L’impresa impossibile di Trump. 2/ Pennsylvania Set16

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L’impresa impossibile di Trump. 2/ Pennsylvania

Quando si parla di Pennsylvania, non si può sfuggire dalla fulminea descrizione data a questo Stato nel 1986 dallo spin doctor James Carville, durante la campagna elettorale del candidato democratico alla carica di Governatore Robert Casey Sr. : “Between Paoli and Penn Hills, Pennsylvania is Alabama without the blacks. They didn’t film The Deer Hunter there for nothing; the state has the second-highest concentration of NRA members, behind Texas”. (Tra Paoli e Penn Hills, la Pennsylvania è l’Alabama senza i neri. Non hanno girato il “Cacciatore” lì senza motivo; è il secondo Stato dopo il Texas per concentrazione di affiliati NRA).

Robert “Bob” Casey Sr. alla fine venne eletto Governatore (era al terzo tentativo), James Carville pochi tempo dopo lavorerà alla campagna presidenziale di Bill Clinton. Negli anni, questa rappresentazione della Pennsylvania è stata tramandata (di opinionista, in opinionista), portandosi dietro diverse versioni. Quella che riassume in maniera ancor più brillante la duplice anima del “Keystone State” (e che abbiamo già letto qui, otto anni fa, su Right Nation) è: “Philadelphia a est, Pittsburgh a ovest e l’Alabama in mezzo”.

La Pennsylvania ha una forma molto simile a quella di un rettangolo, con una “base” di 450 km (est-ovest) e una “altezza” di 260 km (nord-sud). I suoi confini sono delle linee rette tracciate su una cartina geografica con l’eccezione nell’angolo nord-occidentale della contea di Erie (include la costa del lago omonimo) e tutto il confine orientale (segnato dal fiume Delaware). In questo territorio ci sono, appunto, due corpi elettorali ben distinti e distanti. Quello suburbano, rurale, predominante nello spazio delle contee a bassa densità abitativa, un vastissimo “land” rosso, dalla matrice culturale “socially conservative”. E poi quello urbano, metropolitano, che individuiamo nell’estremo sud-est, nella contea di Philadelphia (baluardo inespugnabile liberal) e sobborghi, e, nell’estremo ovest, nella contea di Allegheny, nella quale c’è Pittsburgh, più affine ai “blue collar”.

Due grandi punti blu, in una marea rossa, capaci di far pendere la Pennsylvania dalla parte democratica per lungo tempo.

Nella prima puntata, di quella che noi qui a Right Nation abbiamo ribattezzato (un po’ a mo’ di provocazione, un po’ perché attenti osservatori delle medie dei sondaggi), “l’impresa impossibile di Trump”  nell’essere rieletto per un secondo mandato, il sottoscritto, parlando delle chance del Presidente degli Stati Uniti in carica di colorare di rosso il Minnesota, ha evidenziato come sia decisivo il graduale riposizionamento dei voti più “socially”. Esaminando quello che è successo nelle ultime due tornate elettorali, abbiamo la possibilità di recuperare dati ed informazioni importanti, per poter certificare come (sondaggi a parte) Trump abbia reali possibilità di confermare la Pennsylvania come “red state”.

Dal 1952 la Pennsylvania si è spostata verso i Dem con una velocità impressionante, basti pensare che nelle 15 elezioni presidenziali successive, ha virato a sinistra con una media del 4% in più rispetto al resto degli Stati Uniti. Fino alla frenata del 2012.

Barack Obama ha conquistato i 20 grandi elettori del Commonwealth ottenendo 2.907.448 voti (52.0%), rispetto ai 2.619.583 (46.8%) conquistati dall’attuale senatore dello Utah e allora candidato alla Presidenza per il GOP, Mitt Romney. Una vittoria netta, di quasi 300.000 voti da parte dell’ex Presidente Obama, ma che, in realtà, ha fatto emergere un dato preoccupante per il partito dell’asinello: -2,5% di preferenze ottenute rispetto al 2008 per i Dem, ed un +2,7% per il candidato GOP (nel 2008 John McCain perse contro Obama di 10 punti percentuali, 620.000 voti!).

