It’s the economy
Ci sarebbero molti modi per parlare del dibattito di ieri sera, ma credo che questa volta valga la pena di partire dalla fine.
Per la terza volta su tre al rappresentante del partito democratico è stato concesso del tempo in più per esprimere le proprie opinioni. Si tratta di minuti, potrebbero sembrare pochi, ma per i tempi televisivi sono un’enormità. Ieri sera Obama ha avuto a disposizione più di tre minuti rispetto a Romney e se andiamo a sommare la tempistica dei precedenti dibattiti viene fuori un dato molto eclatante: Romney e Ryan hanno parlato per un totale di 119 minuti e 33 secondi, Obama e Biden invece per 128 e 26. Una differenza di 8 minuti e 53 secondi.
Magari sono dettagli irrilevanti ma è sempre bene riportarli.
Prima di entrare nello specifico è utile anche dare un’occhiata ai sondaggi per avere un’idea di come il dibattito sia stato recepito dagli americani.
Secondo l’instant pool della CBS per il 33% dei telespettatori l’esito è stato di sostanziale pareggio, per il 30% aveva vinto Romney e per il 37% Obama. Il dato più rilevante di questo sondaggio però esce fuori quando gli intervistati sono chiamati a rispondere alla domanda su chi dei due candidati è stato più convincente sull’economia: il 65% ha risposto infatti Romney e solo il 34% Obama.
Secondo il sondaggio della CNN Obama avrebbe vinto (46-39), ma anche in questo caso il giudizio finale è che si tratti di un sostanziale pareggio perché, secondo Sam Feist, Romney avrebbe convinto di più su tutte le «key issues» come ad esempio sull’economia dove la distanza fra Romney e Obama si è rivelata essere di diciotto punti a vantaggio del candidato Repubblicano.
Sicuramente Obama ha fatto meglio rispetto al primo dibattito (ci voleva anche poco) ma Romney ha tenuto bene visto che secondo il 37% degli intervistati ha fatto meglio di quanto si aspettassero mentre per il 33% la performance è stata in linea con le aspettative.
Della stessa opinione è Ben Smith, capo di BuzzFeed, secondo il quale Romney è riuscito anche questa volta a sembrare presidenziale: «Romney did, again, come away looking like a guy who could be president, which is probably the most important thing».
Entrando nello specifico del dibattito sulla questione della Libia Andrea è stato più che esauriente e l’unica cosa che mi sentirei di aggiungere è che fino a ieri tutti i commentatori liberal ritenevano la politica estera un fattore secondario nella campagna elettorale, da oggi invece è diventato il tema più importante grazie soprattutto alla palese bugia della moderatrice che, tra l’altro, ha ammesso il suo errore.
Per il resto Romney si è dimostrato molto in palla oltre che sull’economia anche sulle due domande che avrebbero dovuto metterlo più in difficoltà come quella sulle differenze con Bush e quella sull’immigrazione.
Per quanto riguarda Bush è stato molto curioso vedere come Obama abbia difeso l’ex presidente americano lodandone le qualità e la moderazione dopo aver passato tutto il suo mandato ad incolparlo dei fallimenti dell’attuale amministrazione. Se il ridicolo aveva un limite ieri sera è stato ampiamente superato.
Personalmente sono rimasto sbalordito da come Romney abbia saputo reggere il colpo nonostante il colpo basso della moderatrice sulla Libia che, non contenta, non ha neanche approfondito il fallimento dell’operazione Fast&Furious. Un po’ come successo nel dibattito fra Ryan e Biden quando, guarda caso, si cambiò argomento proprio nel momento in cui si stava parlando del fatto che l’ambasciata in Libia non fosse difesa nell’anniversario dell’11 settembre.
Obama, inoltre, non ha neanche provato a difendere i suoi insuccessi ma si è limitato soltanto ad attaccare Romney. Sarà per questo che gli indecisi e gli indipendenti non sono rimasti colpiti più di tanto dal dibattito di ieri sera che ha infiammato solo gli ultras (soprattutto italiani) di Obama.