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Un passo indietro
Soltanto Silvio Berlusconi può portarci fuori da questa crisi politica tutta interna al centrodestra. E’ lui il player principale e sono le sue mosse a determinare quelle degli altri. Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini sono ottime comparse di un musical in cui è Berlusconi il protagonista e l’uomo che detta i tempi. Pensare di uscirne con un goffo tentativo di omicidio politico o giocando la carta della marginalizzazione del Cav è quantomeno rischioso; per i due attori non protagonisti e per il paese.
Un governo tecnico sarebbe il miglior regalo possibile per far trascorrere al Premier un natale felice. Preparatevi ad un inverno di mobilitazione generale e ad un Berlusconi pronto a fare quello che sa fare meglio di tutti: la campagna elettorale. Viceversa, un Berlusconi-bis evocato (non a caso) da Bocchino in questi giorni rappresenterebbe la tomba politica del leader del Pdl e con buona probabilità anche la fine di ogni seria progettualità politica a destra. Come per la Jugoslavia di Tito, l’ennesimo tentativo di tenere tutti insieme contro natura porterebbe ad una disgregazione per niente pacifica e ad una guerra di posizione che aprirebbe le strade al nuovo centrosinistra sbiadito di Bersani, Casini, Rutelli e, forse, Fini.
Berlusconi deve azzardare, e nessuno come lui può farlo. O rompe gli indugi e porta tutti al voto oppure fa un passo indietro, lascia la guida del governo a qualcun’altro e si occupa del partito. Si consegna alla storia come un premier certamente fallibile ma con il pregio di aver costruito, in Italia, il centrodestra. Includendo Udc, finiani non pasdaran e rutelliani di buona volontà. Che non significa portarsi in casa Cicciobello, Gianfranco e Pierferdi ma non disperdere quel che di buono c’è in quei movimenti.