 

Nel 2016 la brusca inversione di marcia. Infatti Donald J. Trump è riuscito nell’impresa di vincere contro la Clinton (seppur solamente di 44.000 voti) in Pennsylvania, a dispetto di qualsiasi pronostico. Come c’è riuscito? Guardando nuovamente la rappresentazione dello Stato, ci troviamo davanti ad una grande “T” rossa, che delimita le due realtà. Analizzando i dati delle aree urbane, partendo da est, iniziano le sorprese…

 

Nella parte nord-occidentale troviamo le contee di Luzerne e Lackawanna, che a loro volta fanno parte della Wyoming Valley l’area metropolitana della zona. Siamo nella piena “Rust Belt”. Queste contee sono state a lungo terra di miniere e minatori, quindi un elettorato più affine ai democratici. Nelle elezioni presidenziali la contea di Luzerne è considerata la “bellwether of the state”; tradotto: chi vince qui, si prende la Pennsylvania. E così è stato anche nel 2016. Si è passati dai 57.969 voti per Romney (46,8%), ai 78,688 per Trump (57,9%), un saldo positivo di quasi 21.000 voti(!); mentre, per i democratici, dai 63.974 voti per Obama (51,6%), se ne sono contati solamente 52.451 per la Clinton (38,6%), con un saldo negativo di 11.500 preferenze.

 

 

 

 

Nelle ultime elezioni, del novembre 2019, per eleggere il “county’s governing board” di Luzerne, per la prima volta dal 1989 la maggioranza è repubblicana. Dalle presidenziali del 2016 si riscontrano comunque più elettori registrati come democratici (105.548 nel 2019; -3000 dal 2016) rispetto ai repubblicani (77.576 nel 2019 ; +3500 dal 2016), ma con una tendenza che contiuna a premiare i candidati del GOP. Per Donald Trump, questa è un’ottima notizia.

 

Nella contea confinante di Lackawanna, nella quale c’è la città di Scranton sesta per grandezza in Pennsylvania e la più popolata del nord-est, il risultato non è stato meno sorprendente. La contea è rimasta blu, ma di una tonalità decisamente più tenue. Anche qui gli elettori hanno premiato i candidati repubblicani, punendo il lento distacco dei democratici dalle esigenze reali della gente. Si partiva da 61.309 voti per Obama nel 2012 (63,1%) e 34.730 per Romney (35,8%), si è arrivati ai 51.983 per la Clinton (49,8%) e 48.384 per Trump (46,3%). -10.000 per i Dem, +14.000 per il GOP.

Spostiamoci ora dall’altra parte dello Stato, nell’estremo nord-ovest, nella contea di Erie, bagnata dall’omonimo lago. Qui l’analisi è un po’ più complessa.

A differenza della quasi totalità della Pennsylvania nord-occidentale, la contea di Erie tende ad essere democratica nelle elezioni statali e nazionali. E i margini di vittoria per il candidato presidenziale democratico nelle elezioni del 2000, 2004 e 2008 nella contea sono stati rispettivamente di 9, 8 e 20 punti percentuali. Una sorta di mosca bianca, circondata dal vastissimo territorio del “Pennsyltucky” fedele al GOP.

Nel 2016, tuttavia, Donald Trump ha confermato la tendenza osservata altrove nella regione, trasformando in rosso la contea: 60.069 voti per lui (48%), 58.112 (46,4%) per la Clinton (nel 2012, Romney: 46.102 voti; 40,6% – Obama: 65.136; 57,8%). È stato il primo candidato presidenziale repubblicano a conquistarla dal 1984. Come nelle contee di Luzerne e Lackawanna, il riposizionamento degli elettori (non tanto verso i repubblicani in quanto tali, ma più che altro nei confronti del “GOP di Trump”), è avvenuto perché molti ceti della popolazione, soprattutto medio e medio-basso, non si sentivano più rappresentati dai democratici.

