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Bestie olimpiche
“Niente Olimpiadi, evviva! Finalmente affamiamo la bestia”. Stavolta non sono d’accordo con la mia cricca. Quella dei liberali che si esaltano oggi perché il Professore ha messo una pietra sopra alla (lontana) eventualità di portare a Roma i giochi olimpici. Non ci trovo granché da festeggiare.
Il fatto è che io ho in mente una bestia diversa. Quella dello stato assistenziale pletorico, che entra in ogni ambito dell’economia, fa ingrassare i burocrati e alza le tasse in cambio di servizi scadenti. Quella che il Professore nemmeno tocca: la maggior parte dei suoi ministri e colleghi di governo mangia in quella greppia. E’ la bestia quotidiana, quella che si è fatta sistema.
Gli eventi straordinari invece, almeno per me, sono solo bestioline. Mi fanno meno paura, possono essere addomesticate. Credo che, con un po’ di buona volontà, ci sia la possibilità di tenerle a dieta, senza per forza ucciderle. Si può anche trovare il modo di far pagare un po’ del loro fiero pasto a investitori privati. Le bestioline possono essere sfruttate per quel che valgono davvero: come grandi campagne di pubblicità nazionale. Si dice che l’Italia gode di così cattiva stampa: uno spottone universale non farebbe male, soprattutto per farci belli agli occhi dei nuovi paesi emergenti.
Gli eventi straordinari sono per definizione straordinari rispetto al sistema, rispetto alla bestia grande. Si può fare in modo di smarcarli dalle lungaggini, dai lacci, dall’iperburocrazia. Si può fare in modo di ottenere nuovi servizi e infrastrutture comunque utili, in tempi certi invece che in millenni. Si può persino fare in modo di gestire con efficacia appuntamenti nei quali la bestia grande si muove come l’elefante in una cristalleria.
Sì, devo dire la verità: io non trovavo sbagliata la scelta di affidare i Grandi Eventi alla protezione civile di Bertolaso. Anche se con l’emergenza non c’entravano nulla e anche se l’arroganza dei bertolasini mi è sempre stata sulle balle. Credo fosse una dotazione base: l’arroganza gliela consegnavano insieme al gilet d’ordinanza.
Mettiamola così. Vorrei tanto affamare la bestia. Vorrei tanto non essere costretta a mantenere un fattore che mi costa tanto, ingrassa i parenti (con i proventi dei miei campi), dimentica di innaffiare (perché il fieno tanto è mio), sbaglia il tempo della vendemmia (e rovina il mio vino), ruba (il mio raccolto) e si dimentica di tenere pulito il viale. Vorrei tanto poter dare un calcio nel sedere al fattore ladro che non sa fare il suo mestiere e che perciò deruba me e manda in malora la mia fattoria.
Ma se uno dei miei fattori, una volta ogni 50 anni, organizza una fiera per pubblicizzare la mia fattoria. Se lo fa bene, se dà vitalità al circondario ed esalta i miei prodotti, be’… vi dirò: chissene frega se ingrassa un parente o se ruba un po’ di mele durante le danze. Poi la festa finisce e i frutti rimangono.