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Dirla tutta
Ieri a Ballarò Gianfranco Fini non le ha mandate a dire: “Ci sono casi da manuale – ha spiegato – come quello di un’insegnante andata in pensione nel 1992 a 39 anni. Quella signora è la moglie di Bossi.” Fini ha ragione ad indignarsi perché si tratta di uno scandalo tutto italiano. Che poi il suo ex partito (Alleanza Nazionale) si sia fatto negli anni paladino di quegli impiegati statali che di queste baby-pensioni usufruivano, questo è un altro discorso e ci torneremo un’altra volta.
Ma c’è una domanda che ci piacerebbe fare a Gianfranco Fini (e che avrebbe dovuto fare Mariastella Gelmini in diretta tv). Con quale trattamento previdenziale e che con quali versamenti contributivi andrà in pensione il Presidente Fini?
La domanda sorge spontanea se, dietro al ditino alzato dell’ex vice di Berlusconi, diamo un’occhiata alla sua carriera “professionale”. E’ nato nel 1952, dal 1983 fa il Parlamentare (fanno 28 anni di onorato ed onorevole servizio!) e prima di quella data, stando a Wikipedia, “allo stipendio da dirigente di partito preferì il tesserino da giornalista professionista” (di un giornale di partito, ndr). Fatte tutte queste debite premesse ci sorgono molti dubbi: che lavoro fa Gianfranco Fini? Quanti giorni ha lavorato fuori dalla Politica, Gianfranco Fini? Che differenza c’è tra il conflitto di interessi di un imprenditore che fa politica con quello di un politico che deve ogni cosa che ha al mantenimento del suo status di “professionista del parlamento”?
Prima di discettare con piglio indignato delle baby-pensioni altrui, farebbe bene a spiegare agli italiani che la sua pensione (certamente non baby) è stata versata negli anni da un unico datore di lavoro: quei cittadini davanti ai quali vorrebbe oggi rappresentare il nuovo che avanza. Ben che vada, è il vecchio che è avanzato. Dal 1983.