10 anni, dieci anni fa

11 settembre 2001. Dieci anni, una semplice giornata d’estate, in testa un po’ di sole e un sacco di tempo libero da riempire con gli amici. Da lì a poche ore,  a New York, sarebbe cambiata per sempre la storia e la percezione degli eventi. Tutti ricordando con enfasi cosa stavano facendo in quegli istanti. Io ero seduto davanti alla televisione, sembrava un film. Una torre che crolla, senza spiegazioni, lacrime di giovani, adulti, bambini che gridano per le strade come impazziti. Surreale eppure drammaticamente reale, quello squarcio che si apriva in tv stava sfregiando per sempre una città che quelli come me avevano visto soltanto in tv, in qualche film o grazie a qualche documentario.

Ero un bambino cresciuto con il mito di Hollywood, i cartoni animati Walt Disney, i programmi tv al pomeriggio. Internet ancora non aveva pervaso le nostre vite e gli Stati Uniti erano più un luogo immaginario che una proiezione reale, quasi un castello di Aladdin.

Difficile capire le immagini che scorrevano sullo schermo. Quasi spaventato cercai, invano, di cambiare canale; la televisione non era d’accordo. Lei si era abituata a quelle immagini, io no. Io cercavo di vedere qualcosa di diverso, lei no. Tutti i canali che conoscevo trasmettevano le stesse scene: lo schianto, lo scoppio, il dolore, le lacrime. Non rimaneva che assuefarsi ad un film troppo crudo per essere vero.

Lì, però, non c’erano persone pronte a recitare una parte. Era tutto vero. Ci misi un poco per capirlo, perché tanta brutalità, a dieci anni, è davvero incomprensibile.  

Una lacrima mi percorse il viso quasi come un riflesso inconsapevole, un misto tra tristezza e paura. Mia madre si mise accanto a me quando si accorse che anch’io iniziavo a credere che tutto fosse reale. Una sua carezza e capii di essere al sicuro. Al sicuro da un mondo che stava impazzendo e esternava il peggio di sé stesso, senza un motivo. Pensai di essere al sicuro, e pensai che a New York i bambini come me non lo erano. Alcuni di loro trovarono la morte in quelle torri, altri videro la loro vita sconvolta per sempre. Magari sarebbero potuti diventare stelle di Hollywood oppure grandi giocatori di basket o invece delle semplici persone in cerca di un lavoro.  Otto bambini persero la vita in quel giorno, e più di un migliaio non vide tornare a casa i loro genitori.

Morirono in 2974. Persone normali, uscite di case e mai più tornate. Uomini e donne che non avrebbero mai più apprezzato la bellezza di un raggio di sole, di una serata con gli amici, di una giornata al mare. A dieci anni pensi a New York come al simbolo della felicità e delle opportunità. Poi ti svegli una mattina e l’odio fa crollare le tue certezze. Never Forget.

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