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Cane mangia cane
Il cane è il migliore amico dell’uomo, si dice. Ma il cane, anzi i cani, rischiano anche di diventare i peggiori nemici dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Il primo a subire la maledizione canina è stato Mitt Romney, vincitore (di fatto) delle primarie repubblicane. Per mesi, infatti, glispin-doctordemocratici si sono trastullati con un aneddoto, parzialmente apocrifo per la verità, secondo cui nel 1983 l’allora vicepresidente della Bain&Company avrebbe costretto il setter irlandese di famiglia, chiamato Seamus, a sorbirsi un lungo viaggio da Boston all’Ontario, in Canada, scomodamente sistemato in una gabbietta legata al tettuccio dell’automobile.
Il fantasma di Seamus, che si sarebbe poi serenamente spento per vecchiaia qualche anno più tardi, in un ranch californiano, ha perseguitato a lungo Mitt. L’aneddoto del resto, anche se forzato a dismisura dalla propaganda della sinistra americana, si incastra perfettamente con la “narrazione” che la stessa sinistra sta tentando (non senza qualche successo) di costruire intorno al candidato repubblicano, dipinto come un businessman senza scrupoli, incapace di provare una qualsiasi forma d’empatia con chicchessia. Fosse anche con l’adorato cane di casa.
David Axelrod, il più influente dei consiglieri strategici di Barack Obama, lo scorso gennaio si era spinto fino a pubblicare sul suo profilo Twitter una fotografia del presidente abbracciato al suo cane Bo, comodamente seduto sui sedili posteriori della limousine presidenziale. Con un commento, secco: «Ecco come i bravi padroni trattano i loro cani». E non passava intervista televisiva alla coppia Mitt&Ann Romney senza che qualche portatore d’acqua del Team Obama (si legga “giornalista televisivo”) non chiedesse alla coppia di raccontare la propria versione sul terribile viaggio coatto del tenero Seamus. Un tormentone in piena regola, alimentato quotidianamente anche dai blogger democratici.
Gli arbitri del karma universale, però, a un certo punto devono aver pensato che gli spin-doctor di Obama avevano esagerato. E questa perversa dinamica cinofila, all’improvviso, si è ribaltata. Tutto merito di Jim Treacher,nom de plumedel giornalista conservatore Sean Medlock, che sul quotidiano online “The Daily Caller” ha ripescato uno stralcio del libro autobiografico “Dreams from my Father”, scritto da Obama nel 1995 per lanciare la propria carriera politica. Nel secondo capitolo, parlando della propria infanzia trascorsa in Indonesia con il patrigno Lolo Soetoro, Barack Hussein scrive delle sue prime esperienze con il cibo “esotico”: «Imparai a mangiare piccoli peperoncini verdi nelle cene a base di riso e fui introdotto alla carne di cane (dura), di serpente (ancora più dura) e alle cavallette arrosto (croccanti)».
Era la l’occasione che i sostenitori repubblicani aspettavavano da mesi per vendicarsi. Il presidente amico dei cani, quello che li fa viaggiare amorevolmente in limousine per non farli soffrire, i migliori amici dell’uomo addirittura se li mangia. Da bambino, è vero. Ma senza mostrare il minimo cenno di pentimento anche da adulto, quando scrive la sua autobiografia. La blogosfera di destra diventa, all’istante, una miniera di battute («Lo sai perché Romney ha messo il cane sopra la macchina? Per evitare che Obama se lo mangiasse») e fotomontaggi con improbabili banchetti canini del presidente. Sulla twittersfera inizia a impazzare l’hashtag#ObamaDogRecipes.E il portavoce di Romney rincara la dose, rispolverando il vecchio tweet di Axelrod e aggiungendo: «A posteriori, una foto da brivido».
Ma è solo il capitolo più recente di una battaglia destinata a durare fino a novembre. Mai come quest’anno, per arrivare alla Casa Bianca, bisognerà dimostrarsi capaci di sopravvivere al “cane mangia cane”.
da “Il Giornale” del 22 aprile