USA 2012 – 04. NORTH CAROLINA

Questo articolo – pubblicato su Il Foglio del 5 settembre – è il quarto di una serie dedicata agli swing states delle elezioni presidenziali Usa. Ecco i link agli articoli precedenti: Colorado, Nevada, Florida.

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La North Carolina non è uno stato qualunque, ma la terra dove si stabiliscono i coloni inglesi già alla fine del 1500. Primissima tra le colonie americane, combatte per l’indipendenza ed entra nell’Unione degli Stati Uniti d’America come uno dei tredici stati originari. Nel 1861, a Guerra Civile iniziata, aderisce alla Confederazione. E questo doppio retaggio di stato fondatore e stato del Sud si fa sentire ancora oggi, nelle scelte elettorali dei suoi cittadini.

Nel 2008, Barack Obama conquista la North Carolina (e i suoi 15 voti elettorali) per un soffio: +0,33%. Soltanto 14mila mila voti di scarto su 4,3 milioni di elettori. Il “Tar Heel State” è lo stato nel quale Obama si impone con il margine minore, eppure si tratta di una vera vittoria: la prima di un candidato democratico alla presidenza dopo quella di Jimmy Carter nel 1976.  La North Carolina, infatti, ha una storia elettorale da vero stato del Sud. Con una prima fase tutta democratica e una seconda fortemente repubblicana. Ma andiamo con ordine.

Prima della Guerra Civile, la North Carolina è divisa – politicamente – tra Est e Ovest. La parte orientale dello stato (sede delle piantagioni di cotone dove sono utilizzati gli schiavi afro-americani) è democratica. La parte occidentale, dove lo schiavismo non è diffuso, sostiene il Whig Party. Dopo la parentesi della Reconstruction, il Partito democratico riconquista il controllo pressoché totale dello stato, almeno fino al 1892, quando il Partito repubblicano e il Populist Party formano un’alleanza elettorale che porta alla conquista della legislatura statale e del governatore, senza tuttavia scalfire la superiorità dei democratici alle elezioni presidenziali. Nel giro di qualche anno, grazie al disfranchisementdella popolazione di colore, la North Carolina diventa parte integrante del Solid Democratic South, sia a livello locale che a livello federale.

Concretamente, da quando il Gop appare all’orizzonte elettorale (nel 1856), la North Carolina partecipa alle elezioni presidenziali per 37 volte. A rigore sarebbero dovute essere 39, ma a causa della Guerra Civile, in quanto stato sudista legato alla Confederazione, non partecipa né nel 1864, né nel 1868. Nei cicli elettorali ai quali prende parte, la North Carolina promuove per 24 volte i Democratici, 12 volte i Repubblicani e una sola volta il candidato espresso da un terzo partito. È il 1860 e Abraham Lincoln diventa presidente affrontando e sconfiggendo non uno bensì tre candidati: oltre al democratico Stephen Douglas, anche John Bell (Constitution Union party) e John Breckenridge (Southern Democrat). Quell’annoBreckenridgevince la North Carolina con il 50.51. Ma il consenso di Breckenridge non sfonda oltre la linea Mason-Dixon e HonestAbe approda alla Casa Bianca.

Passata la Guerra di Secessione (e con le rare eccezioni di Ulysses Grant nel 1872 e Herbert Hoover nel 1928) comincia un periodo di assoluto e incontrastato dominio del Partito democratico. Una stagione politica che dura ben 108 anni, fino al 1964. Al contrario della Virginia, infatti, la North Carolina resiste persino alle schiaccianti vittorie del repubblicano Eisenhower nel 1952 e nel 1956. Dopo il grande scontento seminato al Sud dal Partito democratico con il Civil Rights Act del 1964, tocca quindi a Richard Nixon il compito di conquistare lo stato alla fede repubblicana. Fede che rimarrà intatta per decenni, fino alla riconquista di Obama del 2008 e  con l’unica eccezione della vittoria nel 1976 di un democratico del Sud di nome Jimmy Carter. Ecco la carrellata dei trionfi del Gop: Richard Nixon nel 1972 (+41% contro George McGovern); Ronald Reagan nel 1980 (+2% contro Carter) e nel 1984 (+24% contro Walter Mondale); George Bush Sr. nel 1988 (+16% contro Michael Dukakis) e nel 1992 (+1% contro Bill Clinton); Dole nel 1996 (+4% sempre contro Clinton); George Bush Jr. nel 2000 (+13% contro Al Gore) e nel 2004 (+13% contro John Kerry).

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Già nel 2004, a questa superiorità repubblicana nelle elezioni presidenziali non corrisponde un dominio altrettanto solido a livello locale. Oggi, dopo la vittoria di Obama nel 2008, i democratici controllano molti dei posti chiave: hanno il governatore, un senatore su due, la maggioranza nelle camere della legislatura statale, la Corte Suprema locale e una maggioranza (lieve, 7 a 6) nei distretti della Camera.

