Nigella e Kate
Le vite di Nigella Lawson e Kate Moss si stanno involontariamente incrociando in quest’ultima parte di 2013. La prima si è dovuta presentare di fronte alla corte in un tribunale londinese dove si celebra il processo che vede imputate due ex assistenti per frode fiscale e nel corso delle deposizioni sono trapelate le voci che la conduttrice televisiva sia dipendente da cocaina: la conferma è giunta per bocca della stessa Lawson, che ha ammesso di aver assunto cocaina in sei diverse occasioni, ma di non esserne dipendente. La prima volta capitò più di dieci anni fa, quando il primo marito John Diamond lottava contro il cancro che lo avrebbe ucciso nel marzo 2001: lui cercava di affrontare il dolore abbandonandosi all’effetto della droga, lei gli fece compagnia per allontanare il dramma, ha raccontato. Quindi è sopraggiunta la crisi famigliare con il secondo marito, l’uomo d’affari in campo artistico Charles Saatchi, che l’avrebbe sottoposta ad “atti di terrorismo privato” fino all’estate scorsa, quando l’uomo l’ha presa per il collo mentre i due erano seduti in un ristorante del centro di Londra, con la scena immortalata in uno scatto fotografico che ha segnato la fine della loro storia. Nel corso dell’udienza, la dea delle cucine britanniche ha inoltre ammesso di aver fumato della cannabis, in presenza o meno dei figli.
La foto della lite tra la Lawson e Saatchi venne inizialmente pubblicata sul Sunday People, l’edizione domenicale del tabloid Daily Mirror che nel 2005 andò in stampa con le immagini di Kate Moss che sniffava cocaina in uno studio di registrazione assieme all’ex compagno musicista Pete Doherty (quando si lasciarono, l’accusò di essere una stalker: dove posso lasciare alla Moss il mio numero di cellulare?). Cinque strisce in soli 40 minuti, raccontava l’articolo e mentre le grandi firme della moda si defilavano annullando i contratti con la Moss, si inseguivano i rumors sulla sua dipendenza – ai tempi si narrava che Kate conservasse della cocaina sempre pronta all’uso nella borsetta, una dose minima, ma sufficiente da consumare nei bagni durante eleganti ricevimenti nei quali sedeva al tavolo con Nelson Mandela. Ma la carriera della Moss era ben lontana dal naufragare definitivamente, tanto che nel 2006 ottenne il titolo di modella dell’anno ai British Fashion Awards: il rilancio d’immagine era solo all’inizio, tra lo sconcerto di alcune firme giornalistiche come Peter Hitchens, fratello dello scomparso Christopher, che nell’aprile 2007 sul Mail scrisse che il ritorno prepotente sulle scene di Kate Moss incarnava l’assoluta mancanza di moralità della società odierna.
Per Eric Clapton non mente. Per Johnny Cash era il dito che premeva il grilletto di un marito che al risveglio ammazza la moglie, convinto di essere padre “ma lei ne aveva già cinque”. Alla cocaina è difficile rispondere “no, grazie” dopo un primo assaggio. Ironia della sorte, sullo Spectator della scorsa settimana nell’ambito di un dibattito dal titolo “La dipendenza è una malattia?”, a favore del sì è stato ospitato l’intervento di Trinny Woodall, designer e consulente di moda, che ha svelato i trascorsi di alcolismo e tossicodipendenza: a 16 anni l’incontro con la polvere bianca, prima assunta solo nei weekend, poi quotidianamente. Quindi il mix con una bottiglia di vodka a serata e pillole: dieci anni tra tentativi di riabilitazione falliti e ricadute, finché dopo essere finita in ospedale, non ha deciso di farla finita. La Woodall al momento frequenta Charles Saatchi. “Non ero una cattiva persona che diventata buona. Penso che fossi una persona malata e avevo bisogno di star bene”, commenta Trinny ricordando gli ultimi mesi di terapia. La coincidenza tra le voci sulla Lawson e la pubblicazione del pezzo della Woodall ha fatto storcere il naso ai lettori del settimanale, tanto che è dovuto intervenire il direttore, Fraser Nelson, assicurando che nella scelta editoriale non c’era alcuna malizia, dal momento che l’intervento della Woodall era stato programmato prima che affiorassero i segreti di casa Saatchi – Lawson.
Oggi Kate Moss si appresta a festeggiare il 40° compleanno da protagonista sul numero di gennaio di Playboy, che segna i sessant’anni della rivista. Ha un marito, il chitarrista Jamie Hince sposato nel luglio 2011. E’ stata nominata Contributing Fashion Editor per Vogue UK (nel contratto c’è una clausola che le conceda una pausa dal lavoro ogni venti minuti per fumare una sigaretta), Paul McCartney l’ha voluta nel video del singolo “Queenie Eye” assieme all’ex fidanzato Johnny Depp e ad altri attori dal calibro di Meryl Streep e Sean Penn. Rimane un’icona irraggiungibile di stile e fascino con buona pace di Peter Hitchens – a discolpa del commentatore c’è da sottolineare che nel 2007 non circolavano ancora sulla rete i video dove personaggi celebri per assenza di motivazioni valide (da Kim Kardashian a Paris Hilton) al rituale intimo della sniffata di cocaina preferiscono l’esposizione pubblica di porno amatoriali – ed è soprattutto immune al contagio dei social network. Indicando così la strada a Nigella Lawson per continuare ad essere la cuoca più sensuale dietro ai fornelli, orgogliosamente onnivora e generosa nelle forme (Real men like curves, only dogs go for bones, il che non è del tutto vero, ma nemmeno del tutto falso): signore e signori, non potete fare a meno di me.