Nella città di Erie, si prospettava un 2020 di grande speranza, con milioni di dollari di investimenti pubblici e il sindaco democratico Joe Schember, aveva presentato un piano per nuovi “lavori a sostegno della famiglia” (Il sindaco Schember è stato eletto a fine 2019 con uno scarto di 6,75 punti percentuali, a fronte del 66% di elettori registrati come democrats. John Persinger, per il GOP, ha reso contendibile la sfida dopo decenni. Una discreta notizia per i repubblicani). A gennaio 2020, poi, è stato annunciato un piano per edificare nuovi appartamenti ed edifici per uffici nella zona di Bayfront, la terza più grande della Pennsylvania, che si trova a sud del Lago Erie e ospita circa 100.000 persone e un importante porto. Una contea che versa in gravi difficoltà (è tra i 10 “zip code” più poveri degli Stati Uniti) che tentava però di risollevarsi, anche grazie all’intervento pubblico.

Le brutte notizie per Trump le porta la pandemia. Rapidamente si è arrestato il commercio nella zona, a causa del lockdown. Alla fine di aprile, lo stabilimento locale di Wabtec ha licenziato 300 lavoratori che costruivano locomotive, affermando che il traffico ferroviario nazionale era diminuito del 10%. A metà maggio il tasso di disoccupazione era di circa il 13%, rispetto al 3,6% dell’anno precedente. La tematica del lavoro sarà fondamentale nella sfida in questa contea tra Trump e Biden. I dati del comparto manifatturiero non hanno registrato particolari impennate nel periodo precedente al lockdown, e ad Erie county questo potrebbe essere un problema per il GOP.

Scendendo, nel sud-ovest della Pennsylvania troviamo la contea di Allegheny. Nel 2012 lo “score” segnava 348.151 voti per Obama (56,6%); 259.304 per Romney (42,2%). Nel 2016 Trump ha preso praticamente gli stessi voti di Romney, 259.480 (39,5%); la Clinton, invece, ne ha raccolti quasi 20.000 in più rispetto ad Obama (367.317 pari al 55,9%). Come sappiamo, area metropolitana non fa rima con partito repubblicano e la contea che ospita Pittsburgh non fa eccezione. L’area industriale che abbraccia questo territorio è stata “a lungo bastione inespugnabile della coalizione politica creata da Franklin D. Roosevelt con il New Deal”. Blue collar quindi, ma anche una forte comunità afro-americana (il 23,2% della cittadinanza) che vota massicciamente per il partito di Biden.

Tuttavia, il percorso economico di Pittsburgh ha raggiunto un bivio, politicamente parlando. Due fazioni stanno lottando per il futuro delle industrie del gas naturale e petrolchimiche nella regione e si confrontano sul sostenerla o abbandonarla. Attualmente un impianto petrolchimico del gigante petrolifero Shell è in costruzione nella contea di Beaver. L’impianto raffinerà il gas naturale, ma il sindaco democratico di Pittsburgh, Bill Peduto, si è recentemente pronunciato in opposizione ai futuri impianti nella contea, diventando il politico più importante della zona a farlo. Peduto ha detto che la vitalità economica della regione sarà danneggiata dall’inquinamento e renderà l’intera zona poco attraente per le aziende tecnologiche, visto che migliaia di lavoratori di Amazon, Google e della Apple hanno protestato, chiedendo un’azione seria per affrontare il cambiamento climatico.

