Parto da un dato: non c’è altro strumento scientifico rispetto ai sondaggi per provare a ipotizzare una previsione. Tutto il resto è sensazione o, molto più spesso, tifo. E’ stata una brutta campagna elettorale, strana perché in mezzo a una pandemia e comunque per nulla divertente. Trump ha continuato ad essere la persona disgustosa che è stata durante tutti questi anni e Biden ha pensato bene che l’unico modo per vincere fosse non farsi vedere (o farsi vedere solo con Obama). Sostanzialmente è tutto qui, né più né meno. Detto questo, visti i numeri, ritengo lo stato dell’arte molto simile a quello misurato nel 2008, quando Obama spazzò via...
5 cose da fare aspettando il voto
Mancano sette giorni, una settimana. E poi tutto sarà finito, o ricomincerà nuovamente, dipende un po’ dai punti di vista. Sette consigli molto personali per seguire quello che succederà in questi ultimi sette giorni. 1) Don’t believe the hype. Non lasciatevi fuorviare da notizie frammentarie o presunti indicatori in grado di risolvere ogni previsione. A volerli cercare ci sono segnali evidenti che confermano una vittoria di Biden (l’alta affluenza, gli stati in bilico) e altrettanti che lasciano immaginare una rimonta di Trump (le registrazioni al voto, ad esempio). L’unica cosa che ha un minimo di rigore scientifico sono i sondaggi....
Too Little, Maybe Not Too Late
Che dibattito è stato? Quasi normale, il che lo rende quasi straordinario. Qualche giorno fa al telefono ho cercato di spiegare al mio amico trumpiano Andrea Mancia come, al netto di tutto il vittimismo del suo idolo, la regola del microfono staccato avvantaggiasse notevolmente l’inquilino della Casa Bianca. Lui, come al solito, mi ha dato torto, salvo il fatto che mi darà ragione tra poco ma non potrà dirlo perché altrimenti si arrabbiano i suoi amichetti. La mia è una vitaccia. Trump meglio, molto meglio, dell’ultimo dibattito. Biden appena sufficiente tranne quando parla per più di due minuti e quando ha guardato l’orologio per vedere...
Perché Trump può vincere
Il dato tecnico ci dice che Trump è dietro, molto dietro. Quando sentite la fatidica frase “sì, ma anche nel 2016” giratevi pure dall’altra parte: non vuol dire assolutamente nulla. Nel 2016 . Trump vinse la Pennsylvania con un vantaggio di 68mila voti, il Wisconsin per 27mila voti e il Michigan per 11mila voti. Totale: poco più di 100mila voti. Se Biden riuscisse nell’impresa non impossibile di vincere quei tre stati, la Casa Bianca sarebbe tecnicamente sua. Chi vi racconta di Trump davanti lo fa sulla base o di sensazioni o di purissimo cherry-picking, vale a dire l’arte di scegliersi la versione (in questo caso i sondaggisti) migliore...
Hunter Biden
Ieri è stato il gran giorno di Hunter Biden. Voi direte: Hunter è il nome, Biden è il cognome. No: il nome è Robert, mentre Hunter è il cognome della mamma (Neilia Hunter, prima moglie di Joe). Il nome completo è Robert Hunter Biden ma tutti hanno iniziato a chiamarlo solo “Hunter Biden” e così è passato agli annali, senza Robert. Only in America. Leggendo alcune mail pubblicate in esclusiva dal New York Post, appare chiaro come Robert Hunter Biden abbia presentato a suo padre un importante dirigente di Burisma, la società cipriota con interessi in Ucraina e per cui Hunter Biden ricopriva il ruolo di consigliere di amministrazione. Non...
Anime in plexiglass
Due grandi protagonisti. No, non i candidati vicepresidenti e nemmeno i temi che si sono tirati addosso cercando le reciproche debolezze. Due grandi protagonisti inattesi: il plexiglass che li ha divisi e la mosca che a metà dibattito si è posata sulla bianca chioma del vicepresidente in carica. Basterebbe questo per raccontare una serata sfilata via in una normalità inattesa, a cui non eravamo più abituati. Il merito è tutto di Trump: la sua assenza rende il discorso politico un tantino più normale e riconsegna un minimo di civiltà al dibattito. E veniamo a quel che si sono detti ieri sera. Poco, per i non schierati. Pence doveva provare a...
