In tempi non sospetti

Spiace fare quelli che “ve l’avevamo detto” ma i gestori di questo blog “ve l’avevano detto”. Così forte e chiaro che ad occuparsi della questione era sceso in campo anche Il Giornale.

A noi la Polverini non è mai piaciuta, proprio per niente. Sindacalista di un sindacato con tanti dubbi circa gli iscritti e prezzemolina a Ballarò dove, se sei di centrodestra veramente, non ti invitano se non per spennarti vivo. Piaceva a tanti, come ricorda magistralmente oggi Emma Bonino. Piaceva innanzitutto a Fini, che a quest’ora l’avrà certamente già rinnegata con la stessa velocità con cui ha cestinato qualsiasi cosa a cui abbia aderito negli ultimi 25 anni. E piaceva a quelli che, nel centrodestra, tentarono di arrampicarsi sugli specchi raccontandoci che con lei avremmo vinto.

Scrivemmo il giorno in cui il Pdl la scelse come candidata:

“Forse semplicemente questo partito, abituato a calare dall’alto qualsiasi scelta, rischia di scontrarsi con una realtà per una volta più complessa del rassicurante sorriso di Silvio Berlusconi. E non basterà Silvio Berlusconi a garantire sulla candidatura di questa sindacalista figlia di una politica di sinistra, amica più della Cgil che delle partite Iva e candidata sulla base degli ottimi risultati ottenuti alla guida di un sindacato di cui si ostina a non voler fornire i numeri veri.” 

e ancora:

“che senso ha, per la destra, vincere le elezioni per poi ritrovarsi con un governatore di sinistra (o che vuole attuare politiche di sinistra, che poi è la stessa cosa)?”.

I fatti hanno confermato che se mai ci fossimo sbagliati, lo abbiamo fatto per difetto. Vincere con quelle come Renata Polverini non è solo inutile, è dannoso.

Se ne deve andare, adesso. Perché porta la responsabilità politica di quel che è successo e perché, con le sue dimissioni, chiuderemo per sempre una parentesi che nulla ha a che fare con il centrodestra che sogniamo noi.

“Liberista mai” diceva in campagna elettorale. Licenziamola con un “Polverini mai più” e facciamola finita.


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