La Lega, il Pdl e le tasse

E alla fine la Lega sfilò al Pdl anche la battaglia contro le tasse. Mettendo nell’angolo il partito che più di ogni altro aveva costruito la propria identità e il proprio consenso sulla parola d’ordine contro il fisco. Sarà questo probabilmente il prezzo più alto che il partito di Angelino Alfano dovrà pagare per rimanere fedele alla scelta di appoggiare il governo Monti. Un prezzo che rischia di avere effetti disastrosi nelle urne. Anche quelle che a breve si apriranno per il voto amministrativo. Tutti i sondaggi in mano ai leader del Pdl infatti parlano chiaro.

Come raccontava il sondaggio Spincon per L’Opinione della scorsa settimana, infatti, gli elettori del centrodestra sono tra i più critici nei confronti dell’operato del governo tecnico. Il presidente del consiglio Mario Monti continua a godere della fiducia della maggioranza degli elettori di centrosinistra (65,2%) e del Terzo Polo (61,1%), ma riesce a convincere soltanto il 22% dell’elettorato di centrodestra. Per quanto riguarda il governo, il dato del centrodestra scende addirittura al 17,2% (appena il 2,8% esprime un giudizio “molto positivo”). Figuriamoci ora che si avvicina il momento di pagare l’Imu. In questo clima la prima vera scelta strategica del neo leader (in pectore) della Lega, Roberto Maroni, appare più che mai popolare e produttiva in termini di consenso. Ieri il Carroccio ha dato uno forte accelerazione alla campagna anti-tasse.

Prima le dichiarazioni di Maroni: «Entro il mese di maggio chiederemo ai nostri sindaci di prendere iniziative in giunta comunale contro l’introduzione dell’Imu». Poi la ratifica da parte del consiglio federale e la promessa che la Lega metterà in campo tutta la propria potenza sul territorio «facendo prendere iniziative ai sindaci e ai Comuni che sono la cellula fondamentale dell’istituzione e della democrazia». «Da lì riparte la nuova battaglia della Lega», ha spiegato Maroni, «dai nostri sindaci e spero anche che i sindaci degli altri partiti possano aderire a questa sacrosanta battaglia». Le indicazioni sono chiare. Da una parte la Lega invita tutti i comuni a liquidare Equitalia e assumere in proprio la riscossione dei tributi. Cosa che la legge consente di fare. Dall’altra il Carroccio si impegna a promuovere insieme la disobbedienza civile e l’opposizione fiscale da parte dei cittadini, «con l’aiuto dei sindaci per non metterli nei pasticci: saranno gli amministratori a dare copertura a chi aderirà».

Una scelta che fa sembrare decisamente opaca e minimalista l’iniziativa del Pdl che si batte per trasformare l’Imu in una tantum e che ha già pronto un ddl che consenta, agli imprenditori che attendono pagamenti dalla stato, di non pagare le tasse fino all’ammontare del loro credito con la pubblica amministrazione. E pensare che tutte le battaglie che la Lega ha sposato in questi giorni non sono del tutto farina del suo sacco. Si tratta più che altro delle iniziative promosse dal movimento dei Teaparty. Che da mesi girano le città italiane promuovendo la battaglia contro l’Imu sulla prima casa e quella per la “de-Equitalizzazione” dei comuni. Conquistando consensi sul territorio. Malgrado il silenzio dei media e l’incuranza del Pdl.

Cristina Missiroli per L’Opinione

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