Cultura e austerity in Uk
Nick Forbes è il politico laburista alla guida del Newcastle City Council, il consiglio comunale della città dell’Inghilterra del Nord, nel quale ha messo piede per la prima volta nel 2000, a 26 anni. Eletto nella circoscrizione di Westgate Ward che include il centro di Newcastle, nel suo profilo ufficiale su internet scrive che grazie al lavoro svolto dal Labour Party negli ultimi anni «ora abbiamo alcuni dei migliori ospedali, scuole e librerie di tutta la Gran Bretagna». I bei giorni però sembrano passati. Nel giro di poche settimane ha prima annunciato un doloroso piano d’austerity, quindi ha fatto un passo indietro e intanto ha aumentato le spese municipali.
La saga è cominciata a fine dicembre, quando assieme ai colleghi di Sheffield e di Liverpool scrisse al quotidiano progressista The Guardian lamentandosi dei tagli operati da Londra verso i governi locali e ad inizio anno ha scaricato sulla coalizione guidata dal premier David Cameron le responsabilità della sforbiciata che riguarda Newcastle: chiuse metà delle biblioteche pubbliche, soppressi due centri per disabili e taglio del 100% ai fondi per gli istituti d’arte. Infine ha lanciato un avvertimento ancora peggiore: «Abbiamo previsto che entro il 2018 il consiglio non avrà le risorse per far fornire i suoi servizi».
I cantanti Sting e Mark Knopfler hanno alzato la voce di fronte al rischio concreto che la cultura della città restasse senza sovvenzioni e Forbes è partito al contrattacco, tornando sui suoi passi. A metà febbraio infatti è arrivata la comunicazione che i tagli precedentemente annunciati erano alla fine quasi del tutto inutili – quasi -, dal momento che al Partito laburista di Newcastle è riuscita l’impresa di recuperare 600.000 sterline (695.000 euro), riducendo almeno del 50% la mannaia. Forbes ai giornalisti ha raccontato che «non si tratta di un’inversione di marcia, ma di una via completamente nuova», mentre affioravano le prime domande sulla fonte dei soldi.
Ufficialmente provengono da imposte commerciali, dalle entrate dell’aeroporto locale, da fondi per la sanità e dai risparmi ottenuti da alcune strutture in comproprietà con un’università. Ma il modo improvviso con i quali sono stati raccolti non ha risolto tutti i punti interrogativi, tanto che Andrew Hankinson, giornalista del settimanale The Spectator, ha contattato l’ufficio di Forbes per andare a fondo, ma la sua richiesta di intervistarlo non è stata accolta. In compenso lo stesso Forbes al quotidiano locale Trinity Mirror ha svelato che dietro all’operazione ci sono anche “facoltosi artisti” e ha colto la palla al balzo per chiedere ad altri privati di unirsi.
L’allarme austerity è momentaneamente rientrato, ma con le 600.000 sterline sono arrivati anche altri conti. Ad novembre il Newcastle City Council ha votato un aumento di paga per gli oltre 2.000 dipendenti amministrativi, assicurando loro 7.20 sterline all’ora: un’operazione “living wage”, salario minimio, che sulle casse municipali costerà 980.000 sterline (1.134.000 euro). Si aggiungono le 26.700 sterline per la campagna “Show Racism Red Card”, promossa per combattere il razzismo nel calcio, quando già il Newcastle United, uno dei club storici del football inglese, è parte attiva assieme al resto della federazione britannica, in questo campo. E ancora: 8.700 sterline per un coro composto da omosessuali e 9.320 sterline per Pride Radio, emittente della locale comunità gay. Ma alcune biblioteche pubbliche di Newcastle, «tra le migliori in tutta la Gran Bretagna», dovranno comunque chiudere i battenti.