio, il divieto sulle armi d’assalto, che ritornerà quanto prima nel dibattito, è considerato “solo l’inizio” di una legislazione più comprensiva sulle armi da fuoco, che prevedrà limiti anche sul possesso delle pistole. Ma alla fine, quelli della Nra che cosa propongono per difendere le scuole, i cinema e altri luoghi pubblici da imprevedibili stragisti? Propone più libertà di portare armi. Anche nei luoghi in cui, ad oggi, sono vietate. Ieri, alla presenza di Mark Mattioli, genitore di uno dei bambini uccisi nella strage della scuola elementare Sandy Hook, la Nra ha annunciato il suo piano: almeno una guardia armata in ogni college di ogni istituto. «L’unica cosa che può fermare un cattivo armato di pistola è un buono armato di pistola» è il commento lapidario di Wayne LaPierre, presidente della lobby.
Nel South Dakota gli insegnanti e il personale scolastico possono già armarsi per proteggere i loro alunni. Nel Tennessee una legge analoga è al vaglio del locale congresso proprio in questi due giorni. In Virginia è in discussione un emendamento “pro-gun” proposto dal governatore McDonnell all’ultima legge statale (la 1378) sul commercio illegale di armi. Tutto questo gran movimento legislativo riflette anche una tendenza popolare molto marcata: mai come in quest’ultimo anno gli americani sono corsi a comprarsi gli strumenti basilari dell’autodifesa. Soprattutto dopo la strage del cinema di Aurora e ancor di più dopo quella della Sandy Hook. Obama, insomma, dovrebbe andare contro il senso comune degli americani per imporre la sua agenda “gun control” all’europea. D’ora in avanti, il nuovo Trattato appena approvato all’Onu potrebbe dare alla Casa Bianca una nuova arma (legislativa) formidabile.