USA 2012 – 07. WISCONSIN

Questo articolo – pubblicato su Il Foglio del 29 settembre (qui la versione online) – è il settimo di una serie dedicata agli swing states delle elezioni presidenziali Usa.

Il Wisconsin è uno stato strano, con forti tendenze alla schizofrenia. È in una scuola elementare di Ripon, piccola cittadina appena a nord-ovest di Milwaukee, che per la prima volta si decide di chiamare “repubblicano” un partito in grado di dare forma e sostanza al movimento anti-schiavista che si oppone al “Kansas-Nebraska Act”, con cui il Congresso (ripudiando il “Missouri Compromise” del 1820) lascia liberi i nuovi territori del West di scegliere se legalizzare o no la schiavitù. Ma il Wisconsin è anche lo stato in cui, sempre intorno alla metà del diciannovesimo secolo, nascono miriadi di comunità che vogliono mettere in pratica gli ideali del socialismo utopico. E intorno a una di queste comunità, fondata nel 1844 da un gruppo di seguaci del filosofo Charles Fourier (l’inventore del termine “femminismo”), si sviluppa proprio la cittadina di Ripon, culla del Gop.

Il Wisconsin è lo stato d’origine di Joe McCarthy, senatore repubblicano, populista e anti-comunista, che a oltre mezzo secolo dalla tragica conclusione della sua parabola politica – complice anche una delle più gigantesche campagne di disinformazione della storia dell’umanità – è ancora il simbolo, perfino semantico, della “caccia alle streghe” ad ogni latitudine del pianeta. Ma il Wisconsin è anche lo stato in cui nasce il movimento progressista americano, sulla scia della dinastia fondata dall’ex repubblicano Bob “Fighter” La Follette (deputato, senatore, governatore del Badger State all’inizio dello scorso secolo, candidato alle presidenziali nel 1924 sotto la bandiera del Progressive Party) ed ereditata dai figli Philip (anche lui governatore) e soprattutto Robert, che a cavallo tra i due conflitti mondiali diventa il senatore di riferimento di un caucus, quello progressista, in cui convivono esponenti vicini al mondo dei sindacati e del movimento socialista. Dal 1901 al 1960, Milwaukee elegge quattro sindaci iscritti al Socialist Party of America.

Questa schizofrenia politica di fondo si riflette profondamente nella storia elettorale del Wisconsin. A livello presidenziale, i repubblicani dominano dal 1856 al 1920. Le uniche due eccezioni sono la risicata vittoria di Grover Cleveland su Benjamin Harrison (+1,7% nel 1892) e quella più larga di Woodrow Wilson su William Taft (+8,5% nel 1912). Quasi mai, però, il Gop si impone con distacchi che superano di troppo la doppia cifra: il margine di vantaggio oscilla tra il +2,5% di Rutherford Hayes contro Samuel Tilden nel 1876 al +23% di William McKinley contro William Bryan nel 1896, ma in genere i candidati repubblicani conquistano il Badger State con una decina di punti percentuali in più rispetto ai rivali democratici. Nel 1924, questo delicato equilibrio viene spezzato da Bob La Follette che, dopo aver lasciato il Gop, si presenta alle elezioni con il neonato Progressive Party. L’ex governatore vince in Wisconsin con largo margine, ma la sua corsa si ferma appena al di sotto del 17% a livello nazionale.

Dopo un ritorno di fiamma repubblicano del 1928 con Herbert Hoover, il Wisconsin si accoda al resto degli Stati Uniti nell’era-Roosevelt, ma FDR – dopo aver stravinto nel 1932 e nel 1936 – inizia a perdere colpi già nel 1940 (+1,8% contro Wendell Wilkie) e addirittura viene sconfitto nel 1944 da Thomas Dewey. Tanto per ribadire la propria strutturale incostanza, però, lo stato torna nella colonna democratica già nel 1948 con Harry Truman (+4,5% contro lo stesso Dewey). Ma è solo una sbandata, perché nel 1952 e nel 1956 Dwight Eisenhower lascia Adlai Stevenson indietro di oltre 20 punti e prepara la strada all’affermazione di Richard Nixon nel 1960 (+3,5% contro John F. Kennedy).

