Diario Mondiale/ Inghilterra-Italia

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Tifare Inghilterra è una di quelle pene che ti auto-infliggi e che durano in eterno. Pochissime soddisfazioni, molto spesso velleitarie, e grandi delusioni. Al solito partiamo con mille speranze, poi la realtà ci sveglia come una doccia gelata in piena notte.

Il caldo di Manaus ci consegna una squadra arrivata al finale stremata, a corto di fiato e di idee. Nonostante la sconfitta, ieri, qualche sprazzo si è visto. La verve di Raheem Sterling è cosa che assomiglia molto all’adrenalinico Michael Owen di Francia 98, quando seminò zizzania tra le maglie argentine e sogni tra i tifosi assiepati all’ombra del Big Ben. Niente da fare, anche questa volta. L’urlo rimane strozzato in gola almeno tre volte: la prima quando Sterling fa vibrare la rete alla sinistra di Sirigu dando l’illusione del gol (chiedere a chi, come il sottoscritto e il suo sempiterno compagno di sventure, si è alzato convinto fosse entrata), la seconda quando Rooney spiazza Sirigu ma la mette a lato di pochissimo, l’ultima con la punizione di Baines respinta dal sostituto di Buffon.

E’ stata una bella partita e l’Inghilterra l’ha giocata decisamente meglio di quanto fece all’Europeo di due anni fa. Eppure non è bastato. Qualche indicazione per il futuro mondiale degli uomini di Roy Hodgson comunque c’è.

Primo. Le cravatte regimental del Ct ex Inter e Udinese sono meravigliose.

Secondo. Senza un portiere è difficile giocare. Ok, hai dominato il mondo in tempi non sospetti. Ok, dove hai colonizzato tu adesso fanno le superpotenze e dove han colonizzato loro fabbricano clessidre con la sabbia del deserto. Però a calcio si gioca qui e ora e la storia conta poco. Un portiere serve e Hart non è quel portiere. Prende gol sul suo palo da Balotelli e nel primo tempo, inspiegabilmente, si ferma a guardare l’attaccante del Milan che lo scavalca con un pallonetto.

Terzo. Baines è un bravo ragazzo. Tira bene le punizioni e ci sta molto simpatico, nonostante stia sulla sponda sbagliata del Mersey. Però non regge una fascia sinistra da solo, con davanti il solo Rooney che difende poco, male e ha sete di birra già dopo un quarto d’ora. Però non abbiamo né un sostituto per Hart né un’alternativa a Leighton: segnatevi queste due cose perché rischiano di essere fatali.

Quarto. Rooney. Wayne non ha ancora segnato un gol in un mondiale. Non in questo, proprio in generale, nemmeno a Fifa 14 con la PS4. Così non va: è parso bulimico di palloni da giocare che poi sputava fuori come una slot machine impazzita non appena vedeva uno spiraglio. Non ha la verve di Sterling, non segna come Sturridge, non costruisce gioco come Welbeck. Ogni tanto ti chiedi perché sta lì. Poi lo guardi bene e c’ha una faccia così inglese che come fai a dirgli di uscire?

Quinto. Sterling e Barkley sono il futuro di questo team. Gerrard è la memoria storica. Però nella sfida tra futuro e passato l’Inghilterra ha quantomeno pareggiato l’impatto sulla partita di Darmian e Verratti. Il match tra Gerrard e Pirlo, invece, è stato nettamente vinto dall’azzurro. Steven sta vivendo un’annata da montagne russe: fattore in grado di ribaltare una Premier League fino a due giornate dal termine, poi crollo verticale. Ieri ha sofferto il caldo e il dinamismo del centrocampo italiano. La storia si rispetta ma Wilshere è lì, ha 12 anni in meno e forse un’occasione la meriterebbe.

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