E adesso che succede?
Di October Surprises, sin qui, ne avevamo viste diverse. Piccoli o grandi, abbiamo sempre attribuito a questi eventi la capacità di influenzare gli ultimi scampoli di campagna elettorale. Molto spesso ben oltre la loro reale portata. Non avremmo mai immaginato, però, di poterci trovare di fronte ad un fatto di impatto così forte da poter togliere uno dei due contendenti dal campo di gioco. La positività di Donald Trump al Coronavirus rende ancor più imprevedibile una corsa che ha proprio in The Donald l’elemento di imprevedibilità per antonomasia. A leggere i sondaggi non ci dovrebbe essere partita: Biden è avanti, stabilmente, da gennaio...
L’ora più buia
Non avevo francamente mai visto una cosa del genere. Un presidente in carica che si comporta come il peggior bullo di periferia e un avversario che non è in grado di andare oltre qualche timido balbettìo, sia in risposta al bulletto di cui sopra che relativamente al suo rapporto con la violenza di sinistra. Del rapporto del bulletto con la violenza di destra, per carità di patria, non parliamo nemmeno. Un dibattito sconvolgente, il punto nettamente più basso della politica americana. Non è facile identificare il momento esatto in cui tutto questo è iniziato, ma è – e dovrà esserlo ancora di più dal 4 novembre – facile e giusto ricordarsi...
Meno 52. Gli ultimi sondaggi
Ieri era l’11 settembre, giornata in cui ci si ferma sempre e comunque a ricordare il giorno che sconvolse l’Occidente. Sono usciti un po’ di sondaggi con risultati che dimostrano un generale consolidamento della campagna di Biden in alcuni stati (Wisconsin e Michigan) che potrebbero essere decisivi per la vittoria finale. Larry Sabato (Crystal Ball) ha aggiornato la sua mappa (Biden 269, Trump 204, Toss-Up 65) con un unico piccolo cambiamento rispetto alla precedente: il collegio Nebraska-2 passa da Toss-Up a Leaning Dem. Cook Political Report, invece, sposta verso destra Nevada (da Likely Dem a Lean Dem) e Florida (da...
Swing, baby, swing
Chi conosce un po’ di storia delle elezioni americane sa che non c’è niente di più rischioso di farsi ossessionare dai sondaggi nazionali sul gradimento dei due candidati. Dal 2000 ad oggi i repubblicani hanno vinto il voto popolare una volta soltanto (Bush 2004), pur vincendo la corsa per la presidenza ben tre volte (Bush 2000, Bush 2004, Trump 2016). Questo perché il sistema americano assegna il voto dei grandi elettori (decisivi per l’elezione del presidente) a livello statale con la formula (quasi sempre, fanno eccezione Maine e Nebraska) del “winner takes it all”. Nel 2016, Trump ha vinto la Pennsylvania con un vantaggio di 68.236...
Losers & Suckers: la versione di Bolton
La presa di posizione più attesa. Perché John Bolton era fisicamente con il Presidente in quelle ore e perché oggi è uno dei critici più spietati dell’inquilino della Casa Bianca. E benché ammetta che “il Presidente denigra quasi tutti quelli con cui entra in contatto e il cui cognome non sia Trump”, Bolton definisce “semplicemente false” le accuse mosse a Trump dall’articolo di The Atlantic. Il ricordo di Bolton rispetto alla scelta di cancellare la visita programmata all’Aisne-Marne American Cemetery è molto nitido: si è trattato di una decisione assunta per le precarie condizioni meteo (dettaglio, questo, confermato da più fonti che non...
