Laburista di classe
A fine maggio Tristram Hunt compirà 40 anni e in attesa delle prossime elezioni copre il ruolo di ministro ombra all’Istruzione per il partito laburista di Ed Miliband. Magri un giorno correrà per la leadership e qualche amicizia giusta non gli manca: tra tutti, Lord Mandelson, uno degli artefici del New Labour, e Benjamin Wegg – Prosser, direttore della strategie di comunicazione per Downing Street durante gli anni ruggenti di Tony Blair, un vero e proprio amico con il quale ha festeggiato anche lo scorso compleanno in un locale londinese. Nel 1997, all’indomani della prima vittoria di Blair, Hunt ha collaborato alla stesura del libro Blair’s First 100 Days, un libro che valeva come dichiarazione d’amore per il nuovo corso. Altro aggancio di peso quello con Lord Sainsbury, uomo d’affari (è stato a capo della catena di supermercati di famiglia, fondata dal bisnonno) e ora membro della House of Lords proprio per il Labour Party del quale è stato importante finanziatore.
La rivista Tatler gli ha dedicato un servizio di tre pagine sul numero di marzo, dipingendolo come l’esatto prototipo del conservatore (“he even smells like a Tory”, ha scritto l’autrice del pezzo, Deborah Feldman), solo che non lo è, per quanto il settimanale The Spectator lo abbia eletto Newcomer of the year nel 2013. Il curriculum extra politico riporta studi a Cambridge ed oggi Hunt è uno storico che a febbraio ha sfidato un picchetto alla Queen Mary University per tenere una lezione sul socialismo, attirandosi le critiche dell’ala oltranzista del partito. Lui tira dritto, perché se è vero che può fare affidamento sul sostegno sulle amicizie che contano, è altrettanto vero che la sua elezioni a Westminster ha provocato scosse di terremoto tra i laburisti: ha ottenuto il seggio di Stoke – on – Trent Central alla scorsa tornata sfidando il segretario locale del partito che non ha accettato la sua candidatura e si è così presentato ai seggi come indipendente, perdendo. Gli attivisti più duri e puri lo hanno accusato di essere stato sponsorizzato da Mandelson, garantendogli un posto sicuro nella città del nord-ovest dell’isola dopo un primo tentativo fallimentare a Liverpool.
Voleva fare l’attore, si è reso conto che non avrebbe avuto chance, ma in compenso ha prodotto un programma per la televisione e la radio intitolato “Naked Historian”. Sua moglie Juliet è ai vertici della Thornback & Peel, società di design: sperava, racconta Tatler, di trasferirsi con la famiglia – che comprende tre bambini – negli Stati Uniti, ma la carriera del marito l’ha costretta a restare a Londra e lei ha scelto di dedicarsi alla prole e al lavoro, con una casa a nord della capitale e un rifugio nel Devon.
Hunt rappresenta il volto da presentare al centro dell’agone politico britannico per rubare i voti moderati a David Cameron e in questa direzione sta muovendo i suoi passi, lasciandosi intervistare dal Daily Mail piuttosto che dal Guardian quando si è trattato di chiedere scusa a Michael Gove, l’Education Secretary del governo Cameron, in merito al progetto sulle free schools, introdotte dalla coalizione conservatrice – liberaldemocratica dopo le General Elections del 2010 e che non sono sottoposte al controllo di un’autorità locale, consentendo ai genitori così come agli insegnanti o ad altri soggetti di fondare un proprio istituto. Ha le carte in regola e finisce inevitabilmente per essere creare invidia: a sua difesa è intervenuta pure Gloria De Piero, altro volto della nuova generazione laburista: “La gente dovrebbe farsi un’opinione di lui in base alla lealtà verso il partito e non su quanto possa sembrare snob”.