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Concita
“A noi questa volta nel Lazio ci conviene perdere. Perché, siccome la Polverini è la candidata di Fini ed è l’unica sua candidata della tornata, se vince, Fini si rafforza all’interno della sua posizione critica del centrodestra e, finalmente, si decide a mollare Berlusconi e a fare il terzo polo, insieme a Casini. E noi avremmo le mani libere per allearci con Fini e Casini e andare al governo.” Per vendicarsi di essere stata praticamente costretta ad andarsene dall’ “Unità”, trasformata in foglio di guerriglia ideologica anti berlusconiana ma senza il ritorno di vendite e di immagine del “Fatto”, Concita De Gregorio, ex direttrice, non ha trovato niente di meglio da fare che dire finalmente la verità. E così confessare le manovre sotterranee e ideologicamente disoneste della sinistra capitolina e nazionale per affossare la candidatura di Emma Bonino a governatore del Lazio in competizione contro Renata Polverini.
Narrando le confidenze di questo “altissimissimissimissimo” (il linguaggio della Concita è quello che è, ndr) dirigente del Pd, molto probabilmente Enrico Franceschini, la signora sceglie di coprirlo con la foglia di fico dell’anonimato. Ottenendo il duplice risultato di fare anche la figura della giornalista reticente e omertosa con la politica. Tutto questo ridicolo psicodramma si è consumato sabato scorso all’Università di Pisa nell’ambito della manifestazione promossa dalla Associazione nazionale “Tilt”, cioè i movimentisti del Pd che vorrebbero insegnare a leggere e a scrivere a Bersani attraverso i propri convegni sull’ “alternativa maggiorenne dopo Berlusconi”.
Bella alternativa e bella consapevolezza da maggiorenni, tra ripicche sotto forma anonima e pettegolezzi che hanno come unico obiettivo quello di delegittimare la leadership di Bersani . Per carità, problemi loro, non nostri. Però ‘sta cosa può servire da monito anche a quella parte dei radicali italiani che fa riferimento alla Bonino, da sempre fautrice di un’alleanza con la sinistra. La De Gregorio infatti ha anche rivelato che, durante la campagna elettorale per le regionali del 2010, dai circoli del PD arrivavano lettere in cui gli iscritti scrivevano a “L’Unità” denunciando che “ci avevano detto di non fare volantinaggio”. Per Emma Bonino ovviamente.