Bye Bye, Louise

La notizia delle sue dimissioni da parlamentare è riuscita a farsi largo nel pieno delle Olimpiadi di Londra. Ma la protagonista è Louise Mensch, scrittrice di professione e deputata per i Conservatori a Westminster: è stata nella commissione che la scorsa estate ha torchiato Rupert e James Murdoch sulle telefonate manipolate dai giornalisti del Sun e il suo volto è diventato noto ai più. Tanto che in inverno il mensile GQ le ha dedicato un lungo servizio con alcuni scatti dove Louise metteva in mostra tutta la sua femminilità e si sfogava: nel partito del Primo ministro David Cameron le donne contano poco, vengono giudicate per l’aspetto e non per quel che propongono. 

100.000 follower su Twitter, parecchi nemici che l’hanno presa di mira nel corso degli ultimi mesi: la Mensch ha tenuto duro, ma alla fine ha ceduto per motivi che vanno al di là della politica e alla vigilia di un probabile rimpasto governativo che avrebbe potuto farla avanzare di grado. Ha un matrimonio da portare avanti e nelle prossime settimane si trasferirà a New York con il (secondo) marito Peter, sposato nel 2011, manager musicale delle band americane Metallica e Red Hot Chili Peppers  e di Jimmy Page. 41 anni lei, 59 lui. Il prossimo novembre il seggio del Northamptonshire dove è stata eletta nel 2010 potrebbe passare ai laburisti. 

L’addio di Louise Mensch è un contraccolpo d’immagine per la coalizione Tories / LibDems: è un altro passo indietro del progetto disegnato da Cameron per prendersi Downing Street. Le misure fiscali adottate dall’uomo del Tesoro, George Osborne, non fanno decollare l’economia, in recessione: ieri la Banca d’Inghilterra ha previsto una crescita pari a zero nel medio-lungo periodo. E se i Liberaldemocratici hanno lasciato per strada i voti raccolti due anni fa che li avevano resi ago della bilancia in un Parlamento senza una maggioranza assoluta, i conservatori rischiano grosso. 

Erano partiti come i Bright Blues, Tories progressisti (la Mensch tra il ’96 e il ’97 ha militato nelle file laburiste targate Tony Blair), sensibili alle istanze sociali ed ecologiste, fautori dell’idea mai decollata di Big Society (più società per ridare energia al Paese). Base operativa per scalare la montagna il quartiere molto liberal di Notting Hill. L’editorialista di sinistra Polly Toynbee preferita a Margaret Thatcher. Un nuovo simbolo: un albero dove al classico blu veniva accostato il verde. 

Sfumature cromatiche che non hanno resistito. L’opposizione interna si è organizzata con i Mainstream Conservatives, guidati da David Davis, vecchia volpe del partito: back to basics, tornare alle radici, specialmente in tema di Unione Europea, sottoponendo ai cittadini il referendum sul ruolo della Gran Bretagna al suo interno. Semplici, senza contaminazioni varie e pare piacciano all’elettorato, se è vero che secondo un recente sondaggio l’Ukip, il movimento libertario ed euroscettico di Nigel Farage, viene suggerito come il miglior alleato possibile in vista delle prossime elezioni. 81.000 iscritti non hanno rinnovato la tessera negli ultimi sette anni: se l’addio della Mensch è soprattutto una questione d’immagine, quello dei sostenitori è un preoccupante avviso per i Tories all’acqua di rose.

Dario Mazzocchi, L’Opinione

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