Happy Birthday to US
L’Italia non ha un suo 4 luglio. Tutte le feste nazionali, qui, sono feste di parte. E’ diventato di parte il 25 aprile, sequestrato dagli anti-fascisti di professione che lo hanno trasformato in un randello politico da alzare contro tutti quelli che stanno un po’ più a destra. E’ di parte il 2 giugno e il ricordo del più lacerante referendum della nostra storia. E’ poco sentito il 17 marzo e la conseguente celebrazione di un’unità forse mai raggiunta e che ha mosso i primi passi in un contesto non proprio esaltante.
Il 4 luglio statunitense è qualcosa di profondamente diverso. Primo perché gli americani lo sentono tutti allo stesso modo. Secondo perché ad essere celebrato non è un paese chiuso in confini fisici, geografici o temporali. Oggi si celebra uno stato dell’anima. E il vantaggio del 4 luglio è che non devi essere americano per fare festa. Gli Stati Uniti hanno circa 300 milioni di cittadini residenti e qualche miliardo di “americani dentro” sparsi in giro per il mondo. Gente convinta che “We hold these Truths to be self-evident, that all Men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty, and the pursuit of Happiness” siano ancora oggi le parole migliori mai scritte in un documento politico. E’ un sogno spesso irrealizzabile, l’America, e per questo merita di essere vissuto ancora più a fondo. Perché non è una questione di soldi, di provenienza, di razza. E’ essenzialmente un problema di libertà e di opportunità.
Con tutti i suoi problemi, le sue contraddizioni, i mille errori che ne hanno segnato il cammino, gli Stati Uniti riescono ad essere sempre e comunque la miglior opzione possibile per chi sogna un mondo migliore. Andrew Sullivan e Chrisitian Rocca hanno ricordato che l’11 settembre 2001 “ciò che è stato fatto a New York, è stato fatto anche alla coscienza collettiva del mondo”. E’ così, nel bene e nel male: l’America è una gigantesca coscienza collettiva, una malattia che ti prende e difficilmente ti lascia, un viaggio senza fine verso qualcosa che sai esistere anche se non riesci fisicamente a localizzare. Perché sta dentro quelle stelle e strisce, simbolo di un’idea prima ancora che di una nazione.