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Il giudice più odiato
Non è molto felice Corrado Carnevale di avere fatto una chiacchierata telefonica con il noto cronista de “la Stampa” Francesco La Licata. Convinto in buona fede degli intenti semplicemente cronachistici del giornalista, che in passato in verità non si era di certo distinto tra i garantisti nella vicenda del giudice ingiustamente definito “l’ammazzasentenze”, ieri il magistrato ha dovuto invece constatare che molte sue dichiarazioni erano state completamente travisate e con esse anche i fatti. “Anzitutto io non ho mai né detto né fatto capire a chicchessia – spiega – di odiare o di avere odiato in passato il giudice Giovanni Falcone.
Poi non è vero che le mie sentenze furono da lui monitorate quando stava al ministero come direttore generale degli affari penali”. Infatti basta rileggersi i giornali dell’epoca per constatare come l’iniziativa fosse partita dal ministro guardasigilli dell’epoca Claudio Martelli, spinto a fare ciò dall’allora responsabile giustizia del Pds Luciano Violante. Infine Carnevale non è mai stato sentito a Caltanissetta su niente e qui c’è un completo equivoco da parte del giornalista. In genere però tutta la pagina de “la Stampa” dedicata al magistrato, con il pretesto che, grazie a una recente sentenza del Consiglio di stato, resterà in servizio ancora fino al 2013 prima che certa politica, certa stampa e certa magistratura potranno tirare il sospiro di sollievo per il suo pesionamento, trasuda ostilità lontano un miglio. Nei toni, nelle allusioni, nelle deduzioni e negli accostamenti maliziosi e arbitrari operati dal giornalista che pure quando vuole è uno dei primi in Italia in sensibilità e acutezza nel trattare le vicende di Cosa Nostra. Ma la toppa presa da buona parte della stampa progressista su Carnevale ancora brucia e allora, quando è possibile, una stilettata e un colpo basso ogni tanto c’è sempre una scusa per tirarglieli.