Struzzi della Libertà
Il centrodestra si chiama centrodestra perché si suppone faccia cose da centrodestra. Si immagina cioè, ma è pura fantasia a queste latitudini, che si batta per il mercato contro lo strapotere dello stato, che rivendichi la libertà e la responsabilità degli individui contro il paternalismo socialista, che tagli la burocrazia e riduca il potere degli apparati pubblici. Questo uno si aspetta: è poco, si dirà, ma è già qualcosa.
Il referendum di questi giorni è la perfetta fotografia del centrodestra moderno: insipido, arrendevole, culturalmente inesistente. Non c’era solo Berlusconi a giocarsi la faccia domenica e lunedì. C’era in ballo un’idea di paese, la competizione nella gestione dei servizi pubblici, la de-ideologizzazione delle politiche energetiche. C’erano cose per cui battersi, uscire allo scoperto, dire chi siamo, dove vogliamo andare e perché.
Questo governo è stato eletto per fare delle leggi e poi per difenderle . In verità senza troppa convinzione le ha fatte e poi ha alzato bandiera bianca quando un referendum le ha messe in dubbio. E’ un problema di Berlusconi, del centrodestra, del Pdl e in ultima analisi del paese. Questa endemica incapacità di fare scelte (i tagli lineari, la libertà di coscienza sui referendum, le province mai abolite) è l’esatto contrario della buona politica e, ormai, si è fatta sistema.
Non aiuta, o almeno: non aiuta noi, pensare che Bersani si è rimangiato le sue lenzuolate e ha consegnato la golden share della sua coalizione a Vendola e Di Pietro. E non rende meno amara la sconfitta vedere Debora Serracchiani esultare in piazza senza rendersi conto che oggi sono morte tutte le speranze di avere un giorno una sinistra blairiana.
Non serve a niente, perché abbiamo perso. E abbiamo perso a causa di un partito e di un leader che hanno dimostrato la personalità, la lungimiranza e l’incisività di uno struzzo. Staccate la spina.