Vendere!

In questi giorni ha fatto notizia l’invito di un lettore del Corriere della Sera a comprare i titoli del debito pubblico, e sembra che molte persone abbiano raccolto l’invito. Oscar Giannino sul sito Chicago Blog spiegava perché questo fosse un cattivo investimento: se i tassi di rendimento di quei titoli sono saliti è perché il rischio di default è aumentato. Non solo, sarebbe un investimento che finanzia il debito pubblico dell’Italia senza ridurlo.
Mi permetto quindi di lanciare due iniziative. La prima è un appello simile a quello apparso giorni fa sul Corriere: cari risparmiatori e investitori, invece di comprare i titoli del debito pubblico comprate gli immobili pubblici. 

Costituite delle società di amministrazione di immobili per comprare case popolari, palazzi pubblici vuoti o poco utilizzati, caserme dismesse, ma anche beni mobili come le quote di proprietà delle aziende municipalizzate, le riserve auree ecc.. La differenza tra le due iniziative è semplice: nel primo caso si prestano soldi allo Stato, che mantiene i suoi debiti e continua a pagare gli interessi. Nel secondo caso lo Stato vende una parte del suo patrimonio e riduce i suoi debiti e con essi gli interessi, diventando più solido finanziariamente con il risultato di un calo dei tassi di interesse e quindi con ulteriori risparmi.

Come giustamente mi è stato fatto notare, per poter comprare il patrimonio pubblico lo Stato dev’essere disposto a venderlo. E qui mi è venuto in aiuto Mises, che una volta ha detto che “gli Stati diventano liberali solo quando vi sono costretti dai cittadini”. Ho riflettuto a lungo su quel “costretti”, e penso che sia giunto il momento di una iniziativa di disubbidienza civile e nonviolenta (e giungo così alla seconda proposta): occupiamo alcuni palazzi pubblici, in modo pacifico e senza far danni (mica siamo black block!), e chiediamo che vengano venduti. Uno slogan potrebbe essere “no alla patrimoniale, vendete il patrimonio!”.

Questa iniziativa mirerebbe a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla differenza tra la patrimoniale e la vendita del patrimonio pubblico: in quest’ultimo caso il contribuente si ritrova un immobile in cambio dei soldi dati allo Stato, con la patrimoniale invece paga e basta. Inoltre il patrimonio pubblico, una volta entrato nella proprietà dei privati, verrebbe utilizzato in modo efficiente e comincerebbe a rendere. 

L’ostinazione con cui la Casta si rifiuta di ridurre il debito pubblico vendendo il patrimonio pubblico è un danno alle nostre tasche, un danno tanto maggiore quanto più alti sono i tassi di interesse sul debito pubblico. Con gli spread che corrono, è adesso che dobbiamo agire.

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