Ecco quindi che è strategicamente molto importante per Trump sostenere l’attività industriale nella zona (come del resto sta facendo da anni), così da poter ambire a ridurre di qualche migliaio di voti il probabile distacco dal candidato democratico Joe Biden. Quest’ultimo non si era espresso in maniera esplicita per paura di favorire in qualche modo l’avversario, così come molti altri politici democratici della contea di Allegheny, che cercano di mediare tra le due posizioni. Ma negli ultimi mesi, anche per paura di poter perdere voti, Joe Biden si è detto contrario allo smantellamento degli impianti. La sensazione è che in questa “arena” si combatterà la sfida decisiva per accaparrarsi la Pennsylvania.

Nei sobborghi di Pittsburgh, le contee circostanti nel 2016 sono diventate di un rosso intenso, tanto da ribaltare completamente la concezione che si aveva durante il New Deal della zona. Come, ad esempio, a Norvelt nella contea Westmoreland diventata nel tempo un feudo repubblicano, nonostante sia stata fondata grazie ai democratici di F.D. Roosvelt durante la grande depressione. Mentre oggi, il grido di battaglia di Trump secondo cui le elezioni del 2020 siano un conflitto contro il socialismo, risuona tra gli elettori in una città che una volta era descritta come sede del “comunismo nella prateria”.

Concludiamo il nostro “viaggio” nella Pennsylvania analizzando Philadelphia e i suoi sobborghi. Siamo nel sud-est tra la contea, omonima, di Philadelphia e quella di Delawere, Montgomery, Bucks e Chester. Qui risuonerebbe il classico “tatatadaaa” dei cartoni animati, che segnalerebbe un problema insormontabile. E lo è, non esclusivamente per Trump, ma per il GOP da decenni. Da un lato, a Philly, la fuga dei bianchi nei sobborghi (la comunità afro-americana è la prima della zona e si attesta al 42,3%), dall’altro i bianchi stessi che votano in massa democratico. Per intenderci, nell’intera contea nel 2008 Obama prese l’83%; nel 2012, l’85,2 e nel 2016 la Clinton l’82,3%. Per quest’ultima, tradotto in voti, 584.025 preferenze che hanno creato un vuoto tra quelle di Trump (108.748) di 475.000 voti! Questo dato è da un punto di vista prettamente statistico, imbarazzante, se poi rapportato alla normale interpretazione dell’alternanza democratica, scoraggiante…

Le contee di Bucks, Montgomery e Chester occupano le prime tre posizioni nella classifica per il reddito medio delle famiglie e votano a maggioranza democratica, ma con distacchi accettabili. Nel 2016 qui Trump ha avuto una performance non all’altezza, perdendo anche la contea di Chester (l’unica che nel 2012 Romney ha vinto sul filo di lana 49,7 a 49,2%). Nell’intera zona il distacco accumulato nel 2016 è stato di 660.000 voti a favore dei democrats. Tutto perduto quindi? Nel sud-est non c’è niente da fare?

Sì e no. Da una parte, chi scrive, non crede che i risultati possano essere molto diversi da quelli di 4 anni fa. Dall’altra c’è una piccola speranza proprio nella città di Philadelphia: in uno stato che verrà vinto all’ultimo voto (e che molto probabilmente deciderà le sorti dell’intera competizione elettorale presidenziale), poche migliaia di voti saranno decisivi. Ed esaminando con attenzione i dati, ci rendiamo conto come ci siano state delle zone della città in cui Trump ha raccolto più voti rispetto a Romney e se l’è giocata contro la Clinton (immagine sopra).

Nelle riflessioni finali, riassumendo la situazione, si potrebbe dire che Trump mantiene delle buone chance di vincere la Pennsylvania, per fare questo dovrà: confermare la grande “T” rossa che sembra essere sempre più dalla sua parte, giocarsela nel nord-ovest restando sugli standard del 2016, avere una buona prestazione nel nord-est tartassato dalla crisi economica, guadagnare qualcosa nel “blu” intenso della contea di Allegheny e cercando di limitare il più possibile i danni a Philadelphia e dintorni. La competizione è aperta, non ci resta che seguirla con attenzione.

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