La larga vittoria di Lyndon Johnson nel 1964 (+24% contro Barry Goldwater) è il preludio di un lento slittamento a sinistra. Nixon si riconferma nel 1968 (+3,5% contro Hubert Humphrey) e, meno faticosamente, nel 1972 (+9,5% contro George McGovern). Ma dopo la vittoria di Jimmy Carter nel 1976 (+1,5% contro Gerald Ford), è Ronald Reagan l’ultimo candidato repubblicano ad imporsi nel Badger State: nel 1980 contro lo stesso Carter (+5%) e nel 1984 contro Walter Mondale (+9%).

Se neppure il Reagan del 1984 riesce a vincere in Wisconsin con un vantaggio in doppia cifra, è chiaro che le dinamiche elettorali dello stato sono cambiate. Ma le basi elettorali dei due partiti continuano a rendere la vita difficile agli avversari. E il sopraggiunto dominio democratico – proprio come quello repubblicano degli anni precedenti – non produce mai margini superiori al 10%. Anche se a fatica, comunque, il Wisconsin resta stabilmente nella colonna degli stati “blu”: vincono Mike Dukakis nel 1988 (+3,5% contro George Bush Sr.); Bill Clinton nel 1992 (+4,5% sempre contro Bush Sr.) e nel 1996 (+10% contro Bob Dole); Al Gore nel 2000 (+0,22% contro George W. Bush) e John Kerry nel 2004 (+0,38% sempre contro Bush Jr.).

Dopo le due risicatissime affermazioni democratiche del 2000 e del 2004, molti si aspettano un Wisconsin competitivo anche nel 2008. Ma l’onda nazionale che travolge lo stato è impressionante: Barack Obama batte John McCain con quasi 14 punti di scarto, lasciando al candidato del Gop una dozzina scarsa di contee. La natura “bipolare” (non nel senso politologico del termine) del Wisconsin è però sempre in agguato. Lo stato svolta nuovamente a destra alle elezioni di mid-term del 2010: il Gop conquista la poltrona di governatore con Scott Walker, oltre a strappare un seggio del Senato e due alla Camera ai democratici. In più, i repubblicani passano dall’opposizione alla maggioranza in entrambi i rami del parlamento locale.

Poi scoppia il dramma. Walker compie il gravissimo “errore” di mantenere le proprie promesse elettorali e, con l’appoggio del suo partito, mette in campo una serie di riforme che – oltre a sanare il deficit di bilancio dello stato – mettono in seria discussione il potere consolidato dei sindacati, soprattutto quelli dei dipendenti pubblici. Apriti cielo. Nel 2011 i democratici, spalleggiati dalle union, provano prima ad abusare del meccanismo del “recall” rimettendo in gioco i seggi di un manipolo di deputati locali e obbligando di fatto i cittadini a ripetere le elezioni appena stravinte dal Gop. Il tentativo fallisce. Poi, dopo aver perso la maggioranza alla Corte Suprema, tentano la strada del recount per sostituire il giudice repubblicano David Prosser con la fedelissima JoAnne Kloppenburg. E falliscono anche questa volta. Infine, nell’estate dello stesso anno, puntano disperatamente al “bersaglio grosso”, costringendo al “recall” il governatore in persona. Dopo qualche mese di campagna elettorale senza esclusione di colpi e milioni di dollari spesi dalle union e dal partito democratico, Scott Walker vince con un margine addirittura superiore a quello del 2010, conquistando il 53,2% dei voti contro il 46,3% dello sfidante democratico, Tom Barrett, lo stesso battuto (52,3% a 46,5%) alle elezioni di mid-term.

