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Shit Hits the Fan
Fuori da ogni ipocrisia, questa storiaccia di Boffo che Feltri ha deciso di rendere pubblica (spontaneamente o su ordinazione, poco importa) era nota a larghi settori del mondo dell’informazione da mesi, e in qualche caso da anni. E quanto scrivo “larghi”, intendo “sconfinati”, visto era perfino arrivata all’orecchio del sottoscritto. Era dunque solo questione di tempo – e di opportunità politica – prima che uscisse fuori in maniera così dirompente. Adesso qualcuno si scandalizza. Qualcuno, che non ha battuto ciglio per la pubblicazione di registrazioni di telefonate private senza alcuna rilevanza penale (“il popolo deve sapere”), parla di “giornalismo spazzatura” per la pubblicazione di fatti relativi a una sentenza. Per me il patteggiamento non è mai stato un’ammissione di colpevolezza, ma in moltissimi hanno sempre sostenuto il contrario, soprattutto durante gli anni di Tangentopoli. Adesso questa masnada giustizialista, che non ha mai avuto un briciolo di rispetto per la privacy, la dignità e i sacrosanti-affari-propri altrui – pur di fare fuori l’avversario politico di turno – si muove come un sol’uomo contro l’oltraggio di chi ha osato scrivere la sua “verità” (tra mille virgolette). Shit hits the fan, dicono gli americani. E “la cacca che ha colpito il ventilatore”, ormai, è destinata schizzare un po’ ovunque, imbrattando quel poco che resta della civiltà del nostro dibattito politico. Prima di prendersela con il ventilatore, però, sarebbe il caso di riflettere su chi – da ormai una quindicina d’anni – si è costruito carriere politiche, giudiziarie e giornalistiche (e in qualche caso fortune economiche) annusando, accarezzando, coccolando, diffondendo e spesso mangiando tonnellate di questa cacca.