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Non governeranno mai
Mentre a Roma dei delinquenti infiltrati tra i romani mettevano a ferro e fuoco la città, Repubblica e la Presidente dei senatori Pd (non una da sinistra extraparlamentare) si divertivano a cercare l’intruso tra i sedicenti manifestanti. L’intruso altro non era che un ragazzo con poche idee molto confuse e gli infiltrati, sempre che ci fossero, non erano quelli scovati da quei gran reporter che lavorano dalle parti di Largo Fochetti.
Ma se sullo stato del giornalismo italiano possiamo pure sorvolare, quello che è diventato nauseante è la pochezza della sinistra nostrana. Gente che vorrebbe candidarsi a governare questo paese non è riuscita a biascicare mezza parola di condanna contro la guerriglia urbana travestita da libertà di pensiero .
Non soltanto. Hanno sentito il bisogno di dire forte, alto e chiaro che c’erano degli infiltrati a fomentare la rivolta. Una rivolta che, sia detto, è degenerata quando il Governo Berlusconi ha ottenuto la fiducia alla Camera dei Deputati contro tutte le previsioni della sinistra, parlamentare ed extra.
E qui sta il punto. La sinistra che ha governato con Prodi, quella che è stata all’opposizione di Berlusconi, quella che occupa spazi politici, palinsesti televisi, piazze e casematte del potere è la stessa che non ha saputo scegliere in tempo utile tra occidente e massimalismo sovietico ed è la stessa che ha coperto i “10,100,1000 Nassiryia” dopo che decenni prima aveva guardato da un’altra parte mentre nella sua pancia crescevano i “né con lo Stato né con le Br”.
In Italia vince Berlusconi perché non c’è alternativa a Berlusconi. Perché la sinistra è quella con la bava alla bocca di Anna Finocchiaro, quella incapace di comprendere un paese reale fatto di gente che lavora, che non manifesta, che non alza le mani, che non lancia i sampietrini. Gente che non è rappresentata a Ballarò, ad Anno Zero, negli editoriali pret-a-porter di Ezio Mauro, di Zucconi, di Giannini. Gente che, però, ogni santa elezione che dio manda in terra ci tiene a ricordare ai frequentatori dei salotti del progressismo italiano che dovrebbero scegliere una volta per tutte se diventare classe dirigente e provare a raccontare il paese che vorrebbero o dialogare all’infinito con chi sta dalla parte sbagliata della storia.