L’IMPRESA IMPOSSIBILE DI TRUMP. 7/ WISCONSIN
“Se vinciamo il Wisconsin, vinciamo l’intera partita”, ha detto il Presidente Trump, discutendo del motivo per cui ha visitato lo Stato in un sabato sera, quello del 17 ottobre scorso, freddo e ventoso: “Pensate che lo stia facendo per la mia salute? Non lo sto facendo per la mia salute…”. Dopo aver contratto il Covid 19, Trump ha dovuto prima cancellare e poi schedulare nuovamente il rally di Janesville. È arrivato in Wisconsin dopo il comizio del suo avversario Joe Biden e indietro nei sondaggi. Biden, come gli altri leader democratici, stanno incolpando lui e i repubblicani per l’ondata di casi di coronavirus nello Stato. “Il Wisconsin è alle prese con una delle peggiori epidemie di coronavirus nel Paese. Io e Jill preghiamo per la salute di coloro che hanno contratto il virus e per le famiglie che piangono la perdita di una persona cara…Il presidente Trump sta consapevolmente minimizzando la gravità del virus…e oggi, 150.000 lavoratori in meno del Wisconsin sono impiegati rispetto a quando il presidente Trump è entrato in carica. La sua risposta alla pandemia ha fallito, ha schiacciato l’economia del Wisconsin”.
Dal canto suo Trump ha arringato la folla di Janesville dicendo che le elezioni sono una scelta tra “una super ripresa di Trump e una depressione di Biden”. Aggiungendo che qualora il candidato democratico vincesse: “si avrà la più grande depressione nella storia di questo Paese e le vostre azioni in borsa andranno all’inferno!”. Trump ha anche messo in guardia sul fatto che ci sarebbero delle aziende che si rifiuterebbero di fare affari con le amministrazioni democratiche, citando la Foxconn Technology Group come esempio: “Aziende, grandi aziende, aziende molto forti, aziende come, ad esempio, Foxconn, non vogliono investire con queste persone…”. Poi, riferendosi al governatore dello Stato, il democratio Tony Ever: “Vorrei che voi aveste un governatore repubblicano perché francamente dovete aprire il vostro Stato”. Aggiungendo che bisognerebbe anche “riportare tutti a scuola”.
Come abbiamo già letto qui su Rightnation.it: “il Wisconsin è uno stato strano, con forti tendenze alla schizofrenia. Da una parte è proprio qui, nel Badger State, che ha visto la luce il GOP. Infatti, in una scuola elementare di Ripon, piccola cittadina appena a nord-ovest di Milwaukee “per la prima volta si decide di chiamare ‘repubblicano’ un partito in grado di dare forma e sostanza al movimento anti-schiavista che si oppone al ‘Kansas-Nebraska Act’, con cui il Congresso (ripudiando il ‘Missouri Compromise’ del 1820) lascia liberi i nuovi territori del West di scegliere se legalizzare o no la schiavitù. Ma il Wisconsin è anche lo stato in cui, sempre intorno alla metà del diciannovesimo secolo, nascono miriadi di comunità che vogliono mettere in pratica gli ideali del socialismo utopico. E intorno a una di queste comunità, fondata nel 1844 da un gruppo di seguaci del filosofo Charles Fourier (l’inventore del termine “femminismo”), si sviluppa proprio la cittadina di Ripon, culla del Gop”.
Dopo aver registrato dei mutamenti nel corpo elettorale in alcuni Stati del sud (dovuti a migrazioni interne e minoranze che diventano maggioranze…) come Georgia, Arizona e North Carolina, torniamo ora nella zona dei Grandi Laghi e del Midwest. Qui, molto probabilmente, si giocherà la rielezione Donald J. Trump. Il Wisconsin confina con il Minnesota a ovest, l’Iowa a sudovest, l’Illinois a sud, ed è bagnato nel nordest da alcuni dei Grandi Laghi. È il 23° Stato più grande per superficie totale e il 20° più popoloso, con 5.822.434 abitanti stimati al 2019. La capitale è Madison (259.680 abitanti, 78,4% di bianchi) e la sua città più grande, nonché più celebre, è Milwaukee (590.157, con il 38,8% di afroamericani) che si trova sulla sponda occidentale del Lago Michigan. Le roccaforti democratiche, come di solito accade, sono rappresentate dalle aree urbane dello Stato, quindi quella di Milwaukee e quella di Madison. Nella “capitale della birra” il rapporto tra democratici e repubblicani è di 2 a 1. A Madison, invece, il voto liberal è il triplo rispetto a quello per il GOP. Nella “Repubblica popolare di Madison” (ribattezzata dai repubblicani così proprio per l’altissima concentrazione di elettori del partito dell’asinello), troviamo anche il polo universitario dello Stato. Entrambe le aree metropolitane quindi sembrerebbero inespugnabili. Detto ciò Donald J. Trump nel 2016 ha colorato lo Stato di rosso, cosa che non accadeva alle presidenziali dal 1984…
Nel 2012 nella Milwaukee county, Obama prese il 66,8%; 328.090 voti. Romney 158.430 voti; il 32,3%. Nel 2016 la Clinton ha preso il 65,5% con 288.822 voti, mentre Trump il 28,6% con 128.069 voti. Nella contea di Dare, quella della capitale Madison, Obama prese il 71,1%, 215.389 voti; Romney 83.459 preferenze, per il 27,6%. Donald J. Trump, quattro anni dopo, è andato perfino peggio del senatore dello Utah, 23%; 71.275 voti. La Clinton 70,4%; 217.697 voti. La differenza rispetto alle scorse elezioni si è fatta nelle altre 70 contee, meno popolate dello Stato, che hanno incrementato il bottino del GOP e consentito addirittura di poter strappare il Wisconsin ai democratici con un risicato scarto di 22.000 voti totali, sufficienti però ad accaparrarsi i 10 grandi elettori disponibili.