Trump 2020: perché no
Premessa: penso che allo stato attuale delle cose, Donald Trump abbia molte più possibilità di vincere le elezioni presidenziali di quante ne avesse allo stesso punto della campagna elettorale del 2016. Il fatto, per me, è di per sé eccezionale e dimostra una volta ancora quanto certe campagne condotte con pervicacia da alcune élite autoreferenziali spingano i popoli ad atti di ribellione senza precedenti. Vorrei, però, rompere il mio quadriennale silenzio sulle cose americane (quando non si capisce un fenomeno, come è capitato a me con Trump, ci si ferma e si torna a studiare) per dire che oggi sono ancora più convinto di allora che Trump...
In ricordo di Marco Biagi
Emmanuele Massagli ha 33 anni, è presidente di Adapt, il centro di ricerca sui temi del lavoro fondato da Marco Biagi. Qualche giorno fa, in un incontro al Senato, ha ricordato (insieme a Maurizio Sacconi, Michele Tiraboschi, Giuliano Poletti e Tommaso Nannicini)la figura del giuslavorista scomparso ormai 14 anni fa. Emmanuele non ha conosciuto personalmente Biagi: quando il professore è stato assassinato in Via Valdonica, Massagli frequentava la quinta liceo. Le valutazioni che ha espresso durante il convegno “Marco Biagi: la persistente attualità di una visione e di un metodo” sono, però, talmente azzeccate da rendere banale qualsiasi...
Mitt Unplugged
Diciassette minuti per smontare una campagna elettorale fondata sulle bugie, sull’odio, sul rancore. Poco più di un quarto d’ora per cancellare, con intelligenza e razionalità, l’idea che Donald Trump possa anche solo per un momento rappresentare il sogno americano che...
La vita dopo il Super Tuesday
Devastante. Ma comunque previsto. Donald Trump vince il Super Tuesday abbastanza nettamente, sia in termini di stati (ne porta a casa sette, contro i tre di Cruz e il solo Minnesota di Rubio), che di voto popolare che soprattutto di delegati. La settimana appena trascorsa è stata spesa interamente a preparare il terreno per la mattina in cui il GOP si sveglia e non si riconosce più allo specchio. Nonostante l’establishment, la National Review, le gaffes a ripetizione, i sondaggi che lo dipingono come il “meno presidenziabile”, The Donald vince e convince. Il ciclone che dalla Trump Tower si abbatte su quel che resta del...
Fusion Matteo
E’ noto che da queste parti si simpatizza poco per Matteo Salvini. Però solo chi è in malafede non coglie l’oggettiva importanza politica di questa intervista, il tentativo di disegnare un “Modello Lombardia” (o Milano) per il centrodestra nazionale. Che è lo stesso...
GOP 2016. Le pagelle del quinto dibattito
TED CRUZ 7 Ha scelto Marco Rubio come avversario e ha deciso di non attaccare Trump, da cui spera di ereditare flussi consistenti di elettori in uscita dal bacino del tycoon. Debater sopraffino, dosa grinta e moderazione con intelligenza, non va mai troppo sopra le righe. Il tema della politica estera poteva essere per lui potenzialmente un problema e invece sfodera una prestazione di tutto rispetto. Ha fatto esattamente quello che doveva fare. JEB BUSH 7 Se questo fosse stato lo standard, oggi Trump sarebbe un pericolo scampato. Serata davvero positiva per l’ex governatore della Florida che sceglie di ritagliarsi il ruolo...
GOP 2016. Le pagelle...
TED CRUZ 7,5 Si staglia nettamente sopra tutti in quanto a capacità oratorie, la prossemica lo aiuta senza discussione: guarda in camera senza esagerare, gesticola nel modo giusto, dosa pause e volume come un consumato attore. E’ convincente su tasse e spesa, evita di attaccare Trump...
Should I stay or sho...
La campagna di Jeb! assicura che inizia ora la fase 2.0 [link] e che il reboot a cui sottoporranno candidato e relativo messaggio riuscirà a rovesciare una situazione che appare ormai disperata. Anche blogger non pregiudizialmente contrari all’ex governatore della Florida come Erick...