Toffler, l’umanista che vedeva il futuro
Operaio, poeta, giornalista, consulente, futurologo, guru. Sono stati 87 anni intensi, quelli che hanno scandito la vita di Alvin Toffler, il futurologo più celebre e influente della propria generazione, morto alla fine di giugno nella sua casa di Los Angeles.
Nato a Brooklyn nel 1928, da genitori ebrei polacchi, Toffler si laurea nel 1950 in Letteratura inglese alla New York University. È lì che conosce la moglie, Heidi, che sarebbe stata al suo fianco per tutta la vita, anche professionalmente. Uscito dal college, si trasferisce a Cleveland e inizia a lavorare in fabbrica come operaio. Di giorno fa il saldatore, di notte compone poesie. Dopo 5 anni, preso atto che nessuna delle due attività gli riesce particolarmente bene, comincia a scrivere di sindacato e politica, prima per un quotidiano di Philadelphia poi per la rivista Fortune. La svolta, però, arriva quando inizia a dedicarsi ai temi del business e del management, abbracciando una fortunata carriera di freelance. Particolare sensazione fanno le sue due interviste a Vladimir Nabokov e Ayn Rand, scritte nel 1964 per Playboy.
Le sue capacità di divulgazione scientifica spingono IBM a commissionargli un paper sull’impatto dei computer sull’organizzazione delle imprese. È in questo periodo che incontra i primi “guru” della rivoluzione digitale che lavorano in laboratori di ricerca come il mitico Parc (Palo Alto Research Center) della Xerox. Toffler, forse per la prima volta, intravede il futuro.
Sarà proprio lo studio realizzato per IBM, infatti, a gettare le fondamenta del libro Future Shock (1970) che lo catapulta istantaneamente verso la notorietà. Quindici milioni di copie vendute in tutto il mondo, traduzioni in decine di lingue e un adattamento televisivo con voce narrante di Orson Welles (1972): Future Shock è il primo capitolo di una trilogia che sarà completata, con un nuovo titolo all’inizio di ogni decennio, da The Third Wave (1980) ePowershift (1990). Una trilogia che decreta la sua trasformazione completa in futurologo. Anche se, per sua stessa ammissione, a Toffler non interessa fare previsioni in senso stretto, ma dedicarsi a “prime approssimazioni di nuove realtà emergenti”.
Il nucleo centrale del pensiero di Toffler parte dalla visione straordinaria nel 1970 che la società stia cambiando a un ritmo fino ad allora sconosciuto nella storia dell’umanità. “Questo libro – si legge nelle prime pagine dell’introduzione di Future Shock – si occupa di quello che capita alle persone quando sono sopraffatte dal cambiamento. (…) Il cambiamento è il processo con cui il futuro invade le nostre vite. Ed è importante esaminarlo da vicino, non soltanto dalla grande prospettiva della storia, ma anche dal punto di vista degli individui che lo sperimentano sulla propria pelle”.
È proprio questo ribaltamento di “punto di vista”, che analizza lo sviluppo tecnologico studiando non solo la tecnologia stessa ma anche il suo impatto sugli individui e sulle organizzazioni sociali, a rendere unico il pensiero di Toffler. Dopo lo straordinario successo della Trilogia, soprattutto nei Paesi asiatici (oltre che negli Usa), Toffler fonda con la moglie Heidi una società di consulenza che lavora con imprese, Ong e governi di tutto il mondo, soprattutto in Asia. E le sue idee influenzano i personaggi pubblici più disparati. Ted Turner afferma di essersi ispirato alle idee di Toffler nella decisione di fondare CNN. Steve Case attribuisce a The Third Wave (“mi colpì come un fulmine”) la sua ossessione per il cyberspazio che avrebbe portato alla nascita di AOL (America On Line), uno dei primi internet provider del pianeta. J.D. Power, guru del marketing a stelle e strisce, definisce Toffler come “un mentore”. Poi c’è lo stuolo di capi di stato che hanno ascoltato i suoi consigli durante l’esplosione delle economie nel Sud Est asiatico: da Zhao Ziyang (Cina) a Lee Kuan Yew (Singapore), passando per Kim Dae-jung (Corea del Sud). Il governo cinese lo cita, insieme a Bill Gates, come l’occidentale che ha maggiormente influenzato le scelte economiche del Dragone Rosso. Infine c’è l’ex Speaker della Camera statunitense, il repubblicano Newt Gingrich, che delle idee di Toffler è sempre stato uno dei sostenitori più accesi, tanto da spingersi fino a consigliare pubblicamente a tutti i membri del Congresso la lettura di Creating a New Civilization (1995).
Non sempre le intuizioni di Toffler hanno retto alla sfida del tempo. Tra le sue congetture particolarmente centrate possiamo annoverare la crescita esponenziale di Intenet e tv via cavo, lo sviluppo di ingegneria genetica e tecniche di clonazione, il processo di dissoluzione della famiglia tradizionale, l’espansione di commercio online e la share economy. Meno precisi, invece, gli insight sul declino delle città o le sue ipotesi sullo sviluppo di colonie spaziali (o sottomarine). Ma, come abbiamo ricordato, a Toffler non interessava tanto esercitarsi nell’antica arte della divinazione, quanto immaginare scenari possibili e aiutare individui, imprese e governi a prepararsi in tempo per affrontare il futuro.
Alvin Toffler, insomma, è stato uno dei rari pensatori della nostra epoca forse insieme a George Gilder in grado di tenere lo sguardo sempre fisso sulla big picture, senza farsi influenzare da mode e fenomeni passeggeri, ma senza mai dimenticare che la storia è fatta (e subita) soprattutto dagli esseri umani in carne ed ossa, con i loro sogni e i loro problemi. Oggi, tra le élite che governano il pianeta, personaggi di questo calibro mancano terribilmente. Non ci resta che sperare nel futuro.