Dubbioso distacco
Premessa. Siamo favorevoli, sempre e in qualunque caso, a politiche – militari e non – di “regime change” nei confronti delle dittature in tutto il pianeta. Quelle esplicite (assenza di elezioni) e quelle implicite (elezioni palesemente truccate, come in Venezuela). Non riconoscendo alcuna autorità morale o politica all’ONU o alle sue promanazioni, siamo favorevoli alle suddette politiche di regime change soltanto nel caso in cui esse siano condotte da coalizioni formate da stati occidentali guidate dagli Stati Uniti d’America. In assenza di guida americana, la nostra posizione si trasforma velocemente da “entusiastica approvazione” in “dubbioso distacco”.
Preso atto, che piaccia o meno, della premessa, ci si potrebbe aspettare i titolari di questo blog siano “entusiasticamente favorevoli” all’intervento militare in Libia in corso. Visto che invece la nostra posizione, almeno al momento, si avvicina molto di più a quella del “dubbioso distacco”, vogliamo sottolineare qualche aspetto della vicenda che non ci convince affatto.
1) Una guerra in cui il primo colpo viene sparato dai francesi, è una guerra da guardare con sospetto.
2) Una guerra a cui partecipano gli USA, ma in cui il comando delle operazioni militari è lasciato agli europei e le decisioni finali sono delegate all’ONU, è una guerra da guardare con sospetto.
3) Una guerra in cui, malgrado la partecipazione USA, il Congresso degli Stati Uniti non sia stato neppure interpellato in sede consultiva dal Presidente, è una guerra da guardare con sospetto. Provate a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se George W. Bush avesse agito allo stesso modo.
4) Per decenni Gheddafi è stato ai margini della comunità internazionale, ha sostenuto attivamente il terrorismo (Lockerbie, la discoteca di Berlino, anyone?) e ha rappresentato una minaccia concreta per tutto il Mediterraneo. Eppure ancora ricordiamo le strilla di disapprovazione e sdegno seguite al raid aero (quello sì, “chirurgico”) voluto da Reagan nel 1986. Oggi, dopo che la Libia post-9/11 (un altro dei capolavori sottovalutati di W.) era stata reintegrata nella comunità internazionale, aveva rinunciato ai suoi programmi nucleari e aveva firmato accordi con tutta Europa per il controllo dell’immigrazione… davvero volete farci credere che Gheddafi rappresenti una minaccia reale per l’Occidente? E dove sono le strilla dei pacifisti? Dov’è la Chiesa? Dove sono i francescani di Assisi? E’ rimasto solo Dennis Kucinich a chiedere l’impeachment di Obama?
5) Se la “ratio” dell’intervento è quella della protezione dei civili dalla dittatura di Gheddafi (permetteteci di dubitare di un’Organizzazione che accoglie l’Iran nella Commissione per i diritti delle donne e la Libia nel Consiglio per i diritti umani) perché aspettare così tanto? Perché aspettare che Gheddafi lanciasse una controffensiva che ha già provocato migliaia di vittime? Perché non supportare i ribelli quando sembrava che la conquista di Tripoli fosse a un passo? Perché cedere alle lungaggini burocratiche del Palazzo di Vetro? Dov’erano Obama e l’ONU in quei giorni decisivi? E soprattutto: se è lecito bombardare un paese per proteggere la popolazione civile dalle violenze e dai soprusi del governo, cosa aspettiamo ad invadere – ora! – l’Iran, la Corea del Nord e la Birmania? (E la lista non si ferma certo qui…)
6) Quale sarebbe il “piano” per il futuro? Una volta deposto Gheddafi, siamo sicuri che i “ribelli” siano più affidabili di lui, più desiderosi di trasformare la Libia in uno stato di diritto? E quale sarebbe il ruolo degli estremisti islamici nella Libia post-Gheddafi? Membri privilegiati di un esecutivo di coalizione? E chi altro parteciperebbe a questa coalizione? E che ruolo avrebbero ONU e Lega Araba nella transizione?
Queste, in ordine sparso (ad eccezione del punto 1, che è quello più serio), sono alcune delle nostre perplessità rispetto alla vicenda libica in corso. Non abbiamo alcuna certezza, però, e ci piacerebbe ascoltare il punto di vista dei lettori.