Goldsmith

Il personaggio politico della settimana in Gran Bretagna non può che essere Sadiq Khan, il nuovo sindaco di Londra: avvocato laburista, musulmano, con un padre immigrato pachistano che guidava i pullman. Ci sono tutti gli ingredienti del romanzo multiculturale che strappa un sorriso da una sinistra altrimenti allo sbando, visto che il Partito laburista di Jeremy Corbyn è arretrato sensibilmente durante la tornata elettorale amministrativa, scendendo addirittura al terzo posto in Scozia, superato dai Conservatori – al primo posto c’è ovviamente lo Scottish National Party che non è riuscito a confermare la maggioranza assoluta di 65 seggi, ma potrà comunque contare sul sostegno del Green Party per governare.

Gli occhi degli osservatori coinvolgono dunque su Khan, che ha già giurato come sindaco londinese e, per la cronaca, alla cerimonia di giuramento Corbyn non si è presentato.

Lo sconfitto nella corsa alla carica lasciata vacante da Boris Johnson è il 41enne Zac Goldsmith, il candidato conservatore che, a seggi chiusi, è stato criticato per aver diviso troppo il fronte della sua campagna. Chi è Goldsmith? “E’ il più determinato e devoto tra tutti noi”, così lo descrisse, vent’anni fa, il padre, Sir James Goldsmith, un protagonista della finanza fieramente anti-establishment, eletto al Parlamento europeo per la Francia e fondatore del Referendum Party, il movimento euroscettico in vita dal 1994 al 1997 che aveva per obiettivo una consultazione sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea: a distanza di quasi vent’anni dalla sua fine, il referendum si farà.

Determinato e devoto soprattutto per la causa ambientalista (è stato pure editore del magazine The Ecologist) e tendenzialmente anticonservatore, se non fosse stato per gli incontri con Boris Johnson prima e Michael Gove che ne hanno cambiato il destino politico. Già deputato ai Comuni per il collegio di Richmond Park, Goldsmith è stato convinto a candidarsi per il ruolo di sindaco di Londra, città tendenzialmente laburista, contando sull’appoggio di fidati amici e confidenti che lo hanno definito il Judi Dench della politica: bravo nei film, da togliere il fiato sul palco.

Del suo entourage hanno fatto parte Tim Smith, dall’ufficio centrale del partito, Katy Eustice, ex reporter del Daily Express, e Tara Singh, consigliera di David Cameron sull’energia. Goldsmith il pollice verde l’ha coltivato anche a questo giro, ma non abbastanza: per alcuni esperti il ritardo con il quale ha ufficializzato la sua candidatura ha garantito a Khan un buon margine di vantaggio già nei primi sondaggi.

“Non posso essere comprato, non ne ho bisogno”, è uno dei principi che vuole far presente: al momento della morte, nel ’97, Sir James era “valutato” 1.2 miliardi di sterline e Zac avrebbe ereditato tra i 200/300 milioni; lo scorso anno avrebbe guadagnato 1.5 milioni da un suo fondo fiduciario. Quattro e mezzo i milioni pagati al fisco nel 2011.

Dicono abbia fiuto: nel 2004 pronosticò un allora sconosciuto Barack Obama alla Casa Bianca, dopo averlo ascoltato un suo intervento, mentre nel 2015 – assicurano gli amici – era certo che i Conservatori avrebbero vinto alle General Elections, mentre i numeri dei sondaggi prevedevano indicavano un testa a testa con i Laburisti, se non una sconfitta. È stato bravo a predire la fortuna degli altri, meno la sua.

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