Solidarietà

Bergamini è una amica di vecchia data di Crespi, e visti i suoi contatti con l’indagato, la procura nel 2005, per un mese e mezzo, decide di mettere sotto controllo anche il suo cellulare. Questi dialoghi, è utile ricordarlo, non sono serviti all’indagine sul crac Hdc. Il loro contenuto era racchiuso solo nei brogliacci dell’inchiesta. La loro pubblicazione su Repubblica, nel novembre 2007 aveva portato all’apertura di due distinte indagini concluse con altrettante archiviazioni, ma anche all’allontanamento dalla Rai della Bergamini.

Il video che oggi Repubblica spara in homepage con tanto di “esclusivo” riporta dialoghi avvenuti tra Deborah Bergamini e alcuni esponenti Rai (Cattaneo, Pionati). Telefonate tra colleghi. Di penalmente rilevante non c’è nulla. Nulla che riguardi l’inchiesta Hdc e nulla (perché le posizioni sono state archiviate) che riguardi le indagini aperte in seguito alla pubblicazione delle intercettazioni su Repubblica. E allora perché divulgare pezzi di dialoghi privati? Perché gettare nel tritacarne mediatico uomini, donne, famiglie, la loro sacrosanta privacy? Fino a quando e fino a quanto saremo ancora disposti a tollerare tutto questo fango messo lì, nel ventilatore, e lasciato libero di schiantarsi sulla faccia del primo che passa per strada?

Non è un problema di destra e sinistra, questo. E’ un tema di civiltà. Ed è un tema di civiltà anche l’arresto di tal Pronzato, personaggio assolutamente sconosciuto ai più, che si sarebbe fatto corrompere e per questo è finito sotto inchiesta e in manette. Però nei titoli di giornale spunta Bersani. Lasciando intendere, a colpi di logica manettara, che se Bersani conosceva Pronzato, allora Bersani conosceva anche le tangenti. E come poteva non sapere?

E’ una logica subdola e delirante, che sta portando il nostro paese al massacro per il solo gusto di vedere un po’ di sangue in più, per poter dare ogni giorno in pasto ai lettori qualcosa di gustoso, di sfizioso, di nuovo. Poco importa che sia vero, verosimile, rubato guardando dal buco della serratura. Ci sono dentro tutti in questo triste modus operandi. E ci sono dentro anche quei magistrati che non comprendono come questo andazzo stia rovinando loro stessi, le indagini che conducono, la loro legittimazione.

Abbiamo il dovere di difendere la magistratura e la sua indipendenza e abbiamo il dovere di difendere la stampa e la sua libertà. Sono valori troppo importanti per essere messi in discussione da questa o quella polemica politica. Non c’è indipendenza e non c’è libertà in quello a cui stiamo assistendo. Dalla P4 a Deborah Bergamini, passando per Bersani quello che traspare è soltanto una gigantesca macelleria mediatica pronta a colpire a destra, a sinistra e al centro.

I pochi che ancora credono nello stato di diritto, nel principio dell’innocenza fino a prova contraria e nel sacrosanto diritto di tutti ad avere una vita privata che non venga fatta a pezzi per ragioni di opportunità politica, oggi farebbero bene ad esprimere solidarietà a Deborah Bergamini e Pierluigi Bersani.

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