“Oltre a qualche “swing county” scarsamente popolata del nord-ovest, la zona dove il voto è meno polarizzato, e che diventa dunque decisiva per l’esito di ogni sfida elettorale, è la Fox River Valley tra il Winnebago Lake e la Green Bay (con contee come Outagamie, Brown, Oconto, Marinette). Qui l’economia si basa soprattutto sull’agricoltura e le cartiere”.
A queste si è aggiungono anche le contee della parte est che, come possiamo vedere dalle due mappe qui sopra, dal blu del 2012 sono diventate (quasi) tutte rosse nel 2016.
“C’è poi una contea che viene considerata come il vero termometro elettorale dello Stato. Columbia County è proprio a nord di Dane, ma non troppo distante dai sobborghi “rossi” intorno a Milwaukee o dalla “swing area” della Fox River Valley. Questo snodo geografico, dove si mescolano tutte le anime del Wisconsin, ha votato esattamente (o quasi) come il resto dello stato negli ultimi tre cicli elettorali delle presidenziali, ma anche alle ultime due sfide per eleggere il governatore”. Conosciamo tutti le qualità nelle previsioni elettorali di Andrea Mancia, ma raramente è stato così preciso nella descrizione di un nucleo sociologico, rapportato alla competizione presidenziale. La contea di Columbia ha votato nel 2012 per il 56,3% Obama, con 17.158 voti; Romney 42,7%, 13.014 voti. Nel 2016 Trump ha vinto con il 47,7% (14.163 preferenze), contro il 45,6% della Clinton (13.528 voti)…
Come per altri Stati, la differenza rispetto a 4 anni fa la faranno due incognite strettamente conseguenziali: la pandemia e la crisi economica dovuta ad essa. A queste si aggiungerà la metabolizzazione della violenza e devastazione seguita al ferimento dell’afroamericano Jason Blake, colpito per sette volte alla schiena dalla polizia a Kenosha. Nel clima surriscaldato di fine agosto, il movimento Black Lives Matter ha scatenato il putiferio. Un sondaggio della Marquette Law School ha rilevato che in Wisconsin a giugno, gli elettori hanno approvato le proteste di Black Lives Matter al 61%, contro il 36%. Ma all’inizio di agosto, dopo gli scontri in Wisconsin, si è stimato che i due pareri fossero appaiati al 48%. Mentre i sobborghi inizialmente sostenevano le proteste di Black Lives Matters, i saccheggi e la violenza hanno smorzato quel sostegno nelle aree al di fuori di Milwaukee. La valutazione favorevole di Black Lives Matters ha registrato un calo di 25 punti nel supporto da giugno a settembre. E le immagini delle conseguenze di alcune di queste violenze, sia che si tratti della capitale dello Stato vandalizzata, sia delle vicine imprese bloccate o della distruzione a Kenosha, hanno minato la legittimità di qualsiasi protesta.
La contea di Kenosha ha scelto sia l’ex presidente Barack Obama che il presidente Trump. È andata anche al repubblicano Scott Walker come governatore, poi contro di lui. Ed è andato due volte per il senatore repubblicano Ron Johnson e per il senatore Tammy Baldwin. È la “swing county” per eccellenza dello Stato: “È il luogo in cui il presidente Donald Trump ha consegnato quel tipo di leadership per ripristinare la sicurezza pubblica ora, non domani, non la prossima settimana, non il prossimo anno: adesso!”, ha detto il senatore Ron Johnson in un’intervista a Salena Zito del Washington Examiner di fine agosto . La contea di Kenosha conserva le sue prime radici Rust Belt, grazie alla ferrovia e alle fabbriche che la fiancheggiavano. Intersezione dell’Interstate 94, che la collega a Minneapolis, Madison, Milwaukee e Chicago. La sua crescita costante di abitanti è giustificata dalla posizione strategica, dall’esodo dalle tasse dell’Illinois e da una rinomata etica del lavoro. Nel 2016, Trump ha ribaltato gli stati del “muro blu” di Pennsylvania, Michigan, Ohio e Wisconsin a causa della spinta delle preoccupazioni culturali ed economiche. Quattro anni fa nessuno stato incarnava quel cambiamento meglio del Wisconsin.
Tasse più alte, minacce al secondo emendamento, molti esponenti dello Stato democratici che si sono detti favorevoli al “defund police” faranno tornare alla mente a molti elettori suburbani perché non si fidavano dei democratici quattro anni fa. E se i Democratici cadono nella trappola di attaccare il giudice Amy Coney Barrett per le sue convinzioni religiose durante le udienze di conferma, il posto vacante della Corte Suprema potrebbe essere sufficiente per riportare a casa gli elettori ribelli repubblicani del Wisconsin, proprio come un altro posto vacante della Corte Suprema nel 2016. La partita è aperta in Wisconsin, come in tutto il Midwest e lo si può intuire sia dalla massiccia mobilitazione sul territorio degli ultimi giorni, sia da quello che risulta dai responsi del voto anticipato in molti Stati assegnati a Biden dai sondaggi, ma che sembrerebbero essere decisamente più in bilico di così.