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Mr. Roy
Roy Hodgson è ufficialmente il nuovo Commissario Tecnico dell’Inghilterra. Ha firmato un contratto di quattro anni, quindi si suppone che guiderà i Bianchi fino alla campagna europea del 2018. Il ruolo di ct inglese è da sempre il mestiere più impegnativo d’Oltremanica: aspettative sempre e comunque altissime (la sconfitta non viene considerata un’opzione), pressione mediatica esasperante, giocatori non sempre all’altezza per capacità e professionalità, anche se negli ultimi anni un minimo regime di disciplina è stato instaurato, nonostante Wags, sbronze e scandali a sfondo sessuale siano sempre dietro l’angolo.
Ho avuto l’onore di stringere la mano al nuovo allenatore dei Tre Leoni durante la sua breve permanenza quale allenatore dell’Udinese, oramai più di dieci anni fa, e l’impressione che ne ebbi fu quella di un vero gentleman, molto disponibile e gentile, colto e ricco di apprezzabile sense of humour tipicamente british. Purtroppo l’esperienza in Friuli non fu per lui fortunatissima, dato che venne sollevato dall’incarico solo qualche mese dopo il suo insediamento, anche se giova ricordare che lasciò la squadra in una tranquillissima posizione di medio-alta classifica; dopo di lui, i bianconeri ottennero una tribolatissima salvezza soltanto alla penultima giornata.
Hodgson non era certamente il front-runner nella corsa al dopo-Capello: favoritissimo era il Manager degli Spurs Harry Redknapp, ma alla fine, molto a sorpresa, il Presidente della FA David Bernstein ha affidato l’incarico a questo giramondo inglese di grande esperienza internazionale: salì alla ribalta come allenatore della Svizzera ai Mondiali statunitensi del 1994 (raggiunti gli ottavi di finale) e agli Europei inglesi del 1996; poi la guida dell’Inter, dell’Udinese, alcune esperienze in Nord Europa (Norvegia), infine il ritorno e la definitiva consacrazione in Patria alla guida del Fulham: a Craven Cottage ottiene prima una miracolosa salvezza e poi una clamorosa qualificazione in Europa League.
Tutto ciò gli vale una chiamata da Anfield Road per tentare di riportare i Reds nel giro titolato della Premier, ma le cose purtroppo per lui, me e Simone non vanno per il verso giusto. Quest’anno parte ai box, per poi subentrare a Roberto DiMatteo al timone del West Bromwich Albion, conducendo abilmente la terza squadra di Birmingham (neopromossa) ad una comoda posizione di metà classifica in Premier, andando oltre le più rosee aspettative.
Il resto è storia recentissima: l’addio di Capello, l’interregno di Pierce (una sola amichevole -persa- a Wembley contro l’Olanda) e la chiamata dai vertici della FA. E adesso? Presi singolarmente, i giocatori che compongono il nucleo storico della Nazionale inglese sono di primissimo livello: un portiere quantomeno presentabile (Hart, Man City), difesa esperta ( Terry, Ferdinand, Cole, Johnson), centrocampo sulla carta fortissimo ( Lampard, Gerrard, Walcott, Milner, Lennon), attacco che poggia sulle possenti spalle di Wayne Rooney. I problemi cominciano quando si tratta di amalgamare tutti questi ottimi ingredienti per andare a formare un undici competitivo. Il merito di Capello fu quello di riuscirci quantomeno nelle partite di qualificazione a Mondiali ed Europei: mai , a mia memoria, l’Inghilterra si era qualificata così agevolmente alle fasi finali di queste competizioni, anzi, tante volte noi tifosi eravamo costretti a vivere veri e propri incubi intrisi di ansia e sofferenza, e il lieto fine non era affatto scontato. Indelebili per chi vi scrive, per esempio, furono la sconfitta in Olanda nel match decisivo di qualificazione ad USA ’94 ( 2-0, in panchina Graham ” Testa di Rapa ” Taylor ) e il la più recente debàcle in casa contro la Croazia ( 2-3, in panchina il famigerato ” Wally with the Brolly ” Steve Mclaren) che mi privò dell’opportunità di assistere dal vivo ad una partita dei miei beniamini, visto che gli Europei si disputavano nella (per me) vicinissima Austria.
Ma torniamo a Mr. Roy. Le reazioni dei media non si sono certo distinte per entusiasmo, anzi, ma io credo che Hodgson possa condurre l’Inghilterra quantomeno ai quarti di finale: il girone sulla carta appare non certo facile, ma nemmeno insormontabile, a patto che non si fallisca il primo appuntamento con i dirimpettai francesi, ma questa è un’ipotesi che non prendo nemmeno in considerazione, e d’altra parte lo stesso Hodgson ha dichiarato che si sentirebbe deluso se i Bianchi non riuscissero a centrare almeno l’ingresso tra le prime otto. Spetterà a lui tentare di sanare la spaccatura creatasi fra i suoi due centrali Ferdinand e Terry, frattura avvenuta a causa delle presunte frasi razziste pronunciate da JT nei confronti del cugino di Rio, Anton Ferdinand. Mr Roy ha dichiarato di volersi confrontare con entrambi face to face per cercare di risolvere la questione, anche se la cosa non appare semplice. In rampa di lancio nel ruolo abbiamo comunque l’ottimo Cahill del Chelsea, Micah Richards del City (mai realmente considerato da Capello, può fungere anche da terzino destro), Jagielka dell’Everton e Lescott del City, a meno che la bellezza non diventi un fattore.
Sulle fasce, almeno in difesa, intoccabili Johnson e Cole, anche se il giovanissimo Walker degli Spurs potrebbe costituire una piacevolissima sorpresa. Detto di Joe Hart intoccabile tra i pali (anche per assenza di alternative credibili), veniamo al midfield. Hodgson punterà forte, come tutti i suoi recenti predecessori, su Lampard e Gerrard (e non potrebbe essere altrimenti). A questi due aggiungerei Carrick, e Jones (guerriero vecchio stampo classe 1992) del Man Utd, Milner del City, il giovane Rodwell dell’Everton e il classico nutrito drappello di ali tipicamente britanniche (Walcott, Lennon), la novità dei Gunners Chamberlain e Adam Johnson del City, giovane già bruciato secondo alcuni, ma che secondo me meriterebbe una chanche, non foss’altro perchè rappresenta la “cosa” più vicina a Steve McManaman che io abbia mai visto.
L’attacco dipende da Rooney, e il buon Wayne sarà squalificato per i primi due match. Spazio quindi alle frecce nere Wellbeck, Sturridge e Young, dentro anche il sempiterno settepiedi Crouch. Pochissime speranze per il mio idolo Carroll del Liverpool, classico centravanti all’inglese: stagione a luci (poche) e ombre (molte) la sua, anche se fu proprio Hodgson a volerlo ad Anfield Road.
Dopo questa sintetica panoramica su quelle che potrebbero essere le scelte del nuovo ct inglese, non mi resta che fargli un grosso in bocca al lupo (ne avrà bisogno) dandogli appuntamento per le amichevoli contro Norvegia e Belgio che anticiperanno la campagna, ci auguriamo quantomeno dignitosa, in Ucraina e Polonia. Good luck Mr Roy, e si ricordi che mai da queste colonne Le verrà richiesto di spiegare il perchè Lei abbia venduto Roberto Carlos!!