La terza che hai detto

Alla fine, tirate le somme, Milano sarà costretta al ballottaggio per scegliere il prossimo sindaco. Giuliano Pisapia parte molto avanti e, dopo il risultato del primo turno, è diventato il favorito “naturale”. Ma la politica italiana ci ha abituato a sorprese più strane di un’eventuale rimonta di Letizia Moratti. Comunque vada il secondo turno, però, i veri sconfitti – per ora – sono tutti nello staff del sindaco uscente. E, senza fare nomi, si tratta di coloro che si sono occupati della sua campagna elettorale.

La vulgata, già da ora, parlerà di un tentativo fallito di “polarizzazione” del voto da parte del premier. Di un referendum personale cercato, e perduto, da Silvio Berlusconi. Una parte di verità, in questa teoria, c’è. Ma non siamo affatto convinti che basti a spiegare il risultato disastroso ottenuto dal candidato del centrodestra al primo turno. La verità, invece, è che osservatori e commentatori hanno probabilmente sottovalutato la reazione di una parte dell’elettorato (soprattutto moderato) all’insensato attacco personale rivolto dalla Moratti al suo avversario negli ultimi secondi del confronto televisivo trasmesso da Sky.

Le possibili spiegazioni logiche di questo comportamento erano tre. 1) La Moratti era sull’orlo del 50% e voleva dare la “spallata” decisiva per evitare il ballottaggio; 2) I “penultimi” sondaggi interni erano peggiori del previsto (l’abbiamo anche scritto) e la mossa è stata frutto della disperazione. 3) Gli “spin doctor” della Moratti erano del tutto inadeguati e privi di spessore.

Su Notapolitica.it, abbiamo prima ventilato la seconda ipotesi, poi ci è stata fatta balenare davanti agli occhi la prima possibilità . A bocce ferme, probabilmente la spiegazione giusta era la terza.

468 ad