Cercasi Renzi disperatamente

Disperatamente magari no, ma comunque questo Pdl avrebbe bisogno di un Matteo Renzi o di un Pippo Civati. Qualcuno che, oggi che abbiamo vinto tutto e abbiamo il miglior partito del mondo, avesse il coraggio di dire le cose che vanno dette ai tre-quattro bambini viziati che guidano il nostro movimento e si arrabbiano se provi a sfilargli il giocattolo di mano. Primo: non serve a niente vincere se poi non sei in grado di governare. Nel 2001 era colpa delle torri gemelle, oggi della Grecia, domani sarà colpa di Gianfranco Fini. La verità è che abbiamo in squadra una fuoriclasse (Silvio Berlusconi) e un’anonima accozzaglia di mestieranti della politica. Con un problema: i mestieranti sono stati scelti dal fuoriclasse. Non può funzionare. Maradona non faceva la squadra, Platini nemmeno, Zico figurarsi. In campo avevano tutta la libertà di cui necessitavano ma c’era una strategia che li ricomprendeva. La strategia di questo partito dovrebbe chiamarsi democrazia, partecipazione, meritocrazia. Invece l’unica ratio è diventata la vicinanza al capo. Colpa del capo (e dei capi) ma colpa soprattutto di una classe dirigente molto poco responsabile. Secondo:  Berlusconi è un leader insostituibile, ma ha 74 anni e la sua non fungibilità è – ahinoi- limitata dalle leggi di Madre Natura, Scapagnini permettendo.  Ci vorrebbe un manipolo di coraggiosi in grado di interrogarsi sul “dopo”. Sulle future generazioni e non sulle prossime elezioni. Ma i coraggiosi, qui, o non ci sono o si nascondono molto bene. Terzo: il rischio concreto è che l’antiberlusconismo militante diventi l’unica soluzione praticabile, a malincuore, dai tanti non allineati che rivendicano libertà di pensiero e voglia di meritocrazia a tutti i livelli. Nessuno sa che fine farà l’esperimento scissionista di Granata, Bocchino e Briguglio e nessuno è in grado di dire quanto longeva sarà la presenza di Gianfranco Fini sulla scena politica. Tutti, io per primo, sappiamo per certo una cosa: Fini e i suoi hanno usato pretesti inaccettabili e messo insieme un gruppo inadeguato ad elaborare una proposta politica diversa dalla semplice demonizzazione di Berlusconi. Però hanno posto alcune questioni reali: il rapporto con la Lega, la selezione di parlamentari e dirigenti, lo stato dell’arte delle nostre idee. Chi siamo? E, soprattutto: dove diavolo vogliamo andare? Quarto e ultimo pensiero: serve ragionare come se Berlusconi non ci fosse, perché un giorno o l’altro Berlusconi non ci sarà e qualcuno dovrà farsi carico di sintetizzare, rappresentare, dare voce all’Italia moderata, liberale, conservatrice, autenticamente anti-statalista. Per farlo serve guardare oltre il berlusconismo e i suoi riflessi più o meno pavloviani. Togliamoci dall’orizzonte visivo e politico i cortigiani, i nani, le ballerine ma anche e soprattutto i maestri dell’antiberlusconismo, i Casini, i Fini, i leghisti ormai romanocentrici. Tutta gente che, solo grazie a Berlusconi, ha avuto la possibilità di sprecare la straordinaria occasione di cambiare questo paese.

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