Non siamo fagioloni

E però, caro Pdl, non può andare avanti così. Oggi al termine di una lunga riunione di partita arriva la dichiarazione che la riforma del lavoro, così com’è, non va benissimo: «Nella discussione è emersa grande preoccupazione per lo sbilanciamento complessivo del provvedimento, condizionato da ingessature e rigidità in entrata, e che ha già ricevuto una sostanziale battuta d’arresto nell’esame dei mercati e della stampa internazionale». Giusto, serviva la stampa internazionale per farsi un’idea. Nel frattempo, ogniqualvolta un esponente pidiellino si presenta ad un dibattito televisivo durante il quale si affronta il tema economia, la cantilena è la stessa: che occorre tagliare la spesa e diminuire la pressione fiscale. Sacrosanto, ben detto, bravo, bis.

Ora, caro Pdl, c’è qualcosa che non torna. Ci sono dei passaggi a vuoto perché se questa è la situazione, com’è che hai garantito la fiducia al governo Monti e hai dato via libera in Parlamento alla manovra recessiva? Com’è che non si legge un disegno di riforma del mondo del lavoro con il timbro di via dell’Umiltà? Com’è che il segretario Alfano è così indaffarato a stendere con Casini e Bersani la nuova legge elettorale? Certo è comodo lasciar fare il lavoro sporco ai tecnici, avanzare perplessità e infine gongolarsi in uno scatto fotografico alla presenza del professor Monti. Ma almeno, caro Pdl, non credere che siano tutti così fagioloni.

Ossequi.

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