Le elezioni presidenziali del 2012, insomma, non trovano il Wisconsin impreparato. Le macchine organizzative dei due partiti lavorano a pieno regime da più di due anni. Con una differenza significativa: dopo quattro sanguinose battaglie vinte consecutivamente, il morale dei repubblicani è alle stelle, mentre quello dei democratici è ai minimi storici. È questo, oltre alla candidatura alla vicepresidenza di Paul Ryan (rieletto alla Camera sei volte nel 1° distretto dello stato), il motivo per cui uno stato vinto da Obama con 14 punti di vantaggio nel 2008, oggi è tornato nel mirino del Gop.

Essere competitivi in Wisconsin, però, per i repubblicani è solo il primo chilometro di una maratona lunga e faticosa. Il Badger State è ormai un simbolo della polarizzazione, anche a livello geografico. Il vero punto di forza del Gop sono i popolosi sobborghi immediatamente a ovest di Milwaukee, in particolare la contea di Waukesha, dove i repubblicani raramente scendono al di sotto del 65%. In genere poi, i candidati forti sfoderano buone performance nelle contee sud-orientali dello stato bagnate dal Lago Michigan, oltre che in qualche contea rurale sparsa al nord e al nord-ovest.

Le roccaforti democratiche, come spesso accade, sono rappresentate dalle due aree urbane maggiori, Milwaukee e Madison. Milwaukee, la “capitale della birra”, è la classica città democratica: povera e molto “diversa” sotto il profilo etnico. Qui il rapporto tra Democratici e Gop è di 2 a 1. A Madison, invece, la ricca capitale dello stato e del sistema universitario locale che i repubblicani chiamano “Repubblica popolare di Madison” proprio per l’alta concentrazione di voto liberal, questo rapporto diventa di 3 a 1. Votano democratico, ma in misura minore, anche le contee agricole dell’ovest lungo il fiume Mississippi, una delle poche zone del paese dove sopravvive una forte tradizione di sinistra che coinvolge la “working class” bianca rurale.

Oltre a qualche “swing county” scarsamente popolata del nord-ovest, la zona dove il voto è meno polarizzato, e che diventa dunque decisiva per l’esito di ogni sfida elettorale, è la Fox River Valley tra il Winnebago Lake e la Green Bay (con contee come Outagamie, Brown, Oconto, Marinette). Qui l’economia si basa soprattutto sull’agricoltura e le cartiere. Anche in questo caso la maggioranza della popolazione è bianca e tende storicamente a favorire il partito repubblicano, ma proprio da queste parti Obama ha costruito la sua larga affermazione del 2008, conquistando quasi tutte le contee vinte da Bush nel 2000 e nel 2004.

C’è poi una contea che viene considerata come il vero termometro elettorale dello stato. Columbia County è proprio a nord di Dane (la contea della capitale Madison), ma non troppo distante dai sobborghi “rossi” intorno a Milwaukee o dalla “swing area” della Fox River Valley. Questo snodo geografico, dove si mescolano tutte le anime del Wisconsin, ha votato esattamente (o quasi) come il resto dello stato negli ultimi tre cicli elettorali delle presidenziali, ma anche alle ultime due sfide per eleggere il governatore.

Il risultato della contea di Columbia, insieme a quello della Fox River Valley (e in misura minore del nord), sarà decisivo per vincere in Wisconsin a novembre. Obama deve cercare di replicare la performance del 2008, o almeno di avvicinarsi ad essa, mentre Romney spera che il “ground game” affinato dal suo partito negli ultimi due anni possa dimostrare che il consenso a favore del presidente era vasto, ma superficiale. A parte un paio di seggi incerti alla Camera (7° e 8° distretto), nel 2012 si corre anche per il seggio del Senato lasciato vacante dal proprietario della squadra di basket dei Milwaukee Bucks, il democratico Herb Kohl. A sfidarsi, sono l’ex governatore repubblicano Tommy Thompson (considerato un “moderato”) e la democratica Tammy Baldwin (ex deputato del 2° distretto). Negli ultimi sondaggi Thompson sembra leggermente favorito. E una sua vittoria potrebbe aiutare Romney a conquistare i 10 voti elettorali dello stato più pazzo d’America.

(7/continua. Nella prossima puntata: l’Iowa)

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