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Impressioni Sforzesche
Udine-Milano, in corriera. I ragazzi della Giovane Italia, l’autogrill, le canzoni alternative, il libro di Carofiglio, l’autista simpatico, il megafono. L’arrivo a Milano, il panino sulla panchina, la salita al castello. Da qui in poi è solo politica. Prima il trio delle meraviglie Bondi-La Russa-Verdini, anticipati da un Daniele Capezzone in splendida forma e che meriterebbe qualcosa di più. Ma squadra che vince non si cambia, almeno così sembra. E allora ci teniamo un portavoce che dovrebbe fare il leader e un leader che non dovrebbe fare nemmeno il portavoce. Domande dei giornalisti: belle, ma non il massimo. Fino a che qualcuno non scoperchia la pentola e pronuncia la parola tanto temuta: democrazia. Peggio che anguille sugli specchi, i nostri si lanciano in improbabili giustificazioni dell’attuale sistema elettorale. Verdini liquida il tutto come fosse un’inutile perdita di tempo mentre La Russa dimostra tutto il democratico che c’è in lui e tuona: “riproporrò i parlamentari eletti e non nominati”. Gelo nelle prime file, poi precisa: “avevo chiesto che almeno 80 parlamentari fossero eletti, possiamo fare 40”. Quaranta su quasi mille, non so se rendo l’idea. Le prime file tirano un sospiro di sollievo, alcune ragazze in terza fila accarezzano nuovamente l’idea di una gita di cinque anni a Montecitorio e qualche giovane di belle speranze pensa che sì, se sta ancora un po’ zitto e dice che va bene magari il prossimo giro tocca a lui. Di lì a poco parlerà Berlusconi, capace di spazzare le nubi come nemmeno il borin su Grado. Meno male che c’è.