Superbowl LI: Then, something happened

Ore 5:10 am di lunedi 6 Febbraio 2017, ora italiana. Mi rimetto alla tastiera dopo una “pausa” di oltre 2 anni con la sensazione di aver davvero assistito a un evento che rimarrà nella Storia.

Nessun SuperBowl si era mai concluso all’overtime. Nessuna squadra aveva mai rimontato uno svantaggio superiore ai 10 punti nella storia della Finale di football NFL. Nessun giocatore aveva mai alzato il Vince Lombardi Trophy per più di 4 volte. Tutte queste statistiche sembravano lettera morta fino a metà del terzo quarto, quando gli Atlanta Falcons erano comodamente seduti al comando con un più che rassicurante vantaggio di 28-9 sui New England Patriots e credevano di veleggiare tranquillamente col vento in poppa fino alla Promise Land.

Matt Ryan stava legittimando in a big way il titolo di MVP stagionale, Freeman pareva inarrestabile nelle sue corse, tutti i ricevitori (Julius Jones, chapeau) catturavano qualsiasi ovale di cuoio si trovasse per aria. I Patriots? Non pervenuti, distrutti da una difesa che annullava le corse, sackava Brady di continuo e non consentiva ai Patriots nessun guadagno facile.

Then, something happened. Non so dirvi cosa, davvero, ma New England con fatica costruiva un drive vincente, arrivando però corto alla linea della End-Zone: field-goal e 28-12. Sulla sideline di Atlanta appare il proprietario dei Falcons, con (terza) moglie al seguito , convinto di gustarsi il suo primo trionfo da posizione privilegiata.

Then, something happened. La linea difensiva rossa collassa e Ryan subisce un sack con fumble annesso: palla ai Pats sulle 35. Mancano circa 6 minuti alla fine della partita. E’ davvero l’ultima spiaggia per Tom Brady e i Patriots, ma servono 2 TD con ” trasformazioni da due punti per aggrapparsi alla speranza del supplementare: da qui il QB di New England comincia a dipingere quella che rimarrà la sua Cappella Sistina. Detto, fatto: 8 punti senza soffrire neanche tanto. 28-20, palla ad Atlanta. Ryan comincia sentire le farfalle nello stomaco, ma trova la presunta salvezza in una irreale ricezione di Julius Jones: Falcons sulle 25 in territorio Patriots, primo down.

Then, something happened, ma stavolta la so: Atlanta prende l’Anello e lo butta via: invece di usare Freeman per mangiare secondi e garantirsi un comodo field-goal che avrebbe chiuso i conti sceglie di lanciare. Basta un altro sack e una penalità evitabile e la palla torna in mano a Brady dalle sue 91 yards, I Falcons difendono, ma ecco il game changer: lancio di Brady, palla sporcata che rimane per aria con Edelman e 3 (!!!) difensori dei Falcons a contendersela. Nel 99,99% dei casi l’azione si concluderebbe con un incompleto o un intercetto, ma sapete come già come va a finire, altrimenti sarei a dormire e non a scrivere adesso, alle 5:37 di lunedì 6 Febbraio 2017.

Ancora un paio di lanci ben calibrati di Brady, arrivato solo tardi in ufficio, una corsa di White e siamo 28-26 Falcons, Trasformazione da 2 punti? Ormai il momentum è sulla via del Massachussetts, Bfrady va da Amendola e siamo pari, 28-28, con addirittura 57 secondi da giocare sul cronometro.

Overtime, si va all’overtime nel SuperBowl, first time ever. Gli dei del football hanno già deciso ormai: al sorteggio vince New England che ha la palla, con il miglior QB della Storia (no doubt anymore) in trance agonistica che sente l’odore del sangue. Drive perfetto, che ve lo dico a fa’, con White (almeno Co-MVP) che arranca e arriva giusto pochi pollici all’interno della EndZone di Atlanta.

It’s over. La più grande rimonta della Storia del Football Usa e una delle più grandi imprese sportive di tutti i tempi si sono compiute. Brady piange a terra, come Jordan, come Lebron, prima di essere raggiunto dalla sua Giselle (tanto bella quanto portasfiga, dicono le malelingue) e dalla prole, i Falcons sono tutti increduli, Belichik al solito sembra emozionato come un comodino. Kraft, il proprietario dei Patriots, dal palco parla del suo “trionfo inequivocabilmente più dolce” e io, che li ho visti tutti, lo so che non è una frase fatta.

No, stavolta non lo è, davvero. Tanti dicono, a volte, “è solo uno sport”, “è solo un film” o “è solo musica”, ma le emozioni, quelle no, non le puoi misurare nè classificare. E stanotte è stata emozione, pura.

 

P.S. Brava Lady Gaga, ma parliamoci chiaro, Beyoncè è di un altro Pianeta.

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