Assedio a Downing Street
Chissà, magari David Cameron farà la fine di Amanda Rosenberg, la 27enne britannica che secondo il gossip delle ultime ore sarebbe l’amante di Sergey Brin, co-fondatore di Google: la giovane dopo l’arrivo a San Francisco raccontava di essere senza amici, sola al punto di sostare in bagno durante la pausa pranzo. La solitudine del Primo ministro britannico non è ancora arrivata a tanto, ma nel frattempo ieri ha ricevuto la più terribile delle sconfitte alla House of Commons, quando almeno una trentina di deputati conservatori hanno votato contro la mozione del governo per l’intervento armato in Siria.
Tecnicamente il Primo ministro non ha bisogno del placet parlamentare per predisporre l’azione militare e così le affermazioni di Cameron che hanno seguito l’esito della votazione (-13 la temperatura registrata) sono costituzionalmente rilevanti: ha detto di prenderne atto, ponendosi un gradino sotto al Parlamento quando le leggi vigenti (in UK non esiste un documento costituzionale scritto) non lo prevedono. Non resta che attendere quali teste salteranno.
Alla vigilia del dibattito, alcuni esponenti conservatori si erano dimostrati particolarmente indispettiti dal fatto di aver appreso delle strategie di Downing Street dalle interviste rilasciate in televisione da William Hague, segretario agli Esteri – nonché ex leader del partito, il cui operato ai tempi non aveva riscosso plausi. Hague è finito accerchiato assieme a Cameron, ma non saranno gli unici: sotto osservazione i whip, i membri dei gruppi parlamentari che hanno il compito di mantenere saldi e aggiornati i collegamenti tra la leadership e i deputati, al fine di evitare scherzi sgraditi in fase di votazione – come puntualmente accaduto ieri sera a Westminster. Dai retroscena si è venuti a sapere inoltre che il governo è rimasto “tradito” dal dietrofront di Ed Miliband, il capo del Labour Party che dopo aver inizialmente promesso un sostegno, avrebbe cambiato idea, chiedendo di poter visionare la relazione degli ispettori Onu alla ricerca di armi chimiche prima di esprimersi.
Secondo alcune proiezioni a lungo termine dell’istituto YouGov, oggi i laburisti si assicurerebbero una maggioranza di 90 seggi alle elezioni del 2015: 370 a 227, con i liberaldemocratici alleati dei Tory ridotti a 25 deputati. Il primo mandato di Cameron è dunque sul punto di essere anche l’ultimo, anche se rimangono alcune carte da giocare in politica interna (pure il fatto che l’opinione pubblica britannica sia contraria all’intervento in Siria costringe il Primo ministro a volgere lo sguardo in questa direzione, poi sarebbe interessante valutare l’impatto del conflitto di dieci anni fa in Iraq sulla tendenza tra gli elettori: per alcuni commentatori, Cameron ha pagato dazio per le scelte adottate ai tempi da Tony Blair): dare una definitiva scossa all’economia, rimediare alle uscite in termine di spesa pubblica generate dal welfare state in vigore i cui sussidi hanno partorito situazioni imbarazzanti di coppie disoccupate che grazie ai benefici statali evitano di cercare un lavoro, ma possono permettersi di mettere su famiglia. Ancora: la riforma sanitaria e maggiore attenzione a temi come la criminalità, specie di fronte alle polemiche sull’immigrazione cavalcate dallo United Kingdom Indipendence Party di Nigel Farage, che rosicchia iscritti ai conservatori.
L’accerchiamento al Numero 10 è in atto da tempo, ora però è piombata pure la bomba in giardino.