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Right Industria?
Comunque vada, sarà un successo. Almeno per il centrodestra, la fine dell’era Marcegaglia in Confindustria potrebbe coincidere con una guida di Viale dell’Astronomia un po’ più vicina al variegato mondo che gravita attorno al Pdl. A contendersi il trono di Emma sono rimasti in due, Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi. Se la corsa sembra essere un “semplice” spareggio con solo due nomi in ballo va detto da subito che le regole del gioco sono un pochino più complicate.
Il post Marcegaglia inizia domani, martedì 24, e si concluderà circa quattro mesi dopo, il 23 maggio, con l’ufficiale proclamazione del nuovo leader confindustriale.
Il primo atto spetta proprio al presidente uscente che, di concerto con gli ultimi “past-presidents” individuerà una rosa di possibili saggi incaricati di scegliere il successore. Mercoledì la Giunta Nazionale di Confindustria pescherà tre nomi da questa rosa e incaricherà la nuova triade di avviare sondaggi e consultazioni per la selezione delle candidature. Non sarà facile perché chi vuol essere eleggibile dovrà dimostrare di poter coagulare attorno a sé almeno il 15% dei consensi espressi dalle singole giunte territoriali. Soltanto il 22 maggio, la giunta confindustriale, sentita la relazione dei saggi, delibererà in ordine all’elezione del nuovo Papa di Viale dell’Astronomia. Un mese dopo, salvo imboscate e previa accettazione, la proclamazione definitiva.
Dicevamo dei due frontrunner, anche se avrebbero potuto benissimo essere in quattro. Ai nomi di Bombassei e Squinzi, infatti, per lungo tempo si sono affiancate le possibili candidature nordestine del veronese Andrea Riello e del triestino Riccardo Illy. Alla fine, con qualche mal di pancia, sembra si vada al duello finale con gli imprenditori spaccati in due. Entrambi i candidati sono lombardi, hanno la stessa età e vengono da esperienze personali molto simili. Nessuno dei due è imprenditore di prima generazione ma ha raccolto il testimone da una tradizione di famiglia. Bombassei, 72 anni, è presidente della Brembo, azienda meccanica del bergamasco e capofila del famoso “chilometro rosso”. Squinzi, anni 69, è patron di Mapei, settore chimico e guida un’azienda che ancora oggi vanta un management pressoché interamente riferibile alla famiglia fondatrice.
Numericamente Squinzi sembrerebbe in vantaggio: ha incassato l’appoggio di Emma Marcegaglia , delle federazioni della chimica (la sua), della moda, della meccanica (strappandola al rivale) e una consistente maggioranza degli apprezzamenti tra le federazioni territoriali. Bombassei vanta invece appoggi decisamente più pesanti dal punto di vista del prestigio: tra i suoi sostenitori ci sono la Fiat, Telecom, alcune federazioni venete come Treviso e Vicenza, la “sua” Bergamo e, da ultimo, ha ottenuto il ritiro dalla corsa e l’endorsement di Riccardo Illy.
Partita comunque apertissima, soprattutto in considerazione del fatto che moltissime federazioni pesanti ancora non si sono espresse e aspetteranno il lavoro dei saggi per dichiarare il proprio orientamento. A far pendere la bilancia per l’uno o per l’altro potrebbe essere Assolombarda, federazione di provenienza dei due contendenti e certamente la più influente sul panorama nazionale.
Dietro le quinte si sono mossi anche alcuni politici. Squinzi è dato da molti vicino all’ala ciellina di Maurizio Lupi (tanto da partecipare anche ad alcuni happening pubblici organizzati dal vicepresidente della Camera) e ha da sempre buoni rapporti con Fedele Confalonieri e con la galassia che ruota attorno al Berlusconi-imprenditore. Ha dalla sua un “record” molto positivo nel rapporto con le sigle sindacali e una fama di “colomba” sia per quanto riguarda il tema dell’articolo 18, sia nell’atteggiamento nei confronti della Cgil.
Ad essere considerato un “falco” dei rapporti sindacali è, invece, Alberto Bombassei. Se Squinzi viene ricordato perché da presidente di Federchimica non ha mai strappato con la Cgil, Bombassei è balzato alle cronache confindustriali per essere l’uomo dei “contratti separati” e del sì – più o meno esplicito – al superamento dell’articolo 18.
O per posizioni assunte o per vicinanza effettiva ad alcuni suoi esponenti, la prossima presidenza di Confindustria finirà per avere un orientamento decisamente più friendly nei confronti del centrodestra nazionale. Rimane da capire con quali uomini il centrodestra nazionale intenda affrontare il tema, per chi scrive cruciale, dei rapporti con il mondo confindustriale.