Il soft-power di Putin è una storia americana
Sono i Night Wolves e incarnano il simbolo della vittoria occidentale nello scontro culturale della Guerra fredda. Chi ha visto la serie televesiva “Sons of Anarchy” conosce il genere. Sono bikers, gente tosta a bordo di Harley che macina chilometri sulle strade sfidando la legge. I paradossi della storia vogliono che questa banda di uomini senza scrupoli rappresentino la punta di diamante del soft power russo in Crimea. Un hobby, quello del motociclismo, marchio della cultura americana on the road, si trasforma nel 21esimo secolo in un emblema propagandistico di Mosca. Ma facciamo un passo indietro. Chi sono i fratelli di Sons of Anarchy.
SAMCRO è l’acronimo di Sons of Anarchy Motorcycle Club Redwood Original ed è un club per motociclisti che si fa chiamare più semplicemente “I Sons“. Motociclisti criminali. Al principio, negli anni ’60, il club venne fondato da nove componenti presieduti dal veterano di guerra John Teller. Prima della sua tragica morte JT scrisse un vero e proprio manifesto, “La vita e la morte di SAMCRO: come i Sons of Anarchy hanno perduto la via”, che descrive le origini del club snocciolando le sue idee su come avrebbe dovuto evolversi mettendo in guardia il lettore sulle vie oscure nella quale incorrevano. La clubhouse dei Sons non è solo un ritrovo per motociclisti con annessa officina meccanica. Questi ragazzoni in sella hanno un vizio: il traffico d’armi. Kurt Sutter, lo sceneggiatore, (con alle spalle serie del calibro di The Shield) scrive una vera e propria saga, tra l’Amleto e il Giulio Cesare di Shakespeare, passando per l’Easy Ryder di Hopper contornato dal rude ed efficace meccanismo dell’All-American cool saturo di violenza, muscoli, giubbotti di pelle, sangue e tatuaggi. Un affresco della provincia americana, personaggi monumentali e una tensione narrativa che tocca vette viste poche volte in tv.
I Lupi della notte sono il più grande club motociclistico della Russia, con oltre 5.000 membri. Fieramente patriottico, credono che laddove c’è un Night Wolf, lì c’è la Russia. Sabato scorso, la banda ha organizzato una scorrazzata nel nord-est dell’Ucraina attraverso i territori orientali russofoni. Il loro obiettivo è distribuire rifornimenti alle forze della milizia filo-russa. Un membro della sezione locale del club ha dichiarato: “Non vogliamo che quello che è accaduto a Kiev possa accadere qui. Nazisti e banditi hanno preso il potere e se dobbiamo combattere, noi combatteremo”. I Night Wolves nascono durante la Perestroika degli anni ’80 come gruppo anti-sovietico che ascolta musica rock e va in moto. Rifiutano tutte le leggi, scritte e non scritte, di tutti i movimenti politici o religiosi. Ma piacciono a Vladimir Putin. Il presidente segue la banda e costruisce un’amicizia con il loro leader, Alexander Zaldostanov, un uomo soprannominato “Il chirurgo”. Sono banditi, ma le loro vite si ntrecciano più volte nel tempo anche quando vengono messi su una lista nera dalle autorità finlandesi che gli vietano di entrare nel paese. Putin incontra i motociclisti per la prima volta nel 2009, una trovata che secondo i suoi oppositori ha come unico obiettivo rafforzare la figura di macho del capo del Cremlino. Il legame di Putin al gruppo sembra sincero. Basti pensare che una volta ritarda di 4 ore l’incontro con il suo alleato ucraino Yanukovich perché è in tour in Crimea con Zaldostanov. Lo scorso anno, il Chirurgo viene insignito dal governo di un premio per il suo lavoro nell’educazione patriottica dei giovani. In cambio, i Lupi della Notte elogiano il presidente per i suoi tentativi di ripristinare la grandezza della Russia. Nel 2011 Putin vestito di pelle guida una colonna di Lupi nella città russa di Novorossiysk per un bike show. Piovono le foto. I biker anarchici si trasformano in uno strumento politico da schierare dove la politica di palazzo è più fragile. Basti pensare che dopo l’irruzione del gruppo femminista punk “Pussy Riot” in una cattedrale di Mosca, i Night Wolves si offrirono per proteggere i luoghi sacri ortodossi contro ogni teppismo. I legami politici non evitano scontri al gruppo, anzi. La sua politicizzazione diventa scomoda nel mondo della strada e viene attaccato più volte da bande rivali. Fino allo scorso novembre, quando uno dei membri viene ucciso in uno scontro a fuoco. Si dice che la sparatoria sia nata da un diverbio con il leader di una gang filo-americana, i Bandidos. La Guerra fredda da quelle parti si combatte on the road. Un terreno nato, crescuto e mostrato al mondo dagli Stati Uniti d’America.