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Vince la sedia
Bene. Anzi, male. Letizia Moratti ha già perso tutto quello che c’era da perdere. La consideravo un ottimo ministro, un sindaco bravetto ma un po’ snob, in fondo in fondo una che sapeva il fatto suo. La verità è che chi sa il fatto suo non si affida ai dilettanti e, comunque finisca questo ballottaggio, Letizia Moratti si è messa nelle mani sbagliate al momento sbagliato.
Una campagna elettorale graficamente orrenda, con tempi comunicativi peggiori persino di Jolly Blu, mitico film degli 883. A un certo punto, autocacciatasi nell’angolo, ha scelto di tirare fuori le unghie (cit.) e di graffiare in faccia quei quattro elettori che ancora erano disposti a crederle. La cagata sparata nel primo confronto tv con Pisapia è imperdonabile e rinnega, in un colpo solo, la storia stessa del centrodestra liberale, il suo garantismo, la sua tensione verso una politica che non può e non deve essere scontro tra fazioni.
Peccato, anche perché non è stata in grado di rifarsi nei quindici giorni successivi e potenzialmente decisivi. Non solo ha toccato il fondo, ma ha deciso pure di scavare. Quando il suo avversario ha scelto di non combattere, è riuscita a perdere contro una sedia bianca, balbettando frasi sconnesse e prive di senso. Si è buttata su internet, tempestando twitter e facebook con messaggi confusi e posticci.
E’ finita, inutile rianimare un paziente che ha ormai l’elettroencefalogramma piatto. Moratti poteva essere un buon sindaco ed è stata travolta da un partito leggero nel radicamento e pesante nella sua dannosità. Così pesante da rendere probabilmente impossibile rimontare contro una sedia.