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Notizie a metà
Cose che accadono. I media italiani tradiscono un certo disagio nel trattare l’argomento caldo degli ultimi giorni in Gran Bretagna: il tabloid News Of the World di Rupert Murdoch sotto pressione per essersi intrufolato e manomesso il cellulare di Milly Dowler, scomparsa e poi trovata morta nel 2002 quando aveva solo tredici anni. Grazie all’aiuto di un detective privato, la redazione era riuscita e intercettare anche i telefonini dei famigliari, finendo inevitabilmente per intralciare le indagini. A gestire l’operazione era l’allora direttrice Rebekah Brooks, alla quale il magnate australiano ha poi affidato News International, la succursale del suo impero Oltremanica, impegnata da qualche mese ad aggiungere Sky News alla lista dei trofei di famiglia. La politica londinese aveva già dibattuto quest’ultimo argomento, vista una certa compiacenza da parte del Primo ministro David Cameron perché l’affare andasse in porto. Cameron ieri ha invece duramente criticato quanto combinato dal NOTW e oggi pomeriggio, al Question Time del mercoledì, l’ordine del giorno non poteva che prevedere un’altra discussione sull’accaduto.
In Italia giornali e tv raccontano, riportano i fatti e si guardano bene dall’esprimere troppe opinioni, se non per puntare l’indice contro Murdoch. Il fatto è che di mezzo ci sono due vizi tipici della stampa di casa nostra: le intercettazioni – quelle che vengono spiattellate per cortesia delle procure senza un minimo di discernimento, ma gettando nel calderone tutti i nomi possibili, anche quelli di gente che poi risulta essere totalmente estranea ai fatti – e il processo in pubblica piazza. Perché mentre tutti gli occhi sono rivolti da una parte, dall’altra è giunta notizia che il Mirror e il Sun (e il News Of the World non è altro che la versione domenicale del popolare tabloid) potrebbero subire sanzioni penali per il modo con il quale hanno trattato un altro fatto di cronaca nera: l’assassinio di Joanna Yates, 25enne architetto uccisa alla vigilia dello scorso Natale.
Nella lista degli indagati era finito Chris Jeffries, l’uomo che aveva affittato l’appartamento a Joanna. Tra il 31 dicembre 2010 e il 1 gennaio 2011 tanto il Mirror quanto il Sun uscirono con una serie di articoli dal taglio giustizialista secondo il procuratore generale Dominic Grieve, che avrebbe posto “un sostanziale rischio di pregiudizio” di colpevolezza nel caso Jeffries fosse finito davanti al giudice con l’accusa di essere l’omicida.
Due fatti strettamente correlati, ma solo uno dei due ha trovato spazio sulla stampa italiana. Anche perché è meglio non diffondere l’usanza britannica, altrimenti ci sarebbe la fila di giornalisti fuori dalle procure e dai tribunali e questa volta non per riceve le intercettazioni da mandare in macchina.