La North Carolina rimane uno stato in gran parte agricolo, con forte produzione di tabacco e allevamenti di maiali, oltre a un’industria turistica sulla riva atlantica (comprese le isole di Hatteras e Ocracoke) e nelle montagne.La sua geopolitica moderna, malgrado il “riallineamento” degli anni Sessanta, continua a ricordare quella successiva alla Guerra Civile. La parte occidentale dello stato (WesterPiedmont e i Monti Appalachi) continua ad essere fedele al partito repubblicano, con percentuali che in genere oscillano tra il 55% e il 75% (in contee come Cherokee, Rutherford, McDowell, Caldwell, Randolph). Il Gop è anche più forte nelle contee sud-orientali (Onslow, Carteret, Brunswick, Beaufort, Craven). Mentre i democratici dominano al confine nord-orientale con la Virginia, nella zona centrale intorno a Winston-Salem e Greensboro, oltre che nelle aree urbane di Charlotte, Asheville, Raileigh e Durham (alcune delle quali sono in rapida espansione).

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Per il resto, come al solito, il partito repubblicano vola nelle zone rurali e nelle piccole città, mentre nei sobborghi cittadini i rapporti di forze sono molto più equilibrati. Questa tendenza si rafforza alle elezioni del 2008, con Obama in grado di conquistare al voto democratico 13 contee che fino alla tornata elettorale precedente erano in mano repubblicana. In 10 su 13 di questi casi, il partito democratico conquista contee limitrofe alle contee tradizionalmente democratiche. Solo in 3 casi (Buncombe, Jackson, Watauga) si tratta di contee della zona ovest, rurale e repubblicana. Le 8 contee in cui, al contrario, il Gop è andato meglio nel 2008 rispetto al 2004 (Allegany, Camden, Clay, Columbus, Graham, Polk, Richmond, Yancey) si trovano quasi tutte nell’estremità occidentale dello stato, soprattutto al confine con il Tennessee.

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Quest’anno la sfida del North Carolina sarà caratterizzata dalla capacità di Obama di ripetere l’exploit del 2008, entusiasmando e coinvolgendo di nuovo la comunità afro-americana che rappresenta il 21,5% della popolazione (con un incremento del 17% negli ultimi dieci anni). Un lavoro di mobilitazione al quale i democratici si stanno dedicando con continuità e impegno. Soprattutto tentando di mitigare il malcontento diffuso sui temi dell’economia: la comunità nera del North Carolina ha un tasso di disoccupazione del 19%. Ma mentre i sondaggi danno in calo il supporto ad Obama da parte della popolazione bianca, il consenso da parte della popolazione nera rimane molto alto, anche se meno entusiasta.  Su questo consenso il presidente sta lavorando soprattutto attraverso una vasta campagna di registrazione, porta a porta, con la distribuzione dei moduli di registrazione dai barbieri, nei saloni di bellezza e soprattutto nelle chiese che in questo stato sono ancora uno dei più importanti punti di riferimento della comunità afro-americana.

L’obbiettivo è mantenere il record del 2008 quando, la candidatura del primo presidente nero della storia Usa, porta al voto ben 127.000 elettori neri in più rispetto al 2004. Un dato di tutto rispetto se si considera che la conquista dello stato da parte di Obama dipende da soli 14.177 voti. Secondo i calcoli del partito democratico infatti, se il voto di colore regredisse al livello del 2004, Obama perderebbe lo stato.

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Una battaglia delicata che si gioca su molti fronti. Buona parte delle famiglie afro-americane, ad esempio, non sono d’accordo con la campagna del presidente Obama a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Una svolta, quella dell’amministrazione democratica, sgradita alla maggioranza assoluta degli elettori del North Carolina che nel referendum dello scorso maggio si sono espressi ufficialmente con un voto contro l’inserimento non solo del matrimonio gay ma anche delle unioni civili nella costituzione dello stato.

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In North Carolina un ruolo importante possono giocarlo gli elettori indipendenti. Dal 2000, questo tipo di elettori -che non sposa né il partito repubblicano, né quello democratico- è cresciuto del 112% nelle liste elettorali. Un numero rilevante se si considera che gli elettori registrati nelle liste come democratici sono cresciuti nello stesso periodo del 25% e i repubblicani del 20%. Con la particolarità in più: la North Carolina è famosa per avere nelle liste elettorali democratiche un gran numero di conservatori democratici che non sempre finiscono per votare il candidato del loro partito di riferimento.

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A novembre, le contee da osservare con particolare attenzione saranno quelle di Franklin e Nash, nella zona centro-orientale dello stato. Si tratta di una “enclave” tradizionalmente repubblicana all’interno della North Carolina “blu” (malgrado una percentuale di neri superiore alla media del Tar Heel State), che il Gop ha sempre vinto con margini intorno al 15-20%. Nel 2008, proprio sfruttando l’eccezionale mobilitazione della comunità afro-americana, Obama ha quasi raggiunto le percentuali di consensi ottenute da McCain. Se il presidente dovesse ripetere il miracolo, la North Carolina avrebbe buoni chance di restare democratica per la seconda elezione consecutiva. E questo, con ogni probabilità, significherebbe anche un secondo mandato per Obama alla Casa Bianca.

Se il Gop, invece, riuscisse a tornare intorno ai livelli del 2004, a tornare “rossa” potrebbe essere anche la poltrona di governatore, che il democratico Walter Dalton sta difendendo (con scarso successo, secondo i sondaggi) dall’assalto del repubblicano PatMcCrory dopo le frettolose dimissioni di BevPerdue lo scorso gennaio. A chiudere l’elenco delle sfide di novembre, infine, ci sono almeno quattro distretti competitivi alla Camera (due “open”), oggi in mano ai Democratici. Conquistandone un paio, il Partito repubblicano riuscirebbe anche a ribaltare i rapporti di forza oggi esistenti al Congresso.

(4/continua. Nella prossima puntata: